Altro che supermercato e altro che chilometro zero. Da giugno ognuno potrà andare lì, nei campi di Marco Mizzi, 26 enne di Montanaso, e raccogliere da solo i frutti. Poi passare all’uscita e pagare. Ciliegie, pesche, susine, lamponi, more, mirtilli e anche il miele. Mizzi ha un’idea, pagare addirittura, non a chili, ma a numero di cestini. In fondo a via San Fereolo si imbocca via del Sandone, al numero 14, sulla destra, arrivando da Lodi, si trovano i suoi campi. Prendendo la tangenziale, invece, in direzione Milano, si può scorgere il cancello del frutteto sullo svincolo dell’uscita per Lodi Vecchio.
«Ho piantato 700 ciliegi, soprattutto duroni - racconta il giovane -, ma anche 20 peschi, 20 susini, varie piante di more e lamponi, poi 100 piantine di mirtilli. Ho anche delle arnie. Insieme ai compagni dell’agraria faremo miele di acacia e millefiori». La vera novità però di questa esperienza è l’autoraccolta. «Ho scelto di mettere 26 varietà di ciliegi per differenziare la maturazione», spiega Mizzi. Coltivare frutta è un sogno che il giovane aveva da quando si è iscritto alle superiori. «Ho impiegato un po’ a trovare la terra - dice -, poi ho incontrato questa famiglia che mi ha venduto il terreno, un ettaro e mezzo in tutto. Ho avuto un bel po’ di pazienza ad aspettare». Negli ultimi 6 anni, Mizzi si è fatto le ossa lavorando al frutteto dell’università. «Sono una mosca bianca lo so - ammette -, tutti si buttano sul latte. Io,invece, ho questa passione. Faccio anche altri lavoretti. In primavera, per esempio, curo i giardini dell’Erbolario, in viale Milano». Quando ha incominciato ad avviare questo frutteto Mizzi aveva solo 23 anni e si era iscritto ad agraria, a Milano. «In terza elementare - racconta - già dicevo che volevo fare il fiorista. Invece sono arrivato a coltivare la frutta con il metodo della lotta integrata. È difficile trovare qualcuno che lo faccia. Più avanti, magari, arriverò al biologico puro, ma prima devo imparare. Qui il clima è diverso che in collina. Devo fare i conti anche con la cimice cinese. metterò delle trappole». I campi erano incolti dal 2009. L’anno scorso hanno fatto i frutti peschi, albicocchi e lamponi, quest’anno avremo le ciliegie.
«A giugno aprirò lo spaccio con un gazebo - promette -, sto inoltrando le richieste di inizio lavori in Comune. Sono iscritto alla Coldiretti e autorizzato a vendere i miei prodotti. Dicono tanto che aiutano i giovani, ma io non ho visto contributi. La legge non fa distinzione tra frutteto e mais. Nel frutteto per avere una produttività devi aspettare, non puoi avere subito i frutti come per il granoturco. La camera di commercio, invece, mi ha dato il 30 per cento del costo delle attrezzature». Adesso a dargli soddisfazione saranno i lodigiani che andranno nei campi direttamente con cestini e cassette a raccogliere pesche e lamponi. Il profumo, nell’aria, è già intenso e invitante. Il ritorno alla natura, è proprio il caso di dirlo, dà i suoi frutti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA