Entra in scena il falò anticipatore di quello che segue a giorni con Sant’Antonio Abate. Lo splendido incendio curato da mani fedeli e amicali illumina il bel sagrato della chiesa di Melegnanello di Turano dalle ore 17 in avanti del giorno di domani, domenica 13 gennaio. Ilario, III secolo dopo Cristo, fu teologo noto per il caratteraccio ma il mondo è diviso non fra buoni e cattivi caratteri ma fra chi un carattere ce l’ha e chi no. La scena, governata da don Gigi Gatti, parroco del luogo, potrebbe benissimo essere un’immagine del suo amico omonimo don Gigi Gatti, stimatissimo fotografo.
La visione è monumentale. Le stesse campane vigorose della torre campanaria lì di presso, dopo aver dato alcuni fendenti sonori nella nebbia, tacciono rispettose della criniera di fuoco di sua maestà il leone falò.
Dai fondali dei fossi, riverbera la luce dell’acqua ghiacciata, la nebbia, se c’è, entra pure nei bicchieri lasciati vuoti dai cari bevitori, che festeggiano il santo onorando la propria sete invernale. Bollono lenti i pentoloni come se mormorassero un rosario.
Dentro, però, cuociono parti appetitose di un maiale che è stato preso in prestito dall’iconografia, che vuole faccia compagnia a Sant’Antonio, così come è buon compagno il cane per San Rocco.
Il calore del bellissimo incendio di Sant’Ilario trapassa il freddo aggressivo che viene tenuto lontano diversi metri. Il falco sta solo sul filo della luce, come l’orso polare a casa sua. Sono scene di contemplazione e di azione ruvida ed efficace. Niente è più allegro di una riunione semi clandestina di stampo religioso, tra il martello del freddo e l’incudine del buio anticipato, nel gennaio di questi dì.
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