Le parole del Ministro alle Politiche Agricole e Forestali, Maurizio Martina, che - intervenendo a proposito della questione degli Organismi Geneticamente Modificati su un noto periodico nazionale - si è dichiarato favorevole ad iniziative nel settore del miglioramento genetico vegetale anche con tecniche innovative, non possono che suscitare l’apprezzamento di Confagricoltura, in modo particolare per quanto riguarda l’ingegneria genetica non transgenica applicata in maniera sistematica nei nostri centri di ricerca.Al di là della decisione che – per Confagricoltura – resta discutibile e incoerente in merito alla impossibilità di coltivare nel nostro Paese Organismi Geneticamente Modificati - prodotti a base di organismi geneticamente modificati vengono utilizzati tutti i giorni nella alimentazione all’interno dei nostri allevamenti - siamo convinti di quanto invece le nuove tecniche applicate all’agricoltura nei centri di ricerca, dal ‘gene editing’ alla ‘cisgenetica’, possano essere importanti per la competitività delle nostre filiere agricole e per la sostenibilità dei processi produttivi.Proprio ad Expo, nel luglio scorso, Confagricoltura con la sua iniziativa intitolata “Geni italiani” aveva trattato queste tematiche assieme al mondo della ricerca nazionale e internazionale, evocando il loro grande potenziale in termini di promozione e tutela della biodiversità e delle produzioni tipiche nazionali.Ora è arrivato questo importante sostegno da parte del Ministro Martina alla linea seguita da sempre da Confagricoltura. Cosa ci attendiamo, ora, come associazione e come imprenditori agricoli?La speranza è che l’apertura annunciata sulla stampa si traduca concretamente in due cose.Anzitutto, l’autorizzazione alla ricerca in pieno campo su queste nuove tecniche per le nostre Accademie, Università e Centri di Ricerca e, poi, una proposta a livello comunitario che distingua, nella normativa dell’Unione Europea, il transgenico vero e proprio da queste innovazioni tecniche che meriterebbero un diverso inquadramento. Siamo ancora in tempo utile per farlo e siamo convinti che ciò possa apportare vantaggi per tutti e per le nostre filiere agricole e agroindustriali, soprattutto nel Lodigiano che può contare sull’apporto tecnico e scientifico di un centro di assoluto rilievo nazionale e internazionale come il Parco Tecnologico Padano.Si tratta di una ricchezza che non può essere dissipata.
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