Con l’approvazione avvenuta ieri alla Camera ed il conseguente passaggio al Senato dell’esame del provvedimento, la “delega fiscale” ha compiuto un decisivo passo avanti. Si tratta di una importante “manutenzione straordinaria” di alcuni tra i principali elementi del sistema tributario italiano, finalizzata a renderlo più equo e trasparente. Avendo contribuito direttamente alla definizione di questo nuovo strumento, come membro del gruppo ristretto che ha messo a punto il testo licenziato lo scorso agosto dalla Commissione Finanze, desidero sottolinearne alcuni aspetti che ritengo di particolare interesse, a partire dalla riforma del Catasto, attesa da oltre vent’anni e diventata un’autentica urgenza, considerato il “peso” che la tassazione immobiliare sta sempre più assumendo nel nostro sistema fiscale ed il suo ruolo centrale per la fiscalità dei Comuni, che in base alla legge sul “federalismo” sono chiamati a fare quasi integralmente affidamento su questa risorsa in sostituzione dei trasferimenti statali, ormai ridotti al lumicino e progressivamente destinati a sostanziale azzeramento.In questo cruciale ambito, la delega fiscale interviene in modo innovativo sulla definizione dei valori catastali, che prima dell’istituzione dell’Imu al posto dell’Ici erano fermi agli anni ’80 e con il decreto “Salva Italia” sono stati aumentati in modo brusco e lineare, inasprendo le già forti iniquità esistenti. E’ utile ricordare a questo proposito che è stato proprio questo aumento a rendere l’Imu ben più pesante per i contribuenti rispetto all’Ici, al netto delle manovre sulle aliquote che sono poi state applicate dai vari Comuni. Le novità introdotte con la delega fiscale prevedono che i valori catastali si basino sulle superfici in metri quadrati degli immobili e non sui “vani” e che siano agganciati a quelli medi di mercato dell’ultimo triennio, facendo in modo che in molti casi i nuovi estimi risultino inferiori a quelli attuali, riducendo le basi imponibili delle imposte che vengono calcolate facendo riferimento a questi valori (l’Imu, ma anche le tassazioni sui trasferimenti di proprietà). E’ importante segnalare che la delega stabilisce che in questo processo di riforma del calcolo degli estimi i Comuni siano coinvolti in modo diretto e concreto: sono infatti i Comuni gli enti che, per prassi e competenza, hanno una più approfondita conoscenza della consistenza e delle caratteristiche del patrimonio immobiliare di una località. Molto significativa per i contribuenti è anche la riforma delle detrazioni per l’Imu, che non saranno più fisse (quindi rigide) come avviene ora, ma saranno agganciate alle dimensioni e composizioni dei nuclei famigliari e alle loro condizioni economiche effettive, così come delineate dall’ISEE (indicatore di situazione socio economica): su questo aspetto, mi permetto di esprimere una particolare soddisfazione, perché contempera due elementi di novità che sono frutto di un lavoro che mi ha visto attivamente impegnato su entrambi i fronti, prima, per quanto riguarda la riforma dell’ISEE, in qualità di delegato nazionale al welfare dell’Anci, e poi, in merito all’Imu, nel mio ruolo di membro della Commissione Finanze della Camera. Un altro elemento della delega su cui vorrei porre l’accento è quella relativo ai rapporti tra fisco ed imprese, in particolare le piccole imprese, che anche nel Lodigiano sono la base portante del sistema produttivo: oltre al rafforzamento del tutoraggio (nell’ottica di una relazione tra fisco e imprese improntata alla collaborazione) ed all’ampliamento delle possibilità di rateizzare i versamenti in caso di difficoltà economica, si registra un profondo cambiamento dei criteri per determinare l’imposizione sul reddito delle piccole imprese, distinguendo con chiarezza il reddito prelevato dall’imprenditore (assoggettato all’Irpef) e quello che resta all’impresa (assoggettato, in proporzione, all’Ires). Questa netta distinzione rappresenta una sorta di “rivoluzione culturale”, che può favorire il reinvestimento di risorse all’interno delle imprese. Sono poi fattori positivi anche il potenziamento dei regimi fiscali semplificati e di quelli forfetari per i contribuenti minimi. Quale ultimo elemento di un lavoro molto ampio che desidero focalizzare, indico infine quello relativo ad un fenomeno (sociale oltre che economico) di grande attualità, con il quale i Comuni sono stati chiamati in questi anni a confrontarsi senza disporre di strumenti adeguati: si tratta del settore dei “giochi pubblici” ed in particolare delle slot machine, che sarà sottoposto ad un riordino che punta al rafforzamento della disciplina in materia di trasparenza e requisiti di onorabilità dei gestori, nonchè dei controlli e del sistema sanzionatorio. Soprattutto, è prevista una seria razionalizzazione della rete territoriale di queste attività, riconoscendo ai Comuni maggiori poteri nella scelta della localizzazione delle sale giochi, a precise e adeguate distanze da scuole, chiese e centri giovanili. Anche alla luce degli elementi sui quali mi sono qui soffermato, ma in generale dell’impianto del provvedimento, il progetto di riordino del sistema fiscale elaborato dalla Commissione Finanze della Camera e sostanzialmente confermato dall’aula credo rappresenti un positivo contributo all’ammodernamento ed all’aumento di equità ed efficienza di un ambito cruciale dei rapporti tra l’amministrazione pubblica ed i cittadini: il percorso è stato avviato, in tempi brevi e con risultati concreti, e dopo la definitiva approvazione da parte del Parlamento starà al Governo garantire una tempestiva attuazione di questi principi, con l’emissione del primo decreto attuativo entro 4 mesi e quella di tutti i conseguenti decreti delegati nel giro di un anno.
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