È il 26 giugno, giornata mondiale contro la droga. Chi si ricorda? In pochi, solo chi ha il problema in famiglia. La cronaca porta alla ribalta delle notizie che, magari anche solo per un momento, fanno pensare al mondo della droga e delle morti giovani causate dallo sballo e dal divertimento. Il fenomeno droga, di per sé, non ha bruschi mutamenti in fatto d’incremento o diminuzione, ma quello che cambia per i giovani, invece è il come, e intervenendo sul come si riesce forse a entrare in una dimensione che per essere capita va vissuta. Parlo dei “rave party” le feste continuate di due o tre giorni al ritmo di house, techno e hardcore. In queste feste organizzate dagli stessi ragazzi tramite messaggi telefonici che fissano il giorno e il luogo del raduno, la droga è spacciata e consumata liberamente. Qualcuno ha perso la vita e ha ricevuto come commiato un trafiletto sul giornale. Ho chiesto a un gruppo di ragazzi che frequentano il quinto anno di ragioneria di parlarmi di questi raduni. “Difficile dirlo con precisione, afferma Anastasia, una ragazza di diciotto anni. Anche se è a un party all’aperto, tutti portiamo quello che usiamo e cerchiamo ciò che serve, per cui il fumo, le pasticche e l’alcool sono presenti come in discoteca. Ciò che cambia, invece, è che il rave, essendo una festa concepita per estraniarsi e sballare, spaccia tutte le droghe stimolanti soprattutto, un po’ per ballare di più e un po’ per sballare. Ogni droga va bene: cannabis, anfetamine, allucinogeni, ketamina, lsd. Ci vuole due tre giorni, dopo l’uso, per smaltire gi effetti. Il rischio sta in chi fa dei mix di droghe e alcolici che spesso accusa crisi d’identità, disturbi depressivi, bipolarità. Non solo, noi ragazzi nei raduni rave party affermiamo un’identità di gruppo, ci fondiamo in una specie di clan con modi trasgressivi comuni voluti e condivisi. Parliamo di droghe, di effetti ottenuti con il poli-consumo, di come allentano i freni inibitori e danno libero sfogo ai rapporti sessuali di ogni tipo. E’ una vera orgia, spesso tollerata o ignorata dalle stesse Forze dell’Ordine. La marijuana, ad esempio, è persino pubblicizzata come sostanza che rilassa, abbassa lo stress, fa stare bene. La stessa cocaina è considerata il “ricostituente psichico” per i depressi”. E Lucio rincara la dose: “Drogarsi, sballare, perdere l’equilibrio, è anche un modo d’emergere e contrapporsi a una società di adulti impachettata nelle usanze e tradizioni. Noi giovani balliamo e sballiamo per distinguersi, farsi notare, sentirsi diversi, far parte di un mondo, il nostro mondo. Ci adeguiamo a stili di vita che mettono in mostra il nostro corpo con tatuaggi, borchie, ciocche di capelli variopinti, pantaloni sdruciti, minigonne trasparenti e altri accorgimenti sessuali di moda. Fremiamo, cerchiamo il rumore, siamo sregolati, vogliamo staccarsi dal gregge che bela, da una massa amorfa di persone che si muove sincronizzata tra il lavoro e il riposo. Il drogato vuole essere diverso, far parlare di sé, trasgredire per apparire”. Può sembrare un controsenso, ma questa smania di farsi notare del tossicodipendente che usa la trasgressione e la provocazione sociale per apparire, spesso è ignorata. Si può contare, evidenziare la propria presenza, senza sballare. Non accetto nemmeno che Il tossico sia buttato in prima pagina o sulle testate televisive solamente quando commette reati gravi. Mai come in questi ultimi anni i media ignorano i danni fisici e psichici di certi raduni di svago. Anche i morti per overdose o ictus cerebrale non fanno più notizia. E gli incidenti stradali? Si riducono a notizie brevi e veloci. Il permissivismo dilagante giustifica qualsiasi sballo come scelta personale. I giovani poi sono difesi e giustificati anche quando mettono a rischio la salute, la vita propria e degli altri. Lo sballo purtroppo è spesso sostenuto da affermazioni irresponsabili da parte di professionisti della comunicazione. Pubblicizzano persino i “rave party” ritenendoli momenti d’aggregazione giovanile. Per alcuni opinionisti del permissivismo, sballare è segno di autonomia o capacità di svincolarsi dai principi comuni, etici. Basta con le idiozie, almeno per un giorno diciamo di no alla droga.
© RIPRODUZIONE RISERVATA