Banco Bpm, lo “scivolo” per la pensione piace: le richieste di uscita volano oltre quota 2mila

Sono già superiori ai 1.500 esuberi indicati nel piano di ristrutturazione

Volano oltre quota 2mila le richieste di uscita da Banco Bpm, in surplus rispetto all’indicazione di 1500 esuberi del piano di ricambio generazione siglato dall’istituto di credito con i sindacati a fine dicembre. Le adesioni, che avevano al 31 gennaio un primo step, sono comunque possibili ancora fino al 31 marzo, data ultima indicata nell’intesa. La società si era riservata in sede di accordo la possibilità di incrementare il numero di uscite programmate in funzione delle domande pervenute, e alla luce di questi dati è molto probabile che saranno maggiori rispetto a quelle preventivate. L’accordo prevede che ogni due uscite vi sia un nuovo ingresso.

A presentare la domanda sono i dipendenti che possono agganciare la pensione nel periodo 2021-2026: se ammessi al piano, entreranno nel Fondo di solidarietà del sistema bancario con l’85 per cento della retribuzione e lasceranno la banca in una delle finestre previste al 30 giugno 2021 (la maggioranza, il 60 per cento della quota totale), al 31 dicembre 2021 (25 per cento), e ancora a giugno e dicembre dell’anno successivo (rispettivamente il 10 per cento e il 5 per cento rimanente). Gli aventi diritto dichiarati dal Banco erano 2mila 500 circa, e dunque si è già raggiunta una quota complessiva di oltre l’80 per cento di adesioni. Inoltre, sono arrivate anche 200 domande circa sulle 300 posizioni di dipendenti che potrebbero agganciare la pensione con il meccanismo di quota 100. Per loro era stato concordato un percorso particolare, con l’entrata nel Fondo a partire dal 2022 con l’85 per cento di salario oppure con un’integrazione salariale da 2 a 6 mensilità garantita dal Banco Bpm in funzione delle riduzioni di reddito previste.

Intanto è rimasta confermata la chiusura di 300 filiali in tutta Italia, entro e non oltre il 30 giugno 2021. Nel Lodigiano chiuderanno quelle di Pieve Fissiraga, Caselle Lurani, Marudo e Graffignana, e poi quelle di Vizzolo Predabissi e Locate Triulzi nel Milanese, e di Chignolo Po nel Pavese. Ai tavoli sindacali intanto è arrivato il tema della sicurezza informatica per lo smart working, argomento particolarmente complesso per via delle implicazioni sul controllo aziendale da remoto dei dispositivi.

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