Non si bruciano bandiere e non si infangano sedi sindacali, perché sono simboli storici di lotte, di conquiste, di sacrifici di intere generazioni; simboli di massa e di democrazia, non patrimonio di singoli.
Nello stesso modo però non si insulta né si ridicolizza chi sciopera e manifesta pacificamente e democraticamente nelle 130 piazze del nostro Paese.
E se è grave che questo avvenga da parte di semplici lavoratori o delegati sindacali è ancor più sbagliato e un po’ vergognoso che questo avvenga da parte di strutture o dirigenti sindacali.
Tralascio l’entusiasmo del nuovo segretario della Funzione Pubblica della CISL di Lodi nell’attizzare il fuoco, visto anche il suo assai articolato passato politico.
Mi soffermo invece sulla visita di Bonanni alla Cremonini di Ospedaletto, voluta come scelta in contraddizione alla “baraonda” che qualcuno (la CGIL) stava facendo in Piazza; affermazioni su cui ha pure cercato un applauso.
Ho letto con molta tristezza tutto questo!
Il 6 maggio, nel comizio finale in piazza a Lodi, ho auspicato con forza di vedere con noi prossimamente scendere in piazza anche le bandiere della CISL e della UIL, cosa che non succede più da quando è stato eletto questo Governo, pur avendo rivendicato, fino a poco tempo fa, gli stessi obiettivi, oggi sostenuti dalla sola CGIL.
Manifestazioni di piazza che in questi 2/3 anni hanno realizzato tutti i sindacati d’Europa, nei loro rispettivi Paesi, sindacati, che ormai all’unanimità hanno abbandonato riferimenti ideologici degli anni passati.
Solo CISL e UIL in Europa non hanno mai fatto un minuto di sciopero generale.
Questa è realtà, non è violenza verbale, tanto meno fisica, ma è un punto di vista legittimo e un auspicio positivo; sbeffeggiare lavoratori che decidono di rinunciare ad una giornata intera di lavoro per manifestare e richiedere miglioramenti per loro e per tutti, è invece un’offesa , non alla CGIL ma a chi lavora e sceglie di scendere in piazza.
Quando si scioperava insieme (qualche anno fa) contro il Governo Prodi, era una baraonda? Sempre con quel Governo quando alcuni dirigenti sindacali nazionali della CISL si sono simbolicamente legati alle catene davanti al Parlamento, era quella una baraonda? Firmare ad ogni occasione accordi separati, non è una baraonda?
Si accusa sempre la CGIL di avere “simpatie politiche”, ma l’autonomia dai Governi e da Confindustria è una cosa ben più seria ed importante!
I punti di divergenza fra CGIL, CISL e UIL sono molti, a partire dall’analisi della crisi, sulle sue conseguenze e su possibili rimedi.
Ma in Italia vige “l’erga omnes”, quel diritto latino che estende a tutti (iscritti al sindacato e non) i diritti conquistati dalle Organizzazioni Sindacali e questo anche grazie alla Costituzione. Quando ci sono divergenze fra i dirigenti delle organizzazioni stesse, facciamo allora votare tutti i beneficiari, cioè tutti i lavoratori; dotiamoci insomma di regole democratiche di convivenza e che diano centralità agli interessati.
In occasione del 1° maggio 2010, la Fondazione Nenni e quella Di Vittorio, hanno organizzato una mostra itinerante per tutte le città d’Italia con il titolo “se siam divisi siam canaglie” dove si illustrava storicamente i dati provocati dalle divisioni sindacali, all’interno delle quali si sono sempre inserite azioni indesiderate e condannabili da parte di chi il sindacato non l’ha mai potuto sopportare.
Io credo che ogni dirigente sindacale dovrebbe riflettere prima di “esagerare”, per riportare il tutto in una dialettica anche aspra, ma costruttiva e non solo denigratoria o irrisoria.
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