Le ultime parole e poi il buio. Cristian Rancati è morto sabato nel terribile schianto della sua Kawasaki Z 750 con una Toyota Yaris in via Garibaldi a San Fiorano. Ventotto anni, meccanico di Caselle Landi, il giovane aveva appena salutato un amico e stava tornando a casa quando verso le 17, da piazza Roma proprio di fronte al municipio, è sbucata la vettura che lo ha travolto. Alla guida della Toyota il 69enne di Milano B.A., con lui la moglie di 68 anni e la figlia 40enne, venuti nella Bassa per far visita ai parenti. «Ho visto e sentito il botto - racconta sconvolto Andrea Belloni, meccanico come Cristian e suo carissimo amico -, ci eravamo fermati a scambiare due parole a cinquecento metri da dove è avvenuto l’incidente, non riesco a togliermi dalla mente quel rumore pauroso e il silenzio che è venuto dopo».
Andrea è accorso immediatamente dall’amico, è stato l’ultimo a vederlo ancora vivo: «È riuscito a dirmi una cosa ma vorrei tenerla per me - aggiunge a mezza voce - si, certo, l’ho detta ai suoi famigliari e solo a loro». I famigliari sono la mamma Alberta e il papà Serafino, il fratello Massimo e la sorella Gaia, che da sabato si sono chiusi in un dolore muto. Chissà se il pensiero di Cristian è stato rivolto a loro, oppure in quelle poche parole pronunciate prima che il suo cuore cessasse definitivamente di battere c’è una tenerezza che racconterà di lui per sempre. Non è difficile crederlo, perché Cristian era quel che si dice un ragazzo a modo, «solare, sempre sorridente, uno che si divertiva con poco - lo ricorda Andrea -. Uscivamo in compagnia insieme, sabato ci eravamo lasciati con la promessa di rivederci la sera. Gli volevo un bene dell’anima e non lo dimenticherò mai». In questi giorni le testimonianze d’affetto nei suoi confronti sono state moltissime: il fiume di messaggi su Facebook, a casa dei genitori a Caselle.
Ieri la comunità si è raccolta nella chiesa parrocchiale per la recita del rosario in ricordo del giovane, un gesto che ha spezzato la lunga attesa dei funerali di cui si saprà la data soltanto dopo l’autopsia. Con il ponte pasquale il magistrato non ha potuto disporla e fino a ieri erano impedite anche le visite presso la camera mortuaria dell’ospedale di Codogno dove si trova la salma del giovane. Non sembra vero che la vita di Cristian sia potuta finire così, come nel più classico dei copioni: in sella alla sua Kawasaki, lui che adorava i motori ed era capofficina al centro riparazioni e assistenza Varani di Piacenza. Una fine che lascia davvero senza parole. La dinamica dell’incidente è al vaglio dei carabinieri della compagnia di Codogno che hanno eseguito i rilievi. Quel che è certo è che il centauro stava percorrendo la via principale di San Fiorano in direzione di Corno Giovine, mentre la Toyota doveva svoltare a sinistra per immettersi sulla stessa via. Cristian ha tentato di frenare. I segni dei pneumatici sono stati i primi ad essere notati dalle forze dell’ordine al loro arrivo sul luogo dell’incidente, ma i venti metri di strisciata sull’asfalto non sono serviti ad arrestare la moto prima che finisse addosso alla Toyota e si schiantasse in velocità.
La Kawasaki ha impattato il veicolo violentemente e si è stampata sulla porta di un’abitazione in via Garibaldi, Cristian invece è stato sbalzato in avanti. L’impatto al suolo è stato letale. Sul posto sono accorsi i volontari della Croce Rossa di Codogno e il medico del “118”.
I sanitari che sono arrivati sul luogo dell’incidente insieme hanno tentato qualche manovra disperata per salvarlo. Da Milano è partito anche l’elisoccorso per cercare di provare delle cure. Tutto inutile, il giovane non è stato neppure caricato a bordo. Sui suoi occhi già il buio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA