“In Italia, la tratta di persone è una realtà consolidata e strutturale dei sistemi di sfruttamento sessuale, lavorativo e a fini di accattonaggio e, in misura minore, in attività illegali come spaccio di droga, borseggi, furti in appartamento”. Seppur presente su tutto il territorio da molti anni, “non vi è stata una vera presa di coscienza collettiva né una strategia nazionale per contrastare un fenomeno fondato sulla sistematica violazione dei diritti umani delle persone coinvolte”. È, in sintesi, quanto emerge da “Punto e a capo sulla tratta. 1° Rapporto sulla tratta e il grave sfruttamento”, presentato nella Giornata europea contro la tratta di persone, a Roma e curato da Caritas Italiana, dal Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca), con il Gruppo Abele e l’Associazione On the Road. La ricerca ha coinvolto 156 enti, 148 privati e 8 pubblici. Secondo i dati ufficiali disponibili, dal 2000 al 2012, oltre 65.000 persone hanno ricevuto informazioni, consulenza psicologica, legale, accompagnamenti socio-sanitari dai progetti di protezione sociale, 21.378 hanno deciso di partecipare a un programma di protezione sociale.L’indagine rivela che la prostituzione forzata in strada resta la tipologia di tratta più visibile e conosciuta, ma nel corso dell’ultimo decennio, è aumentato il numero di casi di persone trafficate e sfruttate in ambito agricolo, pastorizio, edile. Dal Rapporto emergono nuove forme di tratta finalizzate all’accattonaggio forzato e ad attività illegali coercitive e anche casi di vittime soggette a sfruttamento multiplo (donne costrette a prostituirsi e a spacciare; uomini obbligati a vendere merce al dettaglio, ad elemosinare e a spacciare o prostituirsi). Mutata anche l’organizzazione delle reti e dei singoli criminali con un passaggio a gruppi organizzati con collegamenti transnazionali e radicati nei Paesi di destinazione. Notevole anche la capacità di abbinare la tratta e lo sfruttamento ad altre attività illecite. Nel corso del 2012, attraverso le unità di strada, gli enti partecipanti alla ricerca hanno effettuato 23.878 contatti, di cui 21.491 con donne e ragazze, 781 con uomini e ragazzi e 1.606 con persone transgender. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di persone sfruttate nella prostituzione e, in misura minore, in agricoltura e nell’accattonaggio. Le unità di contatto al chiuso, molto inferiori a quelle che operano in strada, hanno invece effettuato 2.936 contatti, di cui 2.617 con donne, 29 con uomini e 290 con persone transgender. Il 61% delle persone contattate si trovava al Nord, il 25% al Centro e il 14% al Sud e nelle Isole. Per quanto riguarda l’età, continuano soprattutto le giovani tra i 18 e i 25 anni (più del 50%) ad essere sfruttate nel mercato della prostituzione, mentre le minori sono circa il 4,5%. I Paesi di origine principali sono Nigeria e Romania, in crescita Brasile, Marocco, Cina, Albania.La ricerca denuncia la scarsa attenzione della politica al fenomeno della tratta sebbene, ha affermato Tiziana Bianchini, responsabile prostituzione e tratta del Cnca, in sede di presentazione, “l’Italia disponga di una legislazione e di un sistema d’intervento che ne fanno il modello più avanzato a livello internazionale. Ma a causa di un’impostazione politica che riduce sempre più le risorse per il welfare, il sistema dei servizi anti-tratta è a grave rischio di stallo”. Per evitarlo il Rapporto articola una serie di proposte rivolte a Enti pubblici e privati e Istituzioni come il Parlamento, il Governo, i ministeri. Tra queste l’istituzione di un fondo unico nazionale anti-tratta, di un’Agenzia nazionale anti-tratta, un Tavolo di confronto composto da rappresentanti delle Istituzioni centrali e degli Enti pubblici e privati, percorsi di formazione, realizzazione di campagne informative e un maggiore utilizzo dei fondi comunitari, in particolare di quelli del Fondo sociale europeo (Fse). Dal canto suo don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ha esortato “il Governo a impegnarsi in maniera diretta, efficace, coerente e continuativa contro la tratta di persone in tutte le sue forme adottando un approccio fondato sui diritti umani”. Occorre “coinvolgere maggiormente i ministeri che hanno un interesse e un obbligo istituzionale nel prevenire e contrastare il fenomeno della tratta e del grave sfruttamento”.
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