Ci mancava il bollino di onestà...

Con tutto il rispetto per chi l’ha pensata – il superattivo direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera –, ci sembra che l’idea di contrassegnare e gratificare con un bollino di qualità, magari da appiccicare all’ingresso dell’esercizio, i negozianti onesti che pagano le tasse, sia a dir poco strampalata. In grado comunque di innescare una serie di perplessità tali da mettere in serio dubbio la sua pratica attuazione. A incominciare da una prima osservazione: di grazia, chi ci dice che dopo aver ricevuto il bollino di onesto, anzi proprio al riparo di questo, il negoziante non si metta a fare il disonesto evadendo sistematicamente il Fisco? E poi con quale criterio assegnare questo certificato di onestà? Solo perché si è in regola con gli adempimenti fiscali? Ci pare un po’ poco, visto che il concetto di onestà non si limita alla dichiarazione dei redditi. E se il negoziante onesto, inappuntabile nei confronti del Fisco, lo fosse un po’ meno nei confronti dei clienti? O dei fornitori, magari rimandando i pagamenti alle calende greche o non pagando affatto? “Le persone per bene – dice Befera – meritano un riconoscimento”. D’accordo, a parte l’eccesso di buonismo insito in un simile ragionamento. Si possono premiare le persone solo perché fanno il proprio dovere? E quante se ne dovrebbero premiare in Italia di “persone per bene” con il bollino di onestà fiscale, visto che non tutti in Italia sono, siamo – per fortuna – evasori fiscali? E perché, allora, solo ai negozianti il privilegio di fregiarsi del bollino di “qualità”?Le uscite in materia di bollini del direttore delle Entrate, di domande ne porrebbero una sfilza. La verità è che di bollini ne abbiamo piene le tasche. No, non alludo a quelli dispensati puntualmente dai supermercati per la raccolta punti, ma a tutta la caterva di bollini ormai appiccicati ovunque che dovrebbero attestare caratteristiche di qualità, bontà e sicurezza che il più delle volte rimangono tali solo sulla carta. Bastasse il bollino a garantire il prodotto! O la persona, come vorrebbe Befera! Staremmo a posto. A proposito: ho dovuto spiegare a mio nipote, ancora ignaro, che le mele, le arance, le banane e altri frutti non nascono dalla pianta con il bollino. Glielo appiccica qualcuno dopo. “E perché?”, mi ha chiesto. “Per farci fessi e contenti”, gli ho risposto.

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