Cibo terreno, pane di vita e... Expo 2015

L’ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli è esplicitamente voluta e organizzata da lui: “Ho ardentemente desiderato mangiare questa Pasqua con voi”. Non si tratta di un pasto qualunque. A quello si provvede quotidianamente procurandosi il cibo. All’aspetto del bisogno primario del mangiare Gesù non è insensibile, neppure nei confronti della gente. Quando, dopo una intera giornata, la folla è ancora lì ad ascoltarlo e non ha cibo per sfamarsi, Gesù invita i discepoli a provvedere a questa necessità: “date loro voi stessi da mangiare” e lui stesso si impegna con la moltiplicazione dei pani. La fame, la necessità di alimentarsi è un bisogno primario a cui occorre rispondere per salvare la vita. Sembra una ovvietà, ma purtroppo ancora oggi la vita in tante parti del mondo non è salvata, perché il cibo è considerato una merce del mercato globale, non una risposta alla dignità delle persone, una ineludibile condizione per vivere. Ce lo ricorda anche il titolo dell’imminente Expo 2015 “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Questa Esposizione ci richiama che il rapporto con il cibo, e più in generale con i beni della terra, va governato tenendo conto della sua destinazione ad ogni uomo, mettendo in atto uno stile di sobrietà, che non cede alla voracità, all’intemperanza, all’ingordigia, allo spreco. Anche il cibo può diventare un idolo, e devo essere attento a non considerarlo come un valore assoluto, sganciato da un contesto di relazione e da una visione più ampia di vita umana. A volte si ha questa impressione di fronte al moltiplicarsi delle trasmissioni sul cibo, sulla qualità della cucina, sulla cura dell’alimentazione, quasi a sostenere una tendenziale assolutizzazione di questo bene. Occorre ricordarsi che si mangia per vivere, non si vive per mangiare. Gesù ha espresso la volontà di vivere l’ultima Cana insieme ai suoi discepoli: “mangiare con voi”. A tavola non è bello essere da soli: per questo si parla di convivialità; il momento dei pasti non è soltanto l’occasione per alimentare le energie fisiche, ma è luogo altamente significativo della relazione comunitaria, nella condivisione del medesimo pane o nella disponibilità al servizio fraterno. Il momento della mensa è simbolico del rapporto della persona e della comunità con l’intera famiglia umana. L’Esposizione universale sarà per il nostro territorio, che ha una vocazione agro-alimentare, un momento particolarmente significativo; la produzione alimentare che è tipica del nostro territorio è un bene essenziale, perché comporta occupazione e significa il bene della vita di tanti; ma l’interesse dell’Expo non è soltanto sulla qualità del cibo, ma sulla sua destinazione universale. Noi che siamo popoli sazi - basta vedere lo spreco che comporta poi impiego enorme di risorse per lo smaltimento dei rifiuti - abbiamo il dovere di farci carico di chi soffre per le tante forme di fame da cui l’umanità, ma anche il nostro territorio è ancora afflitto. Se Gesù non trascura questo livello di bisogno primario della persona umana, tuttavia con l’evento dell’ultima Cena ci rimanda ad un’elaborazione ulteriore. Non ha detto “Ho bisogno di mangiare, prepariamo una cena”, ma “Ho desiderato ardentemente mangiare la Cena pasquale”. Esprime cioè un desiderio che parla di una fame superiore, più profonda e che richiama la risposta alla tentazione del deserto: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”; in altre parole la vita dell’uomo ha bisogno di un pane terreno, ma anche di un pane celeste: non può fare a meno di Dio. La fame integrale dell’uomo trova la sua soddisfazione se non esclude Dio dall’orizzonte della sua vita, con tutto quello che ciò comporta. L’ultima Cena è il luogo in cui si mangia effettivamente e volentieri, ma non solo per la vita terrena, bensì per la vita piena, quella eterna. Ed è una Cena in cui quello che si mangia diventa sorgente di vita nuova e di dedizione totale al servizio della vita e del bene di tutti: si mangia l’agnello pasquale, modello di uno stile di vita che si pone al servizio degli altri, dell’intera umanità. Così l’ultima Cena fa diventare veramente Gesù pane di vita eterna, perché lo rende cibo per la vita del mondo, totalmente disposto a consumarsi ed essere consumato, mangiato per amore. Per chi crede, questo si compie anche nell’Eucaristia, che ripropone l’evento dell’ultima Cena, dove Cristo mette a disposizione il suo corpo e il suo sangue, la sua vita. E questo dono è contagioso. Il Giovedì Santo è appello a condividere il cibo e a desiderare e mangiare il Pane di vita.

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