Caro direttore nel ringraziarla per l’ampio spazio concesso dal suo giornale al dibattito sull’obbligo di accorpare le Province, avvenuto in sede di assemblea dell’Associazione comuni del Lodigiano, vorrei lanciare un appello ai singoli cittadini, alle associazioni produttive e sindacali ed alle forze politiche del Lodigiano. Condividendo l’obiettivo di una profonda razionalizzazione della spesa pubblica tesa al suo miglioramento e alla qualificazione complessiva dell’azione dello Stato e degli enti locali, riteniamo in questo momento di profondo cambiamento di non doverci arroccare in difesa dell’esistente, ma di accettare la sfida del cambiamento.
Il pragmatismo che contraddistingue gli amministratori locali del nostro territorio ci impone perciò di affrontare il tema delle ricadute istituzionali che potranno verificarsi sul nostro territorio a seguito di questi accorpamenti.
Infatti, nell’incontro tenuto il 24 luglio la preoccupazione maggiore espressa dai sindaci del territorio si traduce essenzialmente in una domanda: quale scelta di aggregazione con altre Province può garantire il mantenimento dei servizi che in quarant’anni di autonomia il lodigiano si è conquistato?
Il quadro normativo attuale appare ancora lacunoso in quanto, solo per citare due esempi, allo stato attuale la provincia di Milano si dovrebbe trasformare in Città metropolitana senza alcuna variazione territoriale. Mi permetto di avanzare qualche dubbio sull’opportunità che la Città metropolitana possa includere il Comune di San Colombano (che dista più di 30 Km da Milano) ed escludere la città di Monza, che rappresenta una continuità territoriale, sociale ed economica con Milano.
Così come la Provincia di Mantova vede preclusa la propria sopravvivenza solo perchè le mancano circa 350 Kmq di territorio. Basterebbe consentirle di aggregare non più di 5/6 comuni per raggiungere questo obiettivo.
Solo queste osservazioni danno l’idea che qualcosa potrebbe ancora cambiare.
Ecco perchè appare ancora più importante alimentare il dibattito appena avviato sul destino di Lodi.
Ci troviamo di fronte ad un’imposizione del Governo di procedere ad alcuni accorpamenti ma, al momento, non vi è alcuna soluzione pre costituita sul destino del lodgiano.
Ecco perché l’appello di cui accennavo all’inizio appare opportuno e necessario.
E’ sempre più diffusa, infatti, l’opinione che gli amministratori pubblici ed i politici non ascoltino le genti del proprio territorio. Oggi al lodigiano viene offerta un’occasione forse unica perché tutti assieme si costruisca il futuro del nostro territorio.
I tempi di conversione del Decreto Legge sull’accorpamento delle Province e la delibera del Consiglio dei ministri che indica i parametri ed i tempi nei quali il Consiglio delle Autonomie Locali deve avanzare le proposte per la perimetrazione delle nuove province scadranno subito dopo la pausa estiva.
Abbiamo perciò l’intero mese di agosto perché, anche attraverso questo quotidiano, siano avanzate proposte, osservazioni, idee e contributi che ci possano illuminare nella scelta della migliore aggregazione.
Concludo ricordando che la deliberazione del Consiglio dei ministri non prevede che i Comuni esprimano una loro posizione, ma la scelta emersa dall’assemblea dei Sindaci è stata quella di non assistere passivamente a decisioni che il CAL, del quale fanno parte il Sindaco di Lodi in qualità di vice presidente e il Presidente della Provincia di Lodi come membro, è chiamato a fare.
I sindaci del Lodigiano riuniti in assemblea sono stati i primi ad iniziare una discutere sul futuro del proprio territorio al cui dibattito pubblico invitiamo ora a partecipare anche la società civile perché porti il proprio contributo su un tema che sarà comunque dirompente per il lodigiano e le cui ricadute non sono ancora ben determinabili.
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