Passato – o quasi – lo shock del primo momento, la vicenda del naufragio della Costa Crociere occupa ancora molte prime pagine di quotidiani, telegiornali e testate online, in una fase in cui si vanno chiarendo le responsabilità, si acquisiscono ogni giorno elementi in più sulle modalità del naufragio, si cerca di recuperare i dispersi che ancora mancano alla conta, si temono danni ambientali ancora tutti da quantificare.Molti media hanno scelto alcune delle persone coinvolte nella vicenda per trasformarle in protagonisti di un tragico feuilleton. Primo fra tutti Francesco Schettino, il comandante della nave. Sono state accertate le sue pesanti responsabilità nella gestione della situazione di emergenza, culminata con il suo rapido abbandono della nave quando i passeggeri erano in grandissima parte ancora a bordo. Per il suo comportamento, è stato ribattezzato in vario modo, da “comandante vigliacco” a “capitan codardo” (per gli anglofili “Captain Coward”).La divulgazione degli audio delle telefonate di Schettino con la Capitaneria di Porto e con i vertici della Costa, insieme alle indiscrezioni relative alle dichiarazioni da lui rese agli inquirenti durante gli interrogatori, hanno dato facile appiglio per una connotazione negativa di Schettino. A partire dalla voce incerta, confusa e farfugliante che – a dispetto dell’immagine da vincente affidata ad alcune fotografie – lo ha presentato alle orecchie e agli occhi del pubblico come un pasticcione, bugiardo e incapace di gestire la situazione.Per contrasto, è diventato un capitano modello, Gregorio De Falco, l’ufficiale che era a capo della sala operativa della Capitaneria di porto nella notte del disastro e che, dialogando al telefono con Schettino, gli aveva intimato più volte (senza successo) di tornare a bordo della nave, in modo perentorio e a tratti colorito. Non è stata soltanto la fermezza del suo tono durante la telefonata a presentarlo come un uomo tutto di un pezzo; ha colpito l’immaginario collettivo anche la parolaccia con cui ha rafforzato l’ordine di andare sulla nave impartito a Schettino. Al punto che molte prime pagine dei quotidiani più autorevoli e delle testate televisive non hanno avuto remore nel riportarla senza censure, contrariamente alle regole di correttezza del linguaggio che dovrebbero prevalere nell’informazione.In contrapposizione a Schettino, De Falco è stato subito definito “eroe”, con un termine che certamente fa sempre breccia nell’immaginario popolare ma che, propriamente, si riferisce a chi, dotato di virtù eccezionali, è autore di gesta leggendarie o dà prova di grande coraggio, accettando sacrifici, andando incontro a pericoli senza necessità, perfino a prezzo della morte. De Falco è un bravo ufficiale e si è dimostrato un professionista all’altezza delle responsabilità affidategli, ma definirlo un eroe è eccessivo. Lui stesso, ben attento a sottrarsi ai riflettori (in controtendenza rispetto alla smania di apparire che in certe situazioni sembra assalire chiunque), ha chiesto ai media un passo indietro: “Ora dimenticatevi di me. Ho fatto solo il mio dovere”.Accanto a Schettino e De Falco, il circo mediatico ha isolato altre figure che sono diventate subito personaggi. È il caso di Domnica Cemortan, la giovane donna moldava che sarebbe stata in compagnia di Schettino a cena e in plancia nei momenti immediatamente precedenti il naufragio della nave, sulla quale si sono moltiplicati retroscena, speculazioni e ipotesi di vario genere. Un’altra donna, ancora più misteriosa e al momento senza nome, avrebbe invece preso in consegna il computer e gli effetti personali del comandante in fuga.Se eroi ci sono stati, sono stati altri. Per esempio Marco Savastano, operatore dell’elisoccorso, che si è calato al buio sulla Costa Concordia per salvare persone su persone. O Giuseppe Girolamo, batterista in servizio sull’imbarcazione, che ha ceduto il suo posto in scialuppa a un bambino e di cui si sono perse le tracce. E ancora Sandra Lerario e Guglielmo Arrabiti, che lavoravano sulla nave come animatori e hanno intrattenuto i bambini evitando paura e panico fino a quando sono stati in salvo, come ha fatto il loro collega Giovanni Lazzerini che per calmare i piccoli nel bel mezzo dell’emergenza si è addirittura mascherato da Spiderman. Con loro, meriterebbero una citazione tutte quelle persone – e sono state tante – che hanno agevolato l’intervento dei soccorritori, che hanno coraggiosamente preso in mano la situazione per salvare altre vite oltre alla propria, che hanno aiutato senza limiti di generosità i passeggeri bagnati e infreddoliti che man mano sbarcavano sull’Isola del Giglio.Molti di loro resteranno per i media e per tutti noi senza nome, non per questo li lasceremo cadere nel dimenticatoio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA