È insolito che la Commissione europea si esprima su una questione che chiaramente non appartiene ai propri ambiti di competenza. È quindi molto significativo che abbia indirizzato una raccomandazione ufficiale ai partiti europei affinché, prima delle elezioni europee del maggio 2014, ciascun partito si accordi al suo interno su quale candidato, in caso di vittoria elettorale, dovrebbe assumere la presidenza della Commissione europea.Dietro questa raccomandazione c’è l’attesa plausibile che attraverso una legittimazione democratica del presidente della Commissione, la Commissione stessa ne esca rafforzata. È vero che il raggiungimento di un simile profilo politico farebbe bene al sistema istituzionale dell’Unione Europea.«Democratizzerebbe» una delle più importanti decisioni dell’Unione, fino ad ora presa dai capi di governo a porte chiuse, e quindi ripristinerebbe una trasparenza da tempo inesistente. La partecipazione alle elezioni europee, che negli ultimi anni è costantemente diminuita, diventerebbe molto più interessante. La raccomandazione della Commissione, però si spinge oltre, ad esempio, perché propone che sulla scheda elettorale non ci siano solo i partiti nazionali, ma anche i partiti europei, a cui essi appartengono, quindi ad esempio il Partito popolare europeo (Ppe) o il Partito socialista europeo (Pse). Un’altra indicazione significativa è quella che mira a prevedere un solo giorno per le elezioni europee, anziché, come fino ad ora avvenuto, lasciare a ogni singola nazione la decisione di svolgere le elezioni secondo le abitudini nazionali in un giorno nell’arco di quattro giorni stabiliti.Queste proposte possono essere realizzate solo se gli stati membri e i partiti le accettano. Si tratta, del resto di idee non completamente nuove, che la Commissione ora ha trasformato in raccomandazioni. Nei partiti europei, soprattutto nei due più grandi, Ppe e Pse, queste idee sono state ripetutamente discusse nel corso degli ultimi 20 anni, dopo che il Trattato di Maastricht (1992) ha riconosciuto lo statuto costituzionale ai partiti europei. Da allora, essi sono costantemente cresciuti, insieme al sistema politico dell’Ue, raggiungendo un ulteriore livello con il Trattato di Lisbona (entrato in vigore nel dicembre 2009).Originariamente si trattava semplicemente di partiti nazionali affini, in un collegamento molto blando tra di loro. Oggi si tratta di unioni di partiti nazionali, strutturate in modo federale, ben organizzate, che si esprimono non solo in gruppi parlamentari comuni, ma anche nei congressi transnazionali, in azioni programmatiche e in conferenze dei leader di partito. Hanno un’influenza nella volontà politica e nelle decisioni dell’Istituzione dell’Unione, e non da ultimo nel Consiglio europeo dei capi di stato e di governo e nel Parlamento europeo.Nei partiti europei e nelle loro frazioni, nelle conferenze e nei congressi hanno luogo importanti lavori preparatori, che sono necessari per la creazione di un consenso europeo. Da alcuni anni, uno statuto regola le condizioni alle quali i partiti europei possono intervenire, e prevede anche le possibilità di finanziamento delle attività dal bilancio dell’Unione.Il rendere trasparente la riflessione e il processo decisionale (in definitiva la possibilità di potervi partecipare) è una condizione fondamentale affinché i cittadini comprendano e considerino come propria la comunità in cui vivono. Questo vale anche per l’Unione europea, il cui successo dipende dall’accettazione e dalla partecipazione dei suoi cittadini. I dibattiti sulla sua struttura come anche la competizione per il potere nelle sue istituzioni devono pertanto essere condotti di fronte all’opinione pubblica. Chi porta avanti queste dispute pubbliche sono i partiti politici i quali - come tutte le altre forze sociali vive, che nell’Unione sono attive a diversi livelli - nell’avanzante processo di integrazione devono organizzarsi in modo da essere in grado di far emergere volontà e interessi dei gruppi di cittadini europei che rappresentano.Lo sviluppo dei partiti europei non è solo teorico ma, da tempo, ormai, è anche concretamente un fattore importante per l’unificazione e la costruzione della comunità. Tuttavia, di questo sviluppo si racconta troppo poco. Mentre i partiti nazionali ricevono molta attenzione da parte dei media, le loro formazioni europee continuano a restare all’ombra dei Consigli dei ministri e della Commissione. Il Parlamento europeo e le sue frazioni, in cui i partiti europei diventano attivi, non stanno molto meglio. Per questo, l’iniziativa della Commissione europea è molto apprezzabile. È nell’interesse della trasparenza democratica e della partecipazione dei cittadini.
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