Da un anno sospesi nel vuoto

Sospesi: dopo un anno sospesi nel vuoto di permessi che non arrivano, di racconti in commissione, di peregrinare faticoso da un ufficio all’altro, di avvocati, di ricorsi, di udienze in tribunale. Sono loro: i profughi dalla Libia, meglio classificati istituzionalmente e con semplificazione molto riduttiva come “Emergenza Nord Africa” (Ena).Ma non solo loro ad avere generato Ena: africani in Libia da più o meno anni, tutti o quasi lavoravano a contratto in un contesto di scarsa regolarità e, soprattutto, in assenza di diritti certi e rispettati.Non hanno scatenato loro la rivolta contro il regime di Gheddafi e sicuramente non l’hanno partecipata: ma hanno dovuto difendersi da una guerra dove, a prescindere, i lealisti al potere - che li consideravano ribelli - e i rivoltosi - che li reputavano mercenari alla corte del re - hanno aperto il fuoco e scatenato un attacco sistematico contro di loro!Sotto il fuoco c’è chi ha deciso di fuggire scegliendo liberamente di sfidare il mediterraneo e le sue fauci, c’è chi è stato sospinto, obbligato dalla canna dei fucili ad imbarcarsi verso lampedusa.Ma, una volta sbarcati in terra italiana, i migranti ancora una volta non hanno potuto scegliere: si sono ritrovati tutti, indistintamente al di là di ogni provenienza etnica, culturale, storica e religiosa, tutti richiedenti asilo!Tutti dentro un’ “emergenza” che qualcuno ha voluto scientemente assimilare a terremoti, catastrofi naturali, disastri eccezionali; ed è diventata l’ “Emergenza Nord Africa”.Assegnata, non casualmente, alla Protezione Civile con un importante stanziamento di fondi non vincolato, come tutte le attività di Protezione Civile, ad un controllo rigoroso e analitico degli investimenti e delle spese.Nell’anno 2011 le autorità di governo hanno decretato lo stato di emergenza decidendo di non affidarlo a chi già aveva ed ha competenze specifiche in materia con qualità, professionalità e risultati indubbiamente eccellenti e a costi inferiori (ad esempio il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati – S.P.R.A.R. - in capo alla Associazione Nazionale Comuni Italiani – A.N.C.I. -), e deliberando in completa autonomia l’importo delle risorse economiche da destinare alle comunità di accoglienza (e non ai singoli profughi) in rapporto al numero giornaliero di persone quotidianamente presenti presso le stesse.Sospesi: accolti nelle comunità del lodigiano come in ogni dove sul suolo italiano; a Caviaga, a Olmo, a S. Fiorano, a Crespiatica, a Cornovecchio, a Graffignana, a Boffalora, a Lodivecchio; da Progetto Insieme e Caritas di Lodi, dal Comune di Lodi, dalle comunità “Famiglia Nuova e Oasi 7 e, per scelta istituzionali, da alcune strutture alberghiere.Accolti, come i poveri e i nuovi poveri stranieri ed italiani, o italiani e stranieri che ogni giorno trovano accoglienza e aiuto nelle mense, nei dormitori, nelle comunità di paesi e città che civilmente si rendono degne, con il contributo di centinaia e di migliaia di volontari, di essere paesi e città del mondo.Sospesi oggi come un anno fa: parliamo di un 90% di dinieghi da parte della Commissione Territoriale rispetto alle domande di asilo obbligatoriamente presentate; e questo 90%, nella sua totalità, ha presentato ricorso avverso il diniego.Al sistema giudiziario sono così piovuti addosso altri 23.000 nuovi procedimenti ordinari di ricorso e chi conosce i problemi dell’Amministrazione competente può ben comprendere cosa ciò possa comportare.Sospesi: a vivere di attese, di solitudine, di angosce; lontano: dalla propria terra, dagli affetti più familiari, dal profumo del villaggio, dalla musica delle sere insieme, dalla sabbia e dalla savana; senza speranza: ogni giorno sfuma un’opportunità, ogni settimana si allontana una prospettiva, ogni mese si deprime la volontà di resistere.Abbiamo celebrato poche settimane fa il 25 aprile e il Primo Maggio: occasioni che ripropongono ogni anno, finalmente e non ritualmente, l’uomo al centro dell’ascolto e della riflessione.L’uomo che, nella storia, ha saputo essere progetto, resistenza, aiuto, fratellanza, solidarietà, sostegno, difesa e, sempre, è stato storia.Con questi uomini arrivati fra noi un anno fa riproviamo a essere storia e liberazione: storia perché una comunità oggi può e deve saper riscrivere nuove pagine di umanità e di accoglienza, liberazione perché nessuno può illudersi di sfuggire nella solitudine al disastro dell’economia e del mercato.Sospesi: a fare tirocini, a sfruttare borse lavoro messe in campo con acume e perspicacia, disponibilità singolari, straordinarie ma, purtroppo, limitate; non è una guerra fra poveri, è un mondo d’amore!Sospesi: sospesi tutti, profughi e immigrati, disoccupati e esodati, poveri cronici e nuovi poveri; anziani, donne e bambini. Sospesi tutti, ma non soli, là dove l’attenzione, la consapevolezza, la fede e la cultura possono costruire rete e, nella rete, diventare proposta, provocazione, azione!Sospesi: alla volontà politica di individuare le necessità e formulare risposte adeguate, efficaci, di prospettiva; alla capacità della società civile di saper cogliere, interpretare e supportare tutte le povertà e le criticità della comunità nel suo complesso; alla fedeltà di chi crede al messaggio evangelico: “Ero forestiero e mi avete accolto” (Mt. 25, 31-46).

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