Dal procuratore precisazioni sull’omicidio

Ho letto con stupore gli articoli della vostra giornalista sul tragico episodio che ha visto la povera Angelica Timis vittima di una violenta e criminale aggressione. Con stupore perchè riporta una serie di notizie prive – per quanto consti alle Forze dell’ordine (e, ovviamente, alla Procura di Lodi) - di qualsiasi fondamento.Innanzitutto si rileva una palese contraddizione laddove l’articolista, dopo aver accennato, in altra parte del giornale (pagina 52 del 24 maggio 2013), a presunte voci di non meglio identificate “signore di ogni età” secondo cui “tutti sapevano che non la lasciava in pace….ha continuato a tormentarla…”, riferisce che “ a chi le chiedeva come andava la 35enne rispondeva nascondendo le atrocità di cui era vittima…”. Non ben s’intende insomma come “tutti” potessero sapere se la povera Angelica nascondeva la verità.Ma, al di là di tal pur importante considerazione, resta la verità storica – per quanto consti – che purtroppo la Temis una sola volta, nel gennaio 2012, presentò una querela nei confronti del Ciceri allegando un referto ospedaliero attestante una patologia da stress con prognosi di gg. tre. Tale querela fu rimessa dalla Temis nel successivo mese di marzo e non risulta che dopo siano mai state proposte altre querele, denunzie o doglianze, neanche in forma orale, nei confronti del Ciceri.Appena la collega Mantovani, PM di turno, accorsa sul posto, mi ha informato del tragico evento, mi sono subito preoccupato di verificare l’esistenza di eventuali precedenti. Ebbene, al di là della citata querela e relativa rimessione, null’altro è risultato a carico del Ciceri. Anzi, il Comandante della stazione dei CC di Guardamiglio, militare da tutti stimato per scrupolo e professionalità, mi ha precisato che l’abitazione della Timis trovasi in posizione non distante dal suo Ufficio e che nei frequenti, occasionali incontri la donna mai nulla gli ha riferito sui presunti comportamenti violenti e vessatori del Ciceri, tanto meno sugli atti di “stalking”, dopo l’ultimo dei quali (“l’ennesimo” secondo l’articolista) Angelica “si era presentata in Caserma per denunciarlo ai carabinieri… poi ieri la tragedia”: come s’è detto l’unica querela, poi rimessa, fu proposta nel gennaio 2012.Gentile direttore, le mie precisazioni tendono solo a ristabilire la verità storica dei fatti ed a fugare il sospetto che la tragedia, per eventuali premonitori episodi di violenza non perseguiti, secondo l’articolista “ben noti a tutti”, potesse evitarsi; e che, al di là delle intenzioni della giornalista, la vicenda possa prestarsi a inutili e ingenerose strumentalizzazioni mediatiche.Certo, di fronte a tali drammatici eventi tutti dovremmo chiederci se e cosa si poteva fare di più. Domanda che, nel caso, dovrebbero porsi soprattutto coloro che “sapevano”, se davvero “sapevano” (ad esempio il Sindaco di Guardamiglio ha dichiarato in televisione che la Timis “era perseguitata da mesi”). Perché è ben vero che si sarebbe trattato di reati procedibili a querela e non sarebbe stato sufficiente riportare la notizia all’Autorità per l’avvio di un procedimenro penale e per l’adozione di eventuali provvedimenti ristrettivi, ma ciò sarebbe stato sufficiente – e forse utile – almeno per attivare servizi di vigilanza e sorveglianza preventivi intorno all’abitazione della Timis e del suo giovane figlio (al quale va un affettuoso abbraccio di solidarietà, insieme al giovane coraggioso che ha tentato di fermare la mano del Ciceri).Ma, sul tema della prevenzione in generale, a Lodi e nel Lodigiano, sarà il caso di ritornare.Con molta cordialità

© RIPRODUZIONE RISERVATA