Nei prossimi giorni la nostra attenzione sarà concentrata sull’evolversi della questione siriana e sulle sorti dell’esecutivo nazionale in relazione agli sviluppi della vicenda Berlusconi. Due temi che stanno monopolizzando sia i contenuti giornalistici sia le quotidiane discussioni di ognuno di noi. Due temi chiaramente ben diversi: drammatico e preoccupante il profilarsi di un attacco militare verso una Siria già auto dilaniata dal regime; stucchevole e scoraggiante il risiko politico inscenato per l’agibilità politica di Berlusconi distogliendo l’attenzione dai problemi del paese e della gente. C’è però una domanda comune che mi balza alla mente quando penso a queste vicende: quale democrazia abbiamo in mente? Dietro a queste gravi questioni e alle reazioni da esse generate c’è infatti una grave carenza del senso democratico dell’essere comunità globale o nazionale. Quale democrazia stiamo costruendo per il nostro pianeta se continuiamo ad ampliare la frattura tra ricchi e poveri del pianeta? Quale democrazia abbiamo in mente se pensiamo che i ponti si possano edificare con le armi e con il sangue? Quale democrazia costruttiva e dialogante vogliamo organizzare in un confronto solo tra i grandi del pianeta e nel continuo ostentare veti reciproci? Quale democrazia vantiamo nel chiedere al parlamento di un paese se vuole bombardare la terra di altri? La questione Siriana non si risolve con un’incursione, con un attacco presunto intelligente, non si risolve pensando solo alla Siria! Emerge una comunità mondiale disunita e senza quel senso comune di costruzione di un orizzonte di pace che gioverebbe a tutti: non ci sarà pace senza giustizia! Allo stesso modo, guardando all’orizzonte nazionale, mi vien da chiedermi quale sia quella democrazia che prosegue a ricatti politici; quale sia quella democrazia dove non puoi fare scelte che non siano obbligate: dalla crisi, dall’esito elettorale, dal rispetto dei conti pubblici, dalla salvaguardia di interessi particolari. Mi vien da chiedermi quanto sia maturo il nostro senso democratico se ci servono una legge ed una sentenza per determinare “l’agibilità politica” di un personaggio: non bastano la legge morale e l’etica! Mi vien da chiedermi quale sia l’interesse democratico nel considerare assolutamente determinanti le sorti di una persona rispetto alle politiche per il lavoro di fronte ad un numero di disoccupati in continuo aumento. Mi vien da chiedermi quale sia il senso democratico di considerare primaria la partecipazione di una persona alle istituzioni rispetto ad migliaia di persone che vengono emarginate ed escluse dalla partecipazione sociale. Mi vien da chiedermi quale sia il nostro equilibrio democratico quando crediamo che si possa costruire la democrazia continuando a non far scegliere i cittadini con una legge elettorale che coltiva l’anonimato e il potere delle corporazioni di partito. Mi vien da chiedermi quale sia il significato democratico di sottoscrivere dei referendum sui quali non si è d’accordo. Mi vien da chiedermi se questa democrazia sia quella che sognavano i padri della nostra carta costituzionale.La democrazia non è solo un sistema di governo democratico, la democrazia non è solo il “governo del popolo”: la democrazia è soprattutto il governo “per il popolo e con popolo”. Èla capacità di una comunità di orientarsi ai bisogni della gente e di costruire con i suoi membri strutture sussidiarie di libertà e partecipazione. Nell’epoca della globalizzazione questa attenzione alla gente deve necessariamente essere un’attenzione su scala planetaria puntando a quel “progresso dei popoli” che è stato motore delle politiche di cooperazione e sviluppo degli ultimi decenni che devono essere sostenute e potenziate. A livello nazionale occorrerà riconcentrarsi primariamente sulle politiche industriali e di sostegno all’occupazione: senza lavoro non c’è partecipazione e non c’è democrazia. Parallelamente servirà riempire di un contenuto di democrazia sostanziale le nostre strutture politiche, riaprendosi al civile, all’alternanza, alla trasparenza ed ad un profondo e disinteressato senso di servizio. Vorrei che queste vicende ci portassero a questo salto di maturità democratica, un percorso di crescita che spero possa partire da un illuminante gesto di pace verso il popolo siriano.
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