Occorreva ce lo svelasse l’“International Herald Tribune” per sapere che in Italia molte attività economiche non potrebbero esistere e resistere se non ci fossero gli immigrati stranieri a darci una mano, anzi due. Come già accaduto altre volte, quando un giornale straniero s’interessa di cose italiane, qui da noi è subito notizia. E così, grazie al giornale americano che li cita in un servizio di prima pagina, veniamo a conoscere i “bergamini”, termine di origine lombarda (da Bergamo) che finora a molti italiani era forse sfuggito anche se è in tutti i vocabolari insieme a “bergamina”. Chi sono i “bergamini”? Sono gli addetti alle vacche da latte, chiamate appunto “bergamine” all’uso regionale. Una volta i bergamini erano italiani. Adesso – è la bella scoperta dell’“Herald Tribune” – sono quasi tutti indiani, per lo più di religione Sikh, provenienti perciò dalla regione del Punjab, dove la comunità religiosa, molto diffusa in India, è nata. Esperti già nei lavori di stalla, da venti anni a questa parte (da quando è iniziato il flusso immigratorio) i bergamini sikh hanno pian piano preso il posto dei lavoranti, così come degli allevatori locali, in molte aziende lattiero-casearie della pianura padana, in particolare nella provincia di Cremona, la zona scelta a campione dall’inviato dell’“Herald” per la sua inchiesta. Il quale è andato a spulciare finanche l’elenco telefonico provinciale e ha notato che tra i cognomi più diffusi figura Singh; e non potrebbe essere altrimenti, visto che al loro nome di nascita i Sikh (“discepoli”, in lingua indiana) usano aggiungere il titolo di Singh (“leone”).Gli indiani hanno sostituito gli italiani, e salvato la nostra economia, ha dichiarato papale papale il sindaco di Pessina Cremonese, Dalido Malaggi, “perche i nostri giovani non vogliono più lavorare con le mucche”. Un lavoro, sia detto per inciso, sempre più meccanizzato e dunque tale da non sfiancare, ma tant’è. La citazione di Pessina Cremonese non è casuale. Proprio in questa località il 21 agosto scorso è stato inaugurato “il più grande tempio sikh in Europa”, almeno così è definito, nonostante le proteste della Lega. Non bastasse la dichiarazione del sindaco di Pessina, anche il presidente della Coldiretti di Cremona, Simone Solfanelli, riconosce che senza gli indiani “vi sarebbero grosse difficoltà a mandare avanti la produzione di latte”. Latte – un milione di tonnellate all’anno, unicamente nella zona del Cremonese – trasformato per la maggior parte in Grana Padano. A questo punto c’è solo da temere che gli indiani sikh, forti dell’esperienza acquisita, decidano di tornare in patria, si mettano a produrre formaggio grana in India, e ce lo mandino in Italia con tanto di marchio “Grana Padano” (e magari a un prezzo più abbordabile). Il che, a ben vedere, sul piano della qualità, non sarebbe poi un’azione così riprovevole, considerato che, con le mucche e il latte, loro ormai ci sanno fare meglio degli italiani.
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