Cinque anni fa i cittadini elettori del Lodigiano hanno compiuto una doppia scelta a livello locale: hanno indicato il sindaco del loro paese di residenza e hanno eletto il presidente della Provincia, dando a quest’ultimo il compito di “tenere insieme il territorio” al di là dei singoli campanili, in una prospettiva sovra comunale e di comunità allargata. Il prossimo 25 maggio la scelta sarà invece solo una: quella del sindaco e del consiglio comunale, ai quali sarà però affidato anche il compito di eleggere gli organismi di governo provinciali, senza che questo affidamento sia, purtroppo, né esplicito né delineato nei suoi contenuti politico amministrativi. In quanto ente di secondo livello (così come previsto dalla riforma) la Provincia sarà infatti amministrata da un Presidente e da un Consiglio eletti, tra gli amministratori locali, dai sindaci e dai consiglieri comunali dei 61 comuni del territorio, quindi non più indicati direttamente dai cittadini lodigiani. Ciò fa sorgere alcuni interrogativi: è presente questa prospettiva nei programmi dei candidati sindaci? Che idea hanno i candidati sindaci e le liste a loro collegate del nuovo ruolo e dei nuovi compiti della Provincia? Si discuterà, nella campagna elettorale che si è appena aperta, del futuro del Lodigiano come area vasta? Gli elettori lodigiani hanno consapevolezza che, scegliendo il sindaco e i consiglieri comunali, affideranno loro anche il compito dell’amministrazione provinciale? Che è un po’ come chiedersi: coloro che si sono candidati a fare gli amministratori locali hanno consapevolezza del fatto che dovranno assumersi un ruolo preciso e compiti impegnativi nella salvaguardia e nel potenziamento del “sistema lodigiano” nel suo complesso? O ancora più seccamente: quale idea di Lodigiano hanno in testa i candidati alle prossime elezioni amministrative? Perché una cosa è certa: se tra i nuovi amministratori non circolerà un’idea forte di Lodigiano, la tenuta del nostro territorio, troppo piccolo per imporsi nei confronti di quelli vicini, e la coesione della nostra comunità territoriale, ancora bisognosa di crescere nel percorso di costruzione della propria identità sociale, rischiano semplicemente di squagliarsi.Perché ciò non accada è allora forse utile riconsiderare qualche idea scaturita dal lungo percorso degli Stati Generali del Lodigiano e riportata nel Libro bianco per il futuro del Lodigiano, alla cui scrittura hanno contribuito più di cento rappresentanti della società civile, che hanno voluto dare un contributo alla loro Terra e alle comunità che la abitano. La prima idea forte è quella del Lodigiano come un’unica comunità di 230 mila persone, composita, diversificata, oggi arricchita anche da numerose etnie, ma fondamentalmente radicata nell’alveo di una tipica tradizione storica e culturale. Questo significa che sarà sempre più necessario alzare lo sguardo dai problemi dei singoli paesi per guardare all’insieme del territorio, nella consapevolezza che il percorso appena timidamente avviato delle associazioni tra comuni per la gestione delle funzioni e dei servizi è solo il punto di partenza di un cammino difficile ma ineludibile, che dovrà necessariamente portare alla costruzione di unioni tra i comuni di medie dimensioni e di fusioni tra i comuni più piccoli. Solo così sarà possibile immaginare un futuro migliore per le nostre comunità, fatto di servizi più diffusi ed efficienti. Una seconda idea – ahimè assai difficile da far digerire a molti amministratori comunali vecchi e nuovi – è quella che si possa coniugare lo sviluppo economico del nostro territorio senza passare necessariamente attraverso un forsennato consumo di suolo nella forma sia di insediamenti residenziali che produttivi. Il recupero e la rifunzionalizzazione delle aree già edificate e/o dismesse, la valorizzazione delle zone di maggior pregio ambientale, il lancio di forti e significative proposte turistiche anche in concomitanza con Expo 2015, la valorizzazione della vocazione agricola e delle potenzialità agroalimentari del territorio lodigiano, possono rappresentare la strada da percorrere nei prossimi anni, forse molto difficile se affrontata unicamente con l’attenzione ai particolarismi dei singoli comuni, ma sfidante, concreta e realistica se sapremo fare sistema. E ancora: la tutela e la promozione dei beni comuni e poi la fondazione di un nuovo sistema di welfare comunitario, in cui i soggetti pubblici esercitino un ruolo di indirizzo, ma in cui venga valorizzato e integrato l’apporto e la partecipazione imprescindibili dei cittadini, del volontariato e delle parti sociali. Sarà allora decisivo che prima del 25 maggio ogni lodigiano guardi bene negli occhi i propri candidati e scruti dove essi volgono lo sguardo: se solo su qualche piccolo interesse di campanile o su un’idea forte di comunità lodigiana allargata, che partecipa alla costruzione di un sistema territoriale unitario, naturale proseguimento del cammino sociale che dura ormai da più di un millennio.
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