Ha successo chi la spara più grossa

L’Italia è un Paese di santi, poeti, navigatori ecc., ma soprattutto di… parlatori. La grande tradizione di maestro parlatore (per usare un eufemismo) è cominciata con Mussolini, quello che, tra l’altro, mandava in guerra gli italiani a conquistare il mondo al grido di “armiamoci e partite” o che inviava a combattere i nostri militari in inverno in Russia con le scarpe di cartone per conquistare il mondo. Nella lista dei parlatori occupa un posto di rilievo Berlusconi che, imprenditore di successo, ha governato questo Paese per circa vent’anni promettendo in tutte le “salse televisive” prosperità e benessere con i risultati che tutti possono vedere. Ma come dimenticare Vendola, l’ecologista “in lotta” con la famiglia Riva, con i soci di svariato colore che hanno sempre passato la vita più che che a produrre risorse, ad occuparsi della loro distribuzione e che vorrebbero l’accoglienza in Italia senza se e senza ma, scaricando naturalmente i costi di questa accoglienza sulle spalle del povero Pantalone e percependo nella loro funzione pubblica stipendi da capogiro? Ora un altro parlatore si sta facendo strada come emblema del nuovo che avanza: Matteo Renzi, presente in tutte le televisioni ad inondarci di chiacchiere sul bene dell’Italia e al timone di un carro sul quale molti democratici (fra cui molti nemici di qualche mese fa) fanno a spinte per salire e che, avendo vinto la battaglia per la segreteria del Partito Democratico, ci promette che tutto cambierà. Vedremo! Certo, rispetto a coloro che ci governano attualmente e che dichiarano, non si sa se per convinzione o per insipienza, che la nuova legge di stabilità non metterà le mani nelle tasche degli italiani, si può anche migliorare, ma non c’è mai limite al peggio. Anche a Lodi i politici fanno la loro figura nell’arte della chiacchiera. A livello locale la destra e la sinistra durante la campagna elettorale per le elezioni comunali facevano a gara a sollecitare i cittadini a proporre idee e progetti da realizzare: sembrava di essere nel Paese del bengodi. Dopo le elezioni chi ci amministra non riesce neanche a trovare i soldi per riparare con un po’ di catrame una strada piena di buche o a dare il diserbante in tutte le strade d’estate o a riverniciare le strisce pedonali divenute invisibili; in compenso per poco non è riuscito a farci pagare l’IMU sulla prima casa cancellata dal governo nazionale ed ha aumentato l’IMU sulle seconde case e l’addizionale IRPEF comunale. E ciò per “l’astuto atteggiamento” di strappare allo Stato contributi più cospicui quasi pensando allo Stato come a una entità esterna e non come all’avvoltoio nazionale che compete con l’avvoltoio locale per contendersi il cadavere del povero Pantalone. Per questo l’Italia è un “grande” Paese, perché qui la chiacchiera regna sovrana, i fatti un po’ meno. I lavoratori, nonostante la forza dei sindacati, percepiscono salari tra i più bassi della Comunità europea, mentre i datori di lavoro pagano per lavoratore un costo tra i più alti, le trattenute per i lavoratori per la pensione che avranno molto tardi e ridotta sono le più alte in Europa, la produttività è tra le più basse, il costo dell’energia è tra i più alti, l’indebitamento dell’Italia è secondo solo alla Grecia, i costi della politica sono tra i più alti del mondo, la burocrazia è alle stelle, i servizi sono di bassa qualità, la criminalità organizzata è fiorente, il rispetto delle regole fa ridere. Ed allora siamo proprio il paese delle… chiacchiere e chi più la spara grossa più ha successo. Durerà?

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