Sono venuto a conoscenza attraverso i media, in particolare il servizio de “Il Cittadino” di lunedì 1° giugno, dell’iniziativa dell’Associazione Muslim’s Da ‘Wa ‘H Street per far conoscere l’Islam alla cittadinanza, iniziativa per altro promossa anche in altre città. Non conosco i termini della proposta, i contenuti, e quanto era possibile vedere e conoscere attraverso il gazebo appositamente allestito. Mi dolgo di non esserne stato informato altrimenti, nei limiti del possibile l’avrei visitato. Ritengo solo che davanti ad un’iniziativa a detta degli organizzatori con finalità di divulgazione, dialogo con i passanti e probabilmente anche di conoscenze di tipo culturale oltre che religioso la reazione è sempre triplice: l’indifferenza, la curiosità e il desiderio di conoscere e di confrontarsi e la paura a volte dettatasegue Dalla prima paginaIl dialogo èl’unica stradapossibile e alimentata anche da altri fini e convenienze. Personalmente non ritengo che ci troviamo davanti ad un tentativo di “colonizzazione” o di progetto di “islamizzazione” della nostra società e vorrei semplicemente ricordare che l’Islam inteso sia nel suo aspetto religioso che culturale è un fenomeno complesso, variegato che merita studio, approfondimento e conoscenza, così del resto come ogni fenomeno religioso e culturale, cristianesimo compreso. Quanto al concetto di reciprocità è vero che non sempre è rispettato, ma è anche vero che spesso non conosciamo fenomeni di reciprocità molto belli che fanno ben sperare per il dialogo tra le religioni in vista del bene comune della pace e della salvaguardia del creato. Lo dico per l’esperienza che ho di missionario in paesi musulmani come il Niger, dove la piccola minoranza cattolica (70 persone in una città di allora 50.000 abitanti) l’ultima domenica di Quaresima organizzava per le vie della città la Via Crucis senza problemi, minacce o boicotaggi di nessun genere. E questo accade in parecchie realtà del mondo musulmano, certamente non in tutte. Termino affermanfo che non si deve comunque essere ingenui o “falsi buonisti”, ma la strada del dialogo e della tolleranza, di cui il gazebo in piazza a Lodi con relativo permesso del Comune è segno, sono l’unica strada possibile e percorribile nell’attuale contesto culturale, sociale e politico. “Non costruiamo muri ma ponti” ha detto San Giovanni Paolo II e il suo successore Francesco. Quanto ad eventuali interrogazioni parlamentari e regionali, mi sembra francamente eccessivo creare un caso la dove caso proprio non c’è.
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