Il sentimento di appartenere al Lodigiano

Prendendo spunto dal dibattito sulla manovra finanziaria, in particolare sul taglio alle Province italiane, di cui anche a Lodi si sta naturalmente discutendo nelle sedi istituzionali e tra la gente, vorrei proporre alcune riflessioni dal punto di vista di un amministratore ‘di lungo corso’. Ho partecipato nella mia veste istituzionale, insieme a molte personalità del mondo politico ed economico locale, alla riunione della scorsa settimana a Palazzo San Cristoforo, dove il presidente Pietro Foroni ci ha convocati per tastare il polso del territorio e giungere, se possibile, ad una comune presa di posizione in un momento così importante per la nostra storia. Ho riscontrato nella serata, su cui non mi soffermo perché anche questo quotidiano ne ha già meritoriamente riportato la cronaca e gli interventi, un segnale a mio giudizio positivo e benaugurante: la difesa dell’autonomia territoriale del Lodigiano è una battaglia di tutti, per la quale si lotta oltre gli steccati delle diverse posizioni politiche. Non nascondiamo certo le divergenze tra partiti e personalità, che esistono ed emergono sia nei discorsi pubblici sia nelle cronache dei giornali, ma l’obbiettivo di salvare un’autonomia lungamente attesa e faticosamente conquistata agli albori degli anni ’90 del ‘900 è oggi unico, comune, indiscutibile. Bene ha fatto, a questo proposito, il sindaco della città Lorenzo Guerini in un intervento davvero apprezzato e ricco di interesse, a ricordare le origini nobili di un’idea che, nell’azione convinta di alcuni lodigiani che hanno speso anni ed energie per realizzarla, si è infine concretizzata. Posso affermare con orgoglio e una certa nostalgia il fatidico ‘io c’ero’: ho visto, ho ascoltato, ho contribuito a quella battaglia che in tanti ritenemmo e riteniamo tuttora buona e giusta. Lo stesso «Cittadino» e il suo direttore Pallavera, che oggi ospitano il mio intervento, non hanno mai fatto mistero di sostenerla e approvarla fin dall’inizio, di gettare semi di unità e di valorizzazione della specificità locale, senza tentennamenti. Il sogno di un’unità che da un lato valorizzasse e dall’altro preservasse le ricchezze umane, storico-culturali, agricole ed ambientali del lodigiano rispetto al milanese è stato costruito con tenacia ereditando 40 anni di gestione del Consorzio del Lodigiano, amministrato poi con cura dalle Giunte e dai Consigli che si sono alternati dal 1995, infine portato a livelli ottimali da tante persone che in quasi vent’anni di esistenza della Provincia vi hanno lavorato. Dipendenti pubblici, collaboratori professionali, politici, esponenti del mondo economico ed imprenditoriale, associazioni, volontari: donne e uomini che hanno lavorato sodo per il Lodigiano e il suo sviluppo. Non mi pare, guardando con lucidità e non con pressappochismo, a tutto questo, che non se ne siano visti i risultati. Così come non mi pare affatto si siano sprecate montagne di quattrini per tenere in vita la Provincia di Lodi, che invece ha rappresentato il ‘volano’ di uno straordinario impulso per opere pubbliche stradali e scolastiche, salvaguardia dell’ambiente, costruzione di relazioni industriali e sindacali, coordinamento urbanistico sovra-comunale, eventi culturali di livello, forte intervento risolutivo e programmatorio nei temi sociali, su tutti l’immigrazione straniera su cui si è fatto, è bene ricordarlo, a detta di tutti uno straordinario lavoro di integrazione nel Lodigiano. Non è, a mio parere, togliendo la Provincia che si risolve il problema degli sprechi pubblici e delle improduttività, dei costi esagerati della politica e dei ‘doppioni’ tra Enti: mi pare anzi vi sia ben altro da fare e a livelli gestionali più alti, così come sono altri i luoghi, spesso ubicati non nei territori locali, in cui un’azione di dimagrimento e semplificazione dev’essere compiuta. Personalmente poi, avendo maturato una corposa esperienza istituzionale che consente uno sguardo retroattivo di rilevante portata, credo poco ad una riforma per via costituzionale delle province in Italia: sappiamo come funzionano questi meccanismi, soggetti a tempi e modi che sconsigliano anche solo un cauto ottimismo.Chiudo il mio intervento con la speranza che il tempo davanti a noi lodigiani diventi occasione per rinsaldare, al di là di quel che attendiamo di capire dalle mutevoli previsioni legislative, il sentimento di appartenenza al Lodigiano come ‘terra nostra’. In tanti si è lottato per questo, credo che i nostri concittadini lo sappiano bene e ne godano ancora oggi le buone ricadute.

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