Il vescovo, pastore vicino al suo popolo

Nella splendida cornice di piazza della Vittoria addobbata a festa, ha fatto il suo ingresso in diocesi mons. Maurizio Malvestiti, il vescovo che papa Francesco ha scelto perché si prenda cura del gregge di Dio che è in Lodi. Una celebrazione, quella svoltasi domenica nella cattedrale di Lodi, che è stata molto suggestiva e carica di significati, perché ha ricordato a tutti noi che il Signore, il Dio tre volte Santo, che si è manifestato in pienezza nella persona del Figlio suo Gesù, ha mantenuto ancora una volta la sua promessa, che aveva espresso attraverso il profeta Geremia: “Dabo vobis pastores iuxta cor meum” (vi darò pastori secondo il mio cuore 3,15).Sì, anzitutto questo significa l’ingresso del vescovo Maurizio all’interno della comunità ecclesiale di Lodi, un pastore che è dono del Signore e che come tale va accolto e va salutato, vedendo in lui la cura e la premura che il Signore nutre nei confronti del suo popolo, come ci ha ricordato il profeta Ezechiele, la cui parola è risuonata nella prima lettura della celebrazione eucaristica di domenica. Evento spirituale, dunque, che va vissuto con la consapevolezza che la vita della Chiesa è e rimane sempre sotto il primato del Signore e della sua parola, che indica ai credenti il cammino da percorrere per giungere a compiere la sua volontà.Proprio la dimensione spirituale e contemplativa ha caratterizzato l’inizio dell’ingresso del Vescovo Maurizio all’interno della Diocesi di Lodi, con la sosta presso il monastero delle Suore Carmelitane. Una tappa significativa perché ricorda a tutti noi che la vita cristiana è sotto il segno di uno sguardo che va mantenuto fisso su Gesù “autore e perfezionatore della nostra fede” (Eb 11,40), come ha ricordato lo stesso Vescovo durante l’omelia tenuta in cattedrale durante la concelebrazione eucaristica.Uno sguardo, quello contemplativo, che non impedisce di immergersi fino in fondo nel mistero della vita quotidiana, fatta di fatiche, di difficoltà, di conflitti, di gioie e di dolori, che il credente è chiamato a vivere sempre nella consapevolezza che in ogni evento della vita è possibile vedere una strada che conduce a Dio, come amava ripetere D. Bonhoeffer, pastore protestante vittima della follia nazista.Il Vescovo Maurizio, nella sua omelia, ha voluto sottolineare proprio questa dimensione, laddove ha espresso il vivo desiderio di essere “vicino” a quanti faticano all’interno della vita, desiderio espressione di una solidarietà capace di rendere presente il volto misericordioso del Signore, che ascolta sempre il grido del suo popolo e che di quei figli si prende cura.Questa vicinanza, che si traduce in solidarietà a trecentosessanta gradi, diventa espressione di una comunità, quella cristiana, che non vuole rimanere chiusa nei suo recinto, nel suo ovile, ma che desidera muoversi verso le “periferie” del mondo, per prendersi cura di tutte le pecore malate, ferite, e bisognose di cura. Una Chiesa che, nella figura del suo pastore, si dimostra in uscita, capace cioè di accettare le nuove sfide che la cultura, l’economia e la società in genere le propongono e che, proprio per questo, devono essere accettate con rinnovata fede e fiducia in Dio, che di questa storia è e rimane Signore.Una vicinanza, quella che il Vescovo Maurizio ha voluto affermare, che raggiunge anche coloro “che non appartengono ai discepoli di Cristo o si sentissero incerti o in conflitto con la dimensione religiosa, indifferenti o stanchi, delusi e feriti o scandalizzati”, vicinanza che diventi capace di creare dialogo e non contrapposizione, comunione di vita e non separazione.Con parole coraggiose, il nuovo Vescovo di Lodi ha voluto esprimere piena solidarietà anche nei confronti di coloro che vengono “da lontano” e chiedono “dignità e lavoro”, arrivando ad affermare di voler essere servo di tutti.Sì, una Chiesa, quella di Lodi, chiamata dal suo pastore a farsi serva, a piegare le ginocchia mettendosi a servizio di coloro che esprimono con tutta la loro vita la fatica del vivere e la ricerca di una giustizia che non può essere solo al di là della storia.Un servizio umile che fa diventare la vita della Chiesa e del suo pastore sempre più evangelica, a immagine cioè di colui, Gesù, che è evangelo, vale a dire buona notizia di Dio in mezzo agli uomini.Nella parole del Vescovo Maurizio, è possibile poi intravedere come questo suo desiderio di essere vicino a chi si trova nelle periferie esistenziali della vita non gli impedisca di avere uno sguardo altrettanto vicino e fraterno nei confronti delle parrocchie, cioè di quelle comunità che costituiscono il tessuto della chiesa di Lodi. In questo pensiero rivolto alle comunità cristiane è possibile vedere il desiderio di entrare in dialogo con coloro che ogni giorno cercano di rendere presente la buona notizia del vangelo nella storia, diventando testimoni di quel mistero che è la vita stessa di Gesù.Un Vescovo che fa del dialogo con i presbiteri e con i laici un punto cardine del suo ministero è espressione di una chiesa che sceglie di fare della sinodalità un punto di forza, che sceglie cioè di ascoltare tutti coloro che di quella comunità fanno parte, mettendo in atto così l’adagio patristico secondo cui ciò che riguarda tutti, deve essere discusso e approvato da tutti.Sì, perché il cammino della Chiesa è sempre un camminare insieme nella sequela dell’unico Maestro che indica la strada e che rende capaci tutti di sopportare le fatiche del cammino stesso.Una vicinanza che si nutre di ascolto paziente e di amorevole sollecitudine nei confronti di chi ogni giorno fatica a cercare di far aderire la sua vita al Vangelo, accettando le sfide che la storia propone.Una solidarietà, quella del Vescovo, che lo rende fino in fondo un cristiano con coloro che sono cristiani, come amava ricordare Sant’Agostino, e che per questo lo impegna a vivere un amore senza riserve per quel gregge affidatogli dal Signore.La vicinanza espressa in modo chiaro dal Vescovo Maurizio è una vicinanza evangelica, espressione di una Chiesa che sceglie di farsi prossima all’uomo e che sceglie di non giudicare, ma di aiutare coloro che sono nella difficoltà e nel dolore, accettando così le sfide del mondo moderno, senza “temere mai le sorprendenti novità di Dio” che , come ci ha abituato a pensare papa Francesco, sono sempre occasioni in cui mostrare, testimoniandola, la misericordia del Signore.Una missione, quella che il successore di San Bassiano ha delineato, che trae origine dall’alto e che diventa espressione di un primato , quello di Dio, che i suoi discepoli sono chiamati a riconoscere con il dono stesso della loro vita. Una missione, ha sottolineato il Vescovo di Lodi, che trova la sua sintesi nel “dare la vita senza mezzi termini” e soprattutto “senza rimpianti”, trovando nell’amore vissuto da Gesù sulla croce la sua fonte inesauribile e ineguagliabile.Le parole del Vescovo Maurizio diventano allora per tutti i fedeli della chiesa di Lodi un chiaro impegno a seguire il proprio pastore sulla via tracciata dal Maestro, dal Signore, da colui che è stato pastore buono, bello e, soprattutto, sempre fedele al Padre, capace di fare di quel servizio un capolavoro, un’opera d’arte, in cui si è potuto vedere, in modo definitivo, il volto di Dio.

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