Islam, i nodi vengono al pettine

di Mario Ferrari

La storia sta facendo crollare, una dopo l’altro, ad effetto domino, stati islamici da secoli dominanti in paesi quali l’Egitto, la Tunisia, la Libia...

Quei paesi, ossia, che costituiscono il mondo o l’emisfero mussulmano, contrapposto al resto dell’umanità. Da poco abbiamo assistito allo sciogliersi di un altro mondo, quello marxista comunista russo, che si contrapponeva all’emisfero euro americano. Oggi la demarcazione mondiale è fra Oriente islamico e Occidente libero. Una demarcazione che non è solo ideologica ma anche armata. Il terrorismo islamico, e non solo Al Qaeda, tiene infatti in continua allerta l’altra parte del mondo.

Secondo l’Islam “Humma” è il progetto finale di umanità in cui tutto il mondo sarà integrato nell’Islam. Il problema tra distinzione religiosa e politica per i musulmani non esiste. Infatti Maometto era capo politico e religioso, conquistatore di popoli con battaglie combattute in prima persona e con la propria spada ma è stato anche l’ispiratore del Corano. Ahmadinejad è convinto di avere bisogno di avere bisogno della bomba atomica per imporre l’Islam al mondo. Gheddafi, che ha seminato centinaia di moschee nell’Africa sub sahariana, nel suo ultimo viaggio in Italia ha dichiarato chiaramente il suo progetto di volere islamizzare l’Europa. Siamo ben lontani dalla chiara distinzione fra potere politico e potere religioso affermata da Gesù Cristo che disse: “Date a Cesare quello che è di Cesare, date a Dio quello che è di Dio”. La sorpresa del momento è che l’opposizione alla dominazione politica e culturale islamica non viene dall’Occidente ma parte dall’interno dell’Islam. Una rivoluzione che attraversa più o meno clamorosamente quasi tutti gli stati islamici. Come mai? I popoli arabi sono i più ricchi del mondo, hanno in mano le chiavi del petrolio. Dall’Arabia Saudita alla Costa Atlantica del Marocco camminano su immense riserve petrolifere. Solo l’Italia importa petrolio dalla Libia per 6,6 miliardi di euro e gas per 2,3 miliardi all’anno. In un reparto del palazzo di Ben Alì despota della Tunisia, sono state trovate banconote per 50 milioni di euro. Mubarak in Egitto, già all’inizio dei subbugli, aveva disposto 97 bagagli per l’estero. Un mese di vacanze a Dubai costa quanto sarebbe sufficiente per risolvere il problema della povertà del Terzo Mondo.

Eppure da questi paesi mussulmani doc parte una folla di povera gente per il mondo in cerca di pane. Lo vediamo in Europa e anche da noi. Le sommosse di oggi, sanguinose e coraggiose, mettono in questione tutto il sistema del mondo islamico. Sì, perchè l’Islam è religione ma anche politica insieme.

È il Corano stesso che non separa la religione dalla politica. Le sommosse di oggi chiedono libertà, lavoro, giustizia. La società mediatica e relazionale ha fatto loro scoprire che il riconoscimento dei loro diritti, anche quello della parità dell’uomo e della donna, anche quello di professare la fede di cui uno è convinto, è possibile e non può più essere dilazionato. L’elemosina prescritta da uno dei quattro pilastri del Corano non è la elargizione delle briciole ma il riconoscimento dei diritti umani. Lo smaccato capitalismo arabo vestito di religiosità ha finito il suo tempo.

È l’ora dei diritti umani.

Praticamente come l’immenso impero comunista russo, oggi crolla il mondo arabo musulmano.

Già lo scriveva negli anni ’20 il teologo Teilhard De Chardin: una religione che non rispetta i diritti umani, per quanto i miracoli faccia, non avrà avvenire.

Non gli sceicchi né i potenti, ma la gente apre a un mondo nuovo.

di Mario Ferrari

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