Politici ora basta” è lo strillo dell’imprenditore Diego della Valle. Condivisibilissimo, perché siamo stufi di troppe parole sprecate, di comportamenti ingiustificati, o di insensate delegittimazioni a opera della casta politica che ha smarrito la weberiana etica della responsabilità. Se la politica è l’arte del possibile (o del compromesso) le parole invece conservano intatto il loro peso e, se hanno un senso, nel tempo suonano a vanvera perchè oltraggiose, a fronte di promesse non mantenute oppure contraddette da mane a sera. Ghigno quando un certo Candiani ex segretario leghista di Varese a proposito delle ferme e convincenti parole del presidente Napolitano sulla nostra Repubblica (una e indivisibile, art. 6 della Costituzione), sgangheratamente afferma che sono “cose che fanno rivoltare le budella”. D’accordo che tutto ciò trova rispondenza nell’esempio di un cattivo maestro come il suo capo Bossi la cui ultima “goliardata” (questa volta amena più che ingiuriosa perché di solito le “sparate” tendono al peggio) è nel sostenere la candidatura del direttore generale del Tesoro Grilli (rispettabile e competente civil servant) giustificandola “perché è milanese”. Argomentazione ridicola di un “piazzista di nomine” (copyright Angelo De Mattia) di scarsa sensibilità istituzionale e povera Italia e poveri noi se pensiamo che Bossi è un ministro della nostra Repubblica e non dell’inesistente popolo padano, altra sua chimerica e fumosa aspirazione.La Lega Nord a suo tempo censurava la tradizione indiana dei raccomandati ed eletti da papà in figlio. Però il pluriripetente Renzo Bossi detto il Trota è un giovinetto figlio di papà da 150.660 euro netti all’anno come consigliere regionale, pari a tre governatori americani messi insieme, e così pure per l’igienista dentale (con la d) Minetti di berlusconiana sponsorizzazione (G.A.Stella, sul ‘Corriere della sera’ del 12 ottobre appena passato). E sul costo della politica e relativi privilegi da tagliare, tutti ne parlano, nessuno agisce. Dov’è finito lo slogan leghista “Roma ladrona”? E la riduzione dei parlamentari? Più nessuno parla ed è un’altra presa in giro. Altrettanto è per la vergognosa faccenda dei vitalizi, dove, oltre ad altri vantaggi, il sistema contributivo pei ‘lor signori’ non esiste, sembra che debba riguardare solo noi “grulli”, ma che grulli non siamo, né ingenui e nemmeno indifferenti, al massimo indifesi e penalizzati al cospetto della casta. L’ultima farneticante misura per i parlamentari in commissioni contempla per gli assenti una decurtazione della diaria, com’è giusto che sia, vista anche la scarsa frequentazione lavorativa settimanale, ma per i sempre presenti ci sarà l’aggiunta di un incentivo. Avvilente. E siamo stufi una volta di più.Altrettanto fa sorridere il segretario del Pdl Alfano quando raccomanda che “dobbiamo difendere Berlusconi”. E perché si deve difendere un indifendibile, incompatibile con la carica che ha, che prima lascia e meglio è? Possibile che non lo capisca l’interessato per primo e Alfano e gli altri per secondi? Resta però il problema a riguardo del successore. Chi? uno qualsiasi per caso? Quanta nebbia. In quanto all’opposizione è una forza inane che continua a sbagliare concependo come alternativa, più che un programma serio, il logoro cantilenante ritornello antiberlusconiano, tralasciando tutte le incomprensioni al suo interno, le varie contraddizioni a cominciare dalla formulazione di una proposta sulla riforma elettorale. Suona per caso come un discorso generico e qualunquistico il mio, da antipolitica? Direi proprio di no, perché è fatto da un cittadino normale, uno dei tanti, mai stato iscritto a un partito che però sente l’avvilimento, il fastidio del balletto dei politici che mentre stanno annegando pensano di salvarsi tirandosi su da soli per i capelli.Un dubbio però, anzi una certezza: purtroppo chi sta annegando è la nostra Italia, una e indivisibile, inno di Mameli compreso, incontrovertibilmente. E allora per chi votare? Sprofondante dilemma, e mentre cresce l’indignazione popolare, si capisce il successo dei “grillini”, evidente risultato di una parte dei delusi da questo modo di far politica.
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