La proposta: ripartire dai

comprensori

E se le nuove Province ripartissero dai “Comprensori”? L’ormai ineludibile riordino delle Province porterà ad una diversa articolazione dei territori con enti intermedi di area vasta, oltre a quelle che diventeranno città metropolitane. Enti provinciali con un’estensione territoriale in grado di assorbire aree territoriali fra loro molto diverse, soprattutto dovranno confrontarsi con un numero di comuni veramente considerevole (parliamo come minimo di 200/250 comuni).Pensare che un organo di secondo livello, cioè composto da persone che sono già amministratori di un Comune, che prevede solo un Presidente ed un Consiglio provinciale ridotto possa dialogare, conoscere, programmare e gestire territori ed amministrazioni tanto diverse, appare poco verosimile.Ecco perché da tutte le Istituzioni e dalle stesse forze politiche vi è l’unanime richiesta di riportare le Province ad esse Enti di primo livello, cioè con un Presidente ed un Consiglio provinciali eletti dal popolo, solo una legittimazione elettorale può dare quella autorevolezza necessaria al governo di una provincia di così rilevante estensione.Se, infatti, con le decisioni assunte nel dicembre scorso dal decreto Salva Italia poteva essere in parte comprensibile una logica di secondo livello, con il nuovo modello che sembra ormai delineato non ha alcun senso l’idea che Province più grandi, con un maggior numero di Comuni, con funzioni di governo di area vasta, debbano essere governate da pochi amministratori già impegnati nell’amministrazione del proprio Comune. Il Sindaco di una grande città, probabilmente della città capo luogo di provincia, che debba esercitare anche il ruolo di Presidente di Provincia rischia di non far bene il suo ruolo in nessuno dei due incarichi.Detto questo penso sia indispensabile che il Governo Monti riveda questa posizione e riconosca la legittimità del ruolo della Provincia come Ente di primo livello.Rimane comunque il problema che queste nuove province hanno un’estensione ed un numero di comuni veramente importanti, soprattutto se si considerano le materie nelle quali questo Ente deve operare. Questi compiti vanno dalla pianificazione territoriale e ambientale a quella dei servizi di trasporto compresa la costruzione, classificazione e gestione delle strade provinciali sino alla programmazione della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica delle scuole superiori., senza contare le materie per le quali la Provincia agisce su delega della Regione (Agricoltura, politiche del lavoro, ecc.).A questo punto ripropongo la domanda con la quale ho aperto queste mie righe.Cerco di illustrare perché dovremmo ripartire dagli ambiti territoriali comprensoriali, che poi chiameremo “comprensori”.Se immaginiamo la nuova provincia come appena illustrato, e consideriamo le materie nelle quali questa Ente deve operare, è evidente la necessità che aree omogenee come il lodigiano debbano avere la possibilità di rappresentare le proprie esigenze, avanzare proposte e pareri che riguardano la specificità del proprio territorio.Ciò consentirà di non perdere quella preziosa esperienza iniziata con il Consorzio del lodigiano e proseguita poi con la Provincia di Lodi.Il comprensorio dovrebbe essere individuato in modo da favorire un riequilibrio fra le parti del territorio provinciale e dovrebbe avere una dimensione tale da consentire un’organica programmazione economica e territoriale dei servizi di scala sovra comunale. E’ facile immaginare che realtà come il lodigiano, il cremasco o l’oltre Po pavese, solo per fare alcuni esempi, hanno queste caratteristiche, oltre che queste necessità.Questi comprensori sarebbero Enti di secondo livello, cioè composti da amministratori comunali per cui non comporterebbero maggiori spese. Cosa dovrebbe fare il “comprensorio”? Secondo me il ruolo principale dovrebbe essere quello di concorrere alla programmazione provinciale, formulando pareri e proposte nelle materie di competenza provinciale. Questi comprensori dovrebbero esprimere pareri sul piano territoriale provinciale, sul piano socio sanitario e comunque su tutti i piani settoriali dovrebbe essere prevista la possibilità di partecipare alla loro redazione. Ma potrebbe anche essere delegato dalla provincia alla gestione di servizi o opere che riguardano quello specifico territorio. Sono estremamente convinto che introduca un organismo tra singolo comune ed Ente provincia si potrebbero salvaguardare le esigenze del proprio territorio, ed anche i comuni continuerebbero ad essere protagonisti delle scelte sovra comunali.Questa proposta non è poi neanche tanto nuova se si pensa che già nel 1975, la Regione Lombardia, aveva approvato una legge (poi abrogata) che prevedeva la suddivisione del territorio regionale in comprensori.Ma anche l’attuale normativa regionale sembra favorire questo genere di aggregazioni. Basti ricordare che la LR 1 del 2000 (Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia) all’art 11 recita “ La Regione, gli enti locali e le autonomie funzionali cui sono trasferiti o delegati nuovi compiti possono individuare soggetti cui affidare, a seguito di valutazioni che ne rilevino l’opportunità in termini economici e tecnici,….la gestione delle funzioni e dei compiti di propria competenza”.

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