Ci sono alcuni punti fermi ma anche molte incognite nell’agenda politico-istituzionale dell’anno appena iniziato. Il calendario prevedeva un primo appuntamento per l’11 gennaio con il verdetto della Corte costituzionale sui referendum in materia di lavoro. Sui due quesiti (su tre) ammessi dalla Consulta si voterà secondo la legge in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, sempre che le norme oggetto della consultazione non siano modificate in modo significativo o che la legislatura si interrompa con elezioni anticipate (e qui siamo già nel campo delle incognite). Il prossimo appuntamento in calendario vede ancora in primo piano la Corte costituzionale, che il prossimo 24 gennaio deciderà sui ricorsi presentati contro la nuova legge elettorale, nota alle cronache come Italicum.
Non senza aver ricordato che dal 1° gennaio e per tutto il 2017 l’Italia sarà membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu, c’è da sottolineare che la primavera sarà segnata da eventi internazionali molto rilevanti. Il 25 marzo ricorrono i sessant’anni dei “trattati di Roma”, gli atti con cui furono istituite la Comunità economica europea e la Comunità europea dell’energia atomica, gli antecedenti diretti della Ue. Un anniversario che cade in un momento di grande difficoltà per la prospettiva europeista e che, al di là degli aspetti celebrativi che vedranno al centro la capitale italiana, diventerà motivo per fare il punto sullo stato dell’Unione e per confrontarsi sul suo futuro.
Il 26 e il 27 maggio, a Taormina, si terrà invece il G7, il supervertice economico che riunisce Usa, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Canada e Italia. Sarà la prima riunione con Trump presidente degli Stati Uniti e con Londra fuori dall’Unione europea. L’esperienza insegna che questi vertici rappresentano anche uno sforzo organizzativo eccezionale e richiedono misure di sicurezza straordinarie.
Se il tema delle elezioni anticipate, pur così centrale nel dibattito pubblico (e ci torneremo), non compare formalmente nell’agenda, un appuntamento elettorale di notevole rilievo è invece già programmato anche se non se ne parla ancora con intensità. Tra il 15 aprile e il 15 giugno è infatti previsto il voto in quasi mille comuni, tra cui quattro capoluoghi di regione (Genova, Palermo, Catanzaro e L’Aquila) e ventidue capoluoghi di provincia (Alessandria, Asti, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lanusei, Lecce, Lodi, Lucca, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Trapani e Verona). Tra i 990 comuni chiamati alle urne sono otto quelli che superano i 100mila abitanti.
Passata l’estate, in autunno, il Parlamento dovrà poi affrontare la sessione di bilancio, un passaggio politico fondamentale in cui dovrà essere presentata e approvata la manovra economica per il 2018, anno in cui arriverà a scadenza naturale la legislatura nata dalle elezioni politiche del febbraio 2013.
Le cronache ci raccontano quasi ogni giorno della sollecitazione che arriva da importanti personalità e forze politiche affinché si rinnovi quanto prima il Parlamento in conseguenza – questa la loro tesi – di un quadro radicalmente cambiato con il voto sul referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. Probabilmente nessuno è in grado di prevedere che cosa accadrà nei prossimi mesi. Certo è, però, che nel nostro ordinamento il potere di scioglimento delle Camere appartiene al presidente della Repubblica e che l’interruzione anticipata della legislatura presuppone che il Parlamento non sia più in grado di esprimere una maggioranza di governo. Il presidente Mattarella ha anche sottolineato più volte come prima di andare alle urne sia necessario mettere ordine nelle leggi elettorali, armonizzando i sistemi di Camera e Senato (attualmente ispirati a logiche opposte) per consentire al voto di fornire risultati chiari. Anche per questo c’è molta attesa per la decisione della Corte costituzionale sull’Italicum.
Se dall’agenda delle scadenze istituzionali si passa all’agenda dei contenuti, è veramente arduo anche soltanto tentare una sintesi. Basti pensare, a titolo di esempio, che ci sono da portare al traguardo ben quattro disegni di legge collegati a passate leggi di bilancio, due dei quali importantissimi: le misure di contrasto alla povertà e la riforma della giustizia civile. Intanto il nuovo ministro dell’Interno ha annunciato che entro gennaio presenterà un pacchetto sicurezza e un pacchetto immigrazione. E su quest’ultimo tema c’è da ricordare che è ancora ferma la legge sullo ius soli, che prevede finalmente il diritto alla cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri. Per non parlare delle cosiddette “politiche attive” per il lavoro dei giovani e dei provvedimenti di cui hanno un bisogno urgente e drammatico le nostre famiglie. Non è demagogia chiedere alla politica di sintonizzare i suoi tempi con quelli della società.
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