Legiferano sulla scuola: sanno cos’è?

Una scuola sempre più tecnologica e al passo coi tempi: ecco l’immagine che si vuole far passare agli utenti, quei milioni di famiglie con figli che frequentano la scuola dell’obbligo e spesso faticano a pagare il buono pasto. Si era cominciato con la scuola delle tre “i ” dell’ “Era Moratti”: informatica, inglese, impresa. Di quella scuola che avrebbe dovuto modernizzare docenti e piccoli utenti è rimasta solo una “i”: impresa. Oggi è una vera “impresa” trovare computer funzionanti e con ADSL in tutti i plessi della scuola primaria ed è un’impresa poter insegnare informatica. Con i tagli delle compresenze nella Primaria e la riduzione delle ore di tecnologia nelle Scuole secondarie di primo grado (le medie), ecco che è diventato impossibile insegnare tale disciplina. E’ stata un’impresa anche trovare insegnanti di lingua inglese e si è tamponata la situazione creata dalla politica dei tagli e delle false aspettative usando risorse interne, cioè docenti formati con corsi di poche decine di ore, oppure on line: mentre migliaia di precari, spesso gente che insegna da vent’anni, sono stati tagliati come rami secchi o aspettano, come soldati nel Deserto dei Tartari. La successiva “Era Gelmini” ha partorito nella Primaria il maestro unico e tre docenti su due classi, l’idea per fortuna rientrata del grembiulino obbligatorio e i voti numerici. Risultato: meno maestri hanno reso molto più precario l’insegnamento, specie per chi faceva del tempo pieno l’ideale modello scuola, peraltro richiesto da decenni da milioni di genitori; e i voti numerici sono cifre mute e astratte che non tengono conto delle tante sfumature che una valutazione seria ed in itinere comporta. I numeri sono segni secchi che non possono classificare un bambino, pena svuotarlo della sua personalità: al massimo lo fotografano e lo restringono come una foto tessera scattata con le macchinette da due soldi, non lasciandone trapelare le potenzialità.È sempre più difficile capire le scelte politiche di chi non ha mai insegnato e vissuto nella scuola e deve occuparsene secondo un’ unica logica: rilanciare la scuola risparmiando e facendola credere a livelli europei tagliando personale e risorse. Ed ora, visto che di tecnologia si deve vivere, ecco nel 2013 la novità delle iscrizioni on line per gli alunni di classe prima e le pagelle on line per tutte le classi. Io non credo proprio che per la nostra scuola sia questa la priorità: piuttosto la vedo come l’ennesimo restyling di facciata per la società dell’apparire in un mondo che pensa che i soldi e la felicità siano due sinonimi e che il potere sia sopra le regole. È certo stimolante e doveroso introdurre le nuove tecnologie, ma attuando i passi preliminari necessari a creare le reali condizioni per. I dati oggettivi ci dicono che almeno 300 mila famiglie sono senza Internet e dovranno andare nelle segreterie delle scuole per completare le iscrizioni, chiedere consulenze, perdere magari giornate di lavoro. Peraltro, chi usa giornalmente un pc iscriverà al volo il figlio di prima elementare o di prima media on line: avrà azzeccato il modo migliore per espletare un dovere e poi estraniarsi dal partecipare alla vita scolastica, allontanandosi da quei rapporti interpersonali sempre più urgenti e necessari fra istituzione, docenti e genitori che vogliono concorrere a far crescere bene un bambino.Anche le pagelle on line, per quest’anno abbinate ancora al cartaceo di antica memoria, non faranno che inaridire i rapporti, perché schematizzeranno e robotizzeranno bambini e ragazzi, che al contrario avrebbero bisogno di crescere osservando esempi reali di condivisione educativa fra le varie componenti che concorrono all’istruzione. Sappiamo tutti infatti come le idee e le regole vengano facilmente falsate quando ci si rapporta attraverso Facebook o via mail.Io credo che una scuola funziona ed è una buona scuola se davvero è maestra di vita e lo può essere laddove conta e ha peso educativo chi insegna. Quindi al momento dell’iscrizione, consiglierei ai genitori di chiedere chi sono gli insegnanti, quale quadro educativo presentano e quale piano dell’offerta formativa l’Istituto ha nel cassetto; chiedano se ci sono le risorse necessarie e gli spazi adatti, e se in caso di assenze, invieranno i supplenti. Se poi in un plesso ci sono pure delle aule con postazioni pc e connessione wireless tanto meglio. Ma che ci sia anche la possibilità di portarci i ragazzi. Io preferisco l’immagine di un bambino che apre lo zaino e tira fuori una pagella ingiallita scritta a mano dai maestri dopo riflessioni durate quattro mesi: un documento da leggere e commentare in casa attorno alla tavola dopo cena, una lettura che fa crescere il bambino e tutta la famiglia.

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