L’Italia non si schioda dall’emergenza

Il sistema di accoglienza del nostro Paese nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo è incapace di offrire risposte che vadano oltre gli interventi d’emergenza. Ciò che sembra mancare è la capacità di programmazione, nonostante il flusso degli arrivi sia ormai costante e prevedibile. A rendersene conto per primi sono proprio coloro che fuggono dai rispettivi Paesi per scampare a guerre o persecuzioni e, consapevoli della difficoltà del contesto italiano, cercano altre destinazioni. Lo conferma il Rapporto annuale 2014 del Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs), presentato oggi al teatro Argentina di Roma. I dati parlano chiaro: nel corso del 2013 sono sbarcate sulle coste italiane 42.925 persone, ma le domande d’asilo sono state appena 27.830. Solo 695 i richiedenti siriani nel nostro Paese, contro i 16.317 che hanno fatto domanda in Svezia e gli 11.851 in Germania. Per il Centro Astalli sono le cifre del “fallimento di un sistema guidato da logiche emergenziali”. I richiedenti asilo e i rifugiati, avverte il presidente del Centro, padre Giovanni La Manna, “vanno accolti con dignità e nel rispetto dei loro diritti. Non si tratta di buonismo o di carità; è una questione di giustizia”. Oggi, prosegue, “è finita l’epoca delle risposte emergenziali; occorre accogliere, e in maniera progettuale. Siamo stanchi dell’assenza di un sistema unitario di accoglienza in Italia”. Un “bollettino di guerra”, quello illustrato da padre La Manna ripercorrendo il 2013, apertosi con la morte in gennaio di due rifugiati somali in un sottopassaggio del centro di Roma e conclusosi con il suicidio, in dicembre, di un eritreo ventunenne nel Cara di Mineo. Nel 2013 il centro Astalli della capitale ha assistito 21mila persone; sono complessivamente 37mila quelle seguite nelle sette sedi sul territorio nazionale. Secondo il Rapporto, le nazionalità più rappresentate sono sostanzialmente in linea con i principali Paesi di origine dei richiedenti asilo in Italia: Mali, Costa d’Avorio, Afghanistan, Senegal, Pakistan, Eritrea, Nigeria, Guinea. In netto aumento gli utenti del Centro Astalli in Sicilia, regione particolarmente sollecitata dagli sbarchi di migranti forzati, e in particolare a Palermo, dove si è registrato un aumento di quasi il 20% rispetto al 2012. Allarmante il dato secondo cui almeno 2.500 rifugiati vivono a margine della società, in condizioni di assoluto degrado. Nel 2013 il Centro Astalli, anche attraverso progetti di accompagnamento specifici che prevedevano l’erogazione di contributi economici, ha cercato di sostenere concretamente il difficile percorso verso l’autonomia di alcuni titolari di protezione internazionale. Ancora più complicata, spiega Berardino Guarino, direttore progetti del Centro, “la situazione di chi ha una famiglia a carico o intraprende una procedura di ricongiungimento familiare perché il contesto è sempre più difficile e aumentano le difficoltà nel trovare un lavoro e un appartamento in affitto”, o la situazione di chi soffre di problemi mentali. “Stiamo passando - avverte - da una cultura del welfare ad una cultura dello scarto”. Le persone in situazioni di particolare fragilità - vittime di tortura, violenza intenzionale o abusi sessuali - seguite nel corso dell’anno dal Centro Astalli attraverso l’azione coordinata del servizio medico e dello sportello legale sono state complessivamente 713. Di “cultura dell’incontro, uno degli slogan di questo pontificato”, come “chiave di lettura del servizio del Centro Astalli” parla padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede. “La vicinanza di Papa Francesco al Centro Astalli - evidenzia - si colloca nella strada della vicinanza ai rifugiati avviata da Pio XI” e proseguita con tutti i Pontefici, che è “la partecipazione della Chiesa alla loro sofferenza”. Francesco lo ha testimoniato fin dall’inizio: “Ho dato al Pontefice la lettera di invito di padre Giovanni a visitare il Centro Astalli - ricorda Lombardi -; il pomeriggio dello stesso giorno gli ha telefonato per dirgli che sarebbe andato”. Non è un caso che il Papa abbia scelto Lampedusa “come meta del suo primo viaggio, una scelta fortissima”, e la seconda tappa di questo percorso è stata la visita al Centro Astalli, lo scorso 10 settembre. “In un certo senso - chiosa Lombardi - il Papa ha fatto diventare le parole del Jrs ‘servire, accompagnare, difendere’ quasi magistero pontificio”. “Ci avviciniamo al semestre di presidenza europeo - afferma il sindaco di Roma Ignazio Marino -. La migrazione forzata non può essere considerata problema di un singolo Paese”. “Stiamo predisponendo il bilancio 2014 - conclude - e lo faremo proteggendo i servizi sociali e chi è rimasto indietro”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA