Un’estate così calda e umida non la si viveva da parecchi anni, eppure la stiamo sopportando con tutti gli accorgimenti del caso così come ci viene suggerito da medici e nutrizionisti. Stessa cosa possiamo dire della scuola. Una scuola così agitata non la si vedeva da parecchi anni, eppure la legge 107/15 va nella giusta direzione con l’assorbimento totale e graduale di tutti i precari, con una maggiore autonomia, con una migliore qualità del servizio. Per la scuola, però, c’è una variante che preoccupa non poco. Un fronte unico composto da sindacati, formazioni politiche, associazioni di categoria, personale scolastico, continua ancora a manifestare una netta opposizione alla riforma con un programma di iniziative, più o meno eclatanti contro la legge della «Buona Scuola» appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale.È una strana coalizione, questa, divisa com’è da principi e metodi, ma unita nell’unico obiettivo: costringere il Governo a fare marcia indietro. Scendono in campo gli studenti che in questi giorni sono riuniti a Paestum, in provincia di Salerno, per una loro «Revolution Camp», una specie di adunata generale di ragazzi provenienti da tutt’Italia. Sono decisi e arrabbiati. Hanno preannunciato che per loro la «Buona Scuola» non esiste proprio e che pertanto si attiveranno con forti iniziative di protesta sin dal primo mese di scuola. Poi ci sono da una parte i docenti riuniti in un Comitato Nazionale denominato «Leadership alla Scuola» e che hanno dato il via alle procedure richieste per organizzazione un referendum teso a modificare ampiamente la legge 107/15. Dall’altra i docenti riuniti nel «Comitato LIP per la Scuola» convinti come sono che la proposta di una Legge di Iniziativa Popolare, peraltro già depositata in Parlamento, sia la miglior risposta da dare al Governo in tema di riforma della scuola. Anche loro hanno annunciano iniziative forti alla ripresa del nuovo anno scolastico. Non mancano i sindacati che riuniti sotto un unico slogan «Lotta aperta alla Buona Scuola», hanno già preannunciato non solo scioperi a raffica sin dai primi giorni di scuola, ma anche adesione all’iniziativa di un referendum abrogativo. Andiamo avanti con i genitori che riuniti attorno al «Tavolo FoNags» di consultazione permanente presso il Ministero dicono di non trovare nella «Buona Scuola» quelle attenzioni su alcune questioni educative di natura relazionale che si attendevano. Non hanno al momento annunciato particolari iniziative, ma non facciamoci illusioni qualcosa faranno anche loro. Strano a dirsi, ma tra gli alleati di questa «grande coalizione» stile antinapoleonica, ci sono pure i presidi contrari ai nuovi «poteri» che la legge loro riconosce. Sono i «Presidi dissidenti» che ritengono questi dibattuti «super poteri» non esaustivi in quanto a tutele assicurative. In sostanza, secondo loro, i poteri concessi non sono accompagnati da altrettante garanzie a tutela delle azioni di gestione nell’esercizio delle funzioni dirigenziali. Per dirla in maniera semplice chiedono una sorta di immunità dirigenziale. E così il fronte è completo. Altro che autunno caldo. Qui si preannuncia, almeno nelle intenzioni, un autunno bollente, come bollente è stata questa estate. Ma al Ministero e nei Provveditorati, vanno avanti senza fermarsi per essere pronti con l’avvio del nuovo anno scolastico. Fa caldo al Ministero anche se non mancano i condizionatori d’aria. Ma l’aria che circola è pesante, seppure la fiducia, risposta sulle tradizionali forze organizzative, è molto alta e le scadenze imposte dalla «Buona Scuola» saranno rispettate. Su questa nuova riforma pare scagliarsi una sorta di «accanimento terapeutico». Tutti vogliono salvare il moribondo, ma ognuno ha la sua terapia. E’ come dire che tutti vogliono la riforma, ma ognuno la vuole secondo le proprie vedute. E così che viene fuori una riforma per tutti, ma non tutti sono per una stessa riforma. E sarà così sempre perché non esiste e mai esisterà una riforma in grado di raccogliere un unanime consenso. C’è una tale ubriacatura collegiale da rendere faticoso un qualsiasi tentativo di impostazione di un impegnativo cammino. E’ pur vero che questo riguarda non solo la scuola, ma ogni settore della vita sociale oggetto di processi di riforma. Un contagio sociale, dunque, accomuna tutti e che insieme li fa diventare grandi. Sembra quasi che si ispirino alla vecchia storia indiana del contadino cacciatore intento a cacciare con una rete uno stormo di uccelli appostato su un albero. «Finalmente. Adesso ho la mia cena» disse soddisfatto dopo aver lanciato la rete. Ma gli uccelli si associarono e tutti insieme svolazzarono fino ad alzarsi in volo con tutta la rete, quindi ridiscesero sui rami, la depositarono e aprendola riuscirono a fuggire. «Ognuno di quegli uccelli è fragile» - disse il cacciatore - «ma insieme possono sollevare la rete». I benefici della comunanza su idee e proposte possono rivelarsi utili o fatali per i governanti. Dipende dalla situazione che si viene a generare. Una storiella che sicuramente avrà ispirato il nostro Ministro Stefania Giannini, visto che ha chiamato a raccolta anche gli studenti al Ministero per lavorare insieme ai decreti attuativi sulla «Buona Scuola». Probabilmente gli studenti, e su questo spero tanto di sbagliarmi, almeno quelli più riottosi, declineranno l’invito. E questo sarà un grande errore da matita rossa. Quando un Ministro chiede il contributo di tutti, nessuno può voltare le spalle se in ballo ci sono gli interessi generali della scuola. In simili casi non dovrebbero, (e visto come stanno le cose il condizionale è d’obbligo), essere scavate trincee, né dovrebbero prevalere divisioni. In ogni campo e per ogni trattativa, si parte sempre da ciò che unisce, dai punti in comune per poi pazientemente costruire, piano dopo piano, l’intero edificio. Così vengono scritti accordi, trattati, regole e ordinamenti, perché così si governa insieme una comunità. Ma così si scoprono anche le vere intenzioni di chi protesta in modo legittimo e di chi in modo strumentale. Mi sembrano appropriate qui le parole di Nelson Mandela quando dice che «c’è un solo modo per svelare l’anima di chi governa una comunità: osservare come tratta i bambini e gli insegnanti». Intanto per il Ministro Giannini «il prossimo anno scolastico sarà un anno affascinante». Ne sono convinto anch’io.
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