Cronaca
Lunedì 08 Luglio 2024
LOGISTICHE Legambiente sulla legge regionale per la regolamentazione
«Bene l’attivazione delle istituzioni, anche se tardiva. Il ritardo con cui viene messa in campo rivela una incapacità, o quanto meno una inadeguatezza»
Legambiente interviene sulla proposta di legge di regione Lombardia che e disciplina, secondo la normativa statale ed europea, i criteri, gli indirizzi e le modalità per la localizzazione di nuovi insediamenti logistici, e reca previsioni per la conseguente realizzazione di insediamenti nel rispetto, in particolare, della tutela dell’ambiente, incluso quello urbano, e della salute pubblica, nonché in coerenza con gli obiettivi di contenimento del consumo di suolo e di rigenerazione urbana.
Legambiente Lombardia e INU (Istituto Nazionale di Urbanistica), le due organizzazioni fondatrici, insieme al DAStU (Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, Politecnico di Milano), del Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo, prendono posizione: «Si accoglie positivamente l’attivazione istituzionale su un ambito di attività economiche sviluppatesi in modo esplosivo ma non governato nell’arco dell’ultimo quindicennio in modalità sostanzialmente ingovernata. L’attivazione, ancorché assai tardiva (a ‘buoi scappati’, si potrebbe constatare), è sicuramente quanto da noi ripetutamente sollecitato, anche con iniziative di denuncia, documentazione e di sensibilizzazione con il coinvolgimento di cittadini e amministrazioni locali. D’altro canto, il ritardo con cui viene messa in campo rivela una incapacità, o quanto meno una inadeguatezza, di Regione nei confronti dello sviluppo e della concertazione delle politiche industriali della Lombardia».
«I seimila ettari di aree industriali o commerciali dismesse della Lombardia rappresentano una grave inefficienza territoriale, oltre che una ferita al paesaggio e all’ambiente - commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Il governo regionale è rimasto alla finestra per anni mentre si verificavano fenomeni potenti, ma disordinati, di reindustrializzazione, come avvenuto per la logistica industriale. È il momento di introdurre politiche pubbliche per accompagnare gli investimenti industriali al fine di ottenere risultati anche in termini di rivitalizzazione di tessuti produttivi e di riabilitazione di aree degradate. Invece abbiamo visto sorgere capannoni in mezzo alle campagne, semplicemente togliendo sempre più terreno alle attività agricole».
«Quello della logistica industriale è infatti un settore capace di esprimere un valore aggiunto che avrebbe potuto consentire di avviare iniziative di risanamento e reinsediamento di attività produttive in aree deindustrializzate, spesso lasciate al degrado, restituendo vitalità a territori in sofferenza e riutilizzando sedimi e perimetri produttivi dismessi, sovente da bonificare - si legge nel documento congiunto -: un governo del processo, con adeguate garanzie messe in campo dal settore pubblico, avrebbe potuto generare una cascata di investimenti utili a rigenerare superfici e complessi abbandonati. Quello a cui abbiamo assistito è stato invece un processo disordinato di accaparramento immobiliare di terreni agricoli liberi - soprattutto in aree a forte connotazione rurale in quanto di più facile trasformazione - spesso lasciando a se stessi preesistenti siti dismessi e degradati».
Tra le necessarie modifiche, le due organizzazioni chiedono di abbassare da tre a un ettaro la soglia dimensionale oltre la quale i nuovi insediamenti logistici sarebbero soggetti alla regolamentazione, ed inoltre una formulazione più stringente per il riutilizzo di aree dismesse, il divieto di prevedere nuovi ambiti logistici in aree agricole definite come strategiche, l’obbligo di compensare le perdite di servizi ecosistemici dovute alla scomparsa di superfici agricole o naturali, insieme a una definizione degli oneri a carico dello sviluppatore che riconosca gli impatti che gravano sui comuni del circondario, e l’inclusione, tra le tipologie di insediamenti sottoposti alla nuova normativa, anche dei centri di elaborazione dati (data center).
© RIPRODUZIONE RISERVATA