Come qualsiasi altro Paese membro, anche la Germania ha un ruolo particolare nell’Unione Europea, un ruolo che rispecchia la sua importanza e l’idea che ha di se stessa. La particolarità della Germania sta nella sua posizione centrale, nella sua estensione territoriale, nella sua popolosità e in particolare nella sua forza economica, che si basa non solo sulle dimensioni del Paese ma soprattutto sulla sua organizzazione federale, la quale comprende sia la concorrenza tra le singole parti del Paese che anche il comandamento della sussidiarietà e il suo rovescio: la solidarietà. Inoltre, la Repubblica Federale ha tradizionalmente compiuto grandi sforzi per ottenere un’efficienza economica, preoccupandosi al contempo di garantire la coesione sociale. Queste sono alcune delle condizioni più importanti che hanno portato al successo del «modello tedesco».Ma questo successo, sebbene sia considerato un requisito necessario e quindi auspicabile per uno sviluppo sano dell’Europa, viene percepito da alcuni osservatori esteri come una minaccia, poiché contribuisce agli squilibri economici nell’Unione europea, soprattutto quando alcuni partner non hanno successo con i propri modelli o a causa di interventi avventati. Pertanto, le iniziative e le azioni della politica tedesca sono sempre seguite con preoccupazione, particolarmente in periodi di crisi, quando si tratta di prendere decisioni dolorose. L’occasione per formulare richieste di informazioni e commenti preoccupati è stata data recentemente dalla sentenza della Corte costituzionale federale tedesca sul Trattato di Lisbona del giugno 2009; essa stabiliva che la prosecuzione della politica classica tedesca in ambito europeo, finalizzata alla creazione progressiva di uno Stato federale europeo, fosse sottoposta a condizioni che è difficile ottemperare. E nella primavera del 2010 ha destato stupore l’atteggiamento titubante della Germania nei confronti della crisi dell’Europa, causata dal drammatico indebitamento della Grecia e di altri Stati membri e che ha tenuto da allora l’Ue con il fiato sospeso. E quale significato ha l’astensione della Repubblica federale tedesca nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in occasione del voto sull’impiego di mezzi militari per proteggere la popolazione della Libia dagli attacchi del dittatore Gheddafi? Un’azione individuale! Ciò significa forse che i tedeschi cesseranno di essere solidali verso i loro partner della Nato e dell’Ue per mettersi dalla parte della Russia e della Cina? A destare inquietudine non è tanto il risultato materiale di questa decisione (la non partecipazione all’intervento militare in Libia), quanto il fatto che i tedeschi non si siano curati di consultarsi preventivamente con i partner dell’Ue (e della Nato) per spiegare le proprie intenzioni e motivazioni.Ebbene, la Germania non è l’unico Stato membro dell’Ue a distinguersi per qualche posizione isolata. In realtà, rispetto ad altri protagonisti europei, si tratta di un comportamento piuttosto atipico per la Germania, che si può spiegare solo con un certo nervosismo in politica interna, verificatosi in un anno di elezioni importanti in molti Länder. L’atteggiamento riservato e titubante della Germania in occasione dell’azione di salvataggio della Grecia non è stato facile da comprendere e ha pertanto fatto dubitare alcuni analisti della solidarietà tedesca, sebbene il problema sia stato causato invece dalla violazione delle regole concordate e dalla mancanza di solidarietà da parte della Grecia nei confronti dei propri partner dell’Ue. Il governo tedesco ha contribuito a risolvere la situazione in modo leale, nonostante il parere contrario dell’opinione pubblica del proprio Paese. Le critiche indirizzate alla Germania a causa dell’esitazione del governo tedesco mostrano di non conoscere la posizione prevalente negli ambienti elitari sociali, culturali, economici e politici della Germania, che in gran parte continuano ad essere profondamente convinti della necessità dell’unificazione europea. I tedeschi insistono tuttavia sul fatto che l’unificazione debba avvenire nel rispetto delle regole concordate e dell’equità reciproca. Perché una comunità in cui alcuni debbano sopportare i costi della sventatezza di altri non può durare. E allora, dove va la Germania? Non si può ignorare che la Germania – così come tutti gli altri Stati membri, del resto – stia seguendo da qualche tempo la tendenza a trascurare le procedure della formazione della volontà e della determinazione delle decisioni prese su base comunitaria. Viene invece favorito il metodo tra singoli Stati, in cui più che l’apporto delle istituzioni europee prevale l’ispirazione dei capi di Stato e di governo. Ciò ha favorito anche una «rinazionalizzazione» mentale che - rispetto alle esperienze della storia d’integrazione degli Anni Sessanta - porterà all’isolamento. In considerazione della sua particolare importanza e del suo ruolo nell’Unione europea, e anche della sua storia nel XX Secolo e dell’insegnamento da essa appreso; in considerazione, infine, dei suoi interessi, caratterizzati da un’ampia rete con le altre economie europee, è da prevedere che la Germania resterà fedele al progetto di unificazione e che a suo tempo prenderà nuovamente iniziative adeguate a favore di un’unione sempre maggiore dei popoli e degli Stati dell’Europa.
Thomas Jansen
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