Mamma, io in chiesa non andrò più

Mamma, io in chiesa non andrò più. Così un bambino che frequenta la classe quarta elementare pubblica di Lodi si rivolge e dice alla mamma. Come mai? Ecco il perché. A scuola la maestra ha spiegato come stanno veramente le cose: non è vero quello che dice la Bibbia. Nessun Dio ha creato il mondo con tutto quello che segue. È stato invece lo scoppio del Big Bang che ha innescato un movimento di evoluzione dispiegando procedimenti e cambiamenti fino al formarsi della vita nel mare, poi sulla terra fino all’apparizione dell’uomo.

Ritorna così l’antica teoria evoluzionistica. Solo che “il caso” è sostituito dal Big Bang. Può capitare che una tegola della gronda del tetto sotto il quale passo ogni giorno cada proprio al momento esatto per centrarmi. È un caso. Ma per il realizzarsi di un pur minimo essere vivente non basta una coincidenza, ma è necessaria la convergenza di almeno una decina di condizioni e di contributi contemporaneamente. Se questi apporti estranei e diversificati non convergono nei tempi giusti non è possibile che si realizzi neppure un microbo. Parlare di caso significa semplicemente affermare di non sapere il perché. Del resto è compito della scienza spiegare come avvengono i fenomeni ma la scienza non dice il perché delle cose. Questo è il ruolo della filosofia che cerca di spiegare i fenomeni risalendo dalle prime alle ultime cause. Siamo così all’argomento già di Aristotele, poi di San Tommaso, ossia delle vie per arrivare all’esistenza di Dio. L’argomento delle cause aveva già affascinato Cicerone, il quale quando si vide raggiunto, mentre fuggiva in Dalmazia dai sicari di Antonio che lo inseguivano per ucciderlo, invocò Dio con la preghiera: Causa causarum miserere mei. Tradotto: Causa di tutte le cause abbia pietà di me.

Qui di Dio è chiamato da Cicerone con il nome “causa di tutte le cause”.

Ma un’argomentazione più recepibile ancora per dimostrare l’esistenza di Dio è quella che parte dall’argomento dell’ordine: se le cose sono preparate e giusto apposte per raggiungere un effetto, significa che sono ordinate da un’intelligenza a questo effetto. Non può essere capitato inaspettatamente, come se un palazzo dovesse comparire per caso.

Per il verificarsi della vita non basta “un caso” ma occorre la convergenza di molti fattori, in un determinato tempo.

Il caso non spiegherà mai il comparire di un miracolo evidente quale è la vita, perché esige che un’intelligenza coordini la convergenza di diversificati elementi per arrivare a un vivente, fosse anche un moscerino. Per questo motivo l’esistenza della vita esige un’intelligenza coordinatrice per arrivare allo scopo. E quest’intelligenza è Dio.

«Molti studiosi devono riconoscere che le coincidenze, perché appaia la vita sulla terra, sono ben congegnate per affidarsi al caso per spiegare l’origine del mondo e dell’umanità» (Jon Barrow).

«Se si sostenesse che la vita ha avuto un’origine puramente casuale, allora ogni altra speculazione diventerebbe inutile e impossibile». (Frank Tripler)

In altre parole: non si può più ragionare.

A questo punto e ritornando al bambino di quarta elementare, ci si domanda: chi ha il diritto di determinare in lui l’orientamento religioso fondamentale per la sua vita? Quando poi sua mamma, vista la situazione, chiese un colloquio con l’insegnante per chiarificazioni, ella la tranquillizzò così: suo figlio ha ragione, gli altri giungeranno più tardi laddove il suo bambino è già arrivato, perché è molto intelligente.

A questo punto sorge il problema delle famiglie che devono poter scegliere il tipo di scuola a cui affidare i figli, in sintonia con i propri orientamenti religiosi. Il primo diritto di educazione dei figli appartiene certamente alla famiglia che può scegliere in Italia solo tra scuola pubblica o privata.

Ci sono sacrifici anche economici che i genitori affrontano per avviare i loro figli alle scuole cattoliche che attualmente sono l’unica alternativa alla scuola pubblica.

Sorpresa amara resta sempre per un genitore il trovarsi davanti ad un figlio che non è più suo.

Scegliere la scuola è determinante per l’avvenire di un figlio, ammesso che ci sia una possibilità di scelta.

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