Mentre nel Mediterraneo si continua a morire c’è chi in mare fa il possibile per salvare vite umane e consegnare alla giustizia i presunti trafficanti di esseri umani. Lo scorso anno sono sbarcate in Italia 154mila persone, circa 24mila dall’inizio del 2016 a oggi. Le forze in mare europee – 5 navi e 7 aerei ed elicotteri messe a disposizione da 24 Paesi europei – hanno salvato, dal 22 giugno 2015 ad oggi, almeno 13mila uomini, donne e bambini e consegnato 80 persone alle procure di Catania e Siracusa per le necessarie valutazioni. Sono i numeri forniti dall’ammiraglio Andrea Gueglio, Comandante della Task Force della missione Eunavfor Med-operazione Sophia, la missione europea decisa il 20 aprile scorso, due giorni dopo il naufragio di 500/700 persone a metà strada tra la costa libica e quella siciliana, di cui in in questi giorni è iniziato il recupero dei corpi. La portaerei italiana Cavour da cui l’ammiraglio Gueglio dirige tutte le operazioni è partita dalle coste italiane il 26 giugno e da allora si ferma nei porti solo pochi giorni al mese per fare rifornimenti di viveri e carburante. Avendo l’ospedale a bordo deve stare il più possibile in mare, per dare pronto supporto in caso di necessità.
Le operazioni di salvataggio sono complesse e rese difficili dal maltempo o da condizioni atmosferiche avverse. Spesso si registrano casi di ipotermia, che possono essere superati da un intervento sanitario rapido e dalla disponibilità di abiti asciutti. Per questo Caritas italiana si è impegnata a fornire nei prossimi mesi 1000 kit di abbigliamento e calzature da distribuire ai profughi nelle operazioni di soccorso e salvataggio in mare. L’operazione, chiamata “Warm up” (riscaldare), è finanziata da Caritas Germania. E’ l’inizio di una collaborazione su un fronte comune: quello della vita.
«Queste organizzazioni - dichiara l’ammiraglio Gueglio - predispongono gommoni o barconi dove stipano all’inverosimile uomini, donne e bambini. In un gommone di 15 metri arrivano a mettere fino a 120 persone. Da ognuno ricevono un pagamento di oltre 1000 dollari, poi li abbandonano in mare, nel buio, con rotta nord, fin quando si ferma il motore o finisce la benzina. Fortunatamente spesso arriva un mezzo militare a soccorrerli. Stiamo facendo ogni sforzo per poter individuare queste persone. Al momento stiamo operando in acque internazionali e quindi usiamo ogni strumento militare per poterli localizzare e riferirli all’autorità giudiziaria italiana per le valutazioni del caso. Il film “Fuocammare” descrive bene la nostra vita di tutti i giorni, 24 ore su 24. Dobbiamo essere sempre pronti, efficaci, non ci possiamo permettere errori perché ne va della vita di tanta gente».
Le operazione di salvataggio sono molto complesse: «Le condizioni del viaggio e delle imbarcazioni - sostiene l’ammiraglio - sono molto precarie. Bisogna predisporsi, essere in grado di avere ogni accortezza e cautela per evitare di creare condizioni di ulteriore pericolo ai migranti. Abbiamo delle tattiche di avvicinamento, prima di tutto il dialogo: dobbiamo tranquillizzare le persone a bordo delle imbarcazioni facendo capire che la salvezza è arrivata, poi passiamo i salvagenti individuali per garantire a chiunque una minima condizione di galleggiabilità, poi piano piano si comincia a fare il trasbordo sui nostri gommoni verso la nave militare. Tutto questo richiede molto tempo e preparazione nautica per poter operare di notte e quando il mare è agitato come spesso accade. Ad oggi abbiamo individuato oltre 80 persone, poi riferite alle procure di Catania e Siracusa, che esaminano le foto ed ascoltano le testimonianze dei migranti che erano nella stessa imbarcazione. I procuratori avranno così gli elementi per prendere delle decisioni.
Ad oggi abbiamo salvato quasi 13mila persone come intervento diretto fisico con migranti che salgono a bordo delle nostre navi. Ma i nostri aerei, elicotteri e radar hanno contribuito al doppio dei salvataggi compiuti da altre organizzazioni e unità navali che sono in mare. Il 18 aprile di un anno fa uno dei naufragi più tragici; ieri un altro nel mar Egeo che fa temere oltre 200 vittime».
«Queste notizie - è il pensiero di Andrea Gueglio - per noi sono uno stimolo per condurre con sempre maggiore attenzione, sforzo ed impegno il nostro compito quotidiano. La nostra attività è direttamente collegata alla vita della gente. Queste tragedie ci stimolano ancora di più a fare tutto alla perfezione. Dal punto di vista umano uno dei ritorni più belli è vedere come gli equipaggi di tutte le Marine europee coinvolte vivono con grande intensità e generosità questo particolare tipo di operazione militare che non fa parte del nostro training convenzionale. Hanno saputo mettere a frutto il loro addestramento militare per essere efficaci, puntuali e pronti, ma soprattutto calorosi e accoglienti quando uomini, donne e bambini arrivano a bordo, per cercare di tranquillizzarli e ristorarli e aiutarli a trascorrere nel modo migliore le ore che li separano dall’Italia. Ci si sente tutti parte della stessa umanità e siamo tutti orgogliosi di aver dato un contributo».
«L’aiuto ricevuto dalla Caritas in abiti e calzature - sostiene il comandante - significa ricevere strumenti fondamentali per poter essere ulteriormente efficaci nell’azione di soccorso di chi rischia la vita in mare. Molto spesso ci troviamo a dover soccorrere persone in acqua. Avere abiti per rivestirli e poter assicurare loro un viaggio più confortevole fino in Italia a volte può fare la differenza tra la vita e la morte».
Chiudiamo con la visita di Papa Francesco a Lesbo: «Non può che riempirmi di gioia vedere la vicinanza del Papa al mare e a chi sta sul mare. E’ un segno di attenzione, anche se indiretto visto che non operiamo nel mar Egeo, per la nostra attività di tutti i giorni. Ora che la rotta balcanica è stata chiusa stanno già aumentando gli arrivi dal Nord Africa. Ogni previsione va verificata sulle tendenze statistiche nel lungo periodo ma è chiaro che ci si deve aspettare un aumento nei periodi di bella stagione. Adesso abbiamo un relativo incremento rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso ma è dovuto anche alle condizioni meteorologiche. Bisognerà vedere in tarda primavera-estate come evolveranno. Lo scorso mese abbiamo avuto 2mila partenze in soli due giorni».
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