Pene certe, con la revoca della patente

Entro l’anno, l’omicidio stradale sarà legge. Mercoledì 28 ottobre è giunto il via libera della Camera al testo, con modifiche rispetto alla versione approvata lo scorso giugno al Senato. Ora nuovo passaggio a Palazzo Madama per l’approvazione definitiva, prevista entro dicembre.Il provvedimento, introducendo nell’ordinamento il reato di omicidio stradale e quello di lesioni personali stradali, prevede pene più severe e il ritiro della patente. Resta, innanzitutto, la pena già prevista oggi - da 2 a 7 anni - quando la morte sia stata causata «solo» violando il codice della strada. Ma sale negli altri casi. Per chi guida sotto l’effetto dell’alcol provocando un incidente mortale, con un valore compreso tra 0,8 e 1,5 grammi per litro di sangue, ci sarà il carcere da 5 a 10 anni, che vanno da 8 a 12 se il livello alcolemico supera 1,5 o vi è stata l’assunzione di stupefacenti. Pena da 5 a 10 anni anche per chi supera i limiti di velocità (nei centri urbani se viaggia “a una velocità pari o superiore al doppio di quella consentita e comunque non inferiore a 70 Km/h”, sulle strade extraurbane “a una velocità superiore di almeno 50 Km/h rispetto a quella massima consentita”), mentre la Commissione giustizia della Camera ha reintrodotto la medesima pena (cancellata da un emendamento al Senato) per chi causa incidenti mortali passando con il semaforo rosso, circolando contromano, invertendo la marcia in prossimità di incroci, curve o dossi oppure sorpassando con linea continua. La fuga costituisce un’aggravante; la pena può arrivare fino a 18 anni se muore più di una persona, mentre qualora ci sia un concorso di colpa con la vittima la pena è diminuita fino alla metà. In caso di lesioni gravi o gravissime, reclusione da 1 anno e 6 mesi a 4 anni in presenza di un tasso tra 0,8 e 1,5 (o per guida pericolosa); da 3 a 7 anni con un valore superiore a 1,5 o per guida sotto l’effetto di droghe.Stretta anche sulla patente di guida, revocata in caso di condanna o patteggiamento - anche qualora venga concessa la sospensione condizionale della pena - per almeno 15 anni in caso di omicidio stradale (ridotti a 10 per concorso di colpa, mentre aumentano fino a 30 se il conducente si è dato alla fuga) e per 5 anni nei casi di lesioni gravi o gravissime. Infine, previsto il prelievo coattivo di campioni biologici per accertare lo stato del guidatore.«Soddisfatti ed emozionati» si dicono i rappresentanti di Asaps (Associazione sostenitori amici della polizia stradale) e delle Associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni, che quattro anni fa hanno promosso la raccolta di firme per l’introduzione di questo reato. «La legge - scrivono in una nota congiunta - non farà riempire le galere di ‘pirati della strada’, ma sarà il suggello che sulla strada la ‘licenza di uccidere’ senza pagare di fatto alcun conto è abrogata». Di tutt’altro avviso Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente dell’Associazione italiana familiari vittime della strada, che parla di «contentino» più d’immagine che di sostanza. «È scandaloso che in caso di concorso di colpa la pena si dimezzi», osserva; oltretutto «con un minimo di pena di 6-7 anni ci sarebbe stato un residuo da scontare in carcere, mentre con 5 è prevedibile che, invocando il concorso di colpa e sconti vari, il colpevole riesca a evitare la galera». Cassaniti Mastrojeni ritiene pure «offensivo per le vittime» e troppo lieve il trattamento in caso di lesioni: ad esempio, stigmatizza, “chi ubriaco o drogato rende una persona in coma irreversibile deve avere una pena da 8 a 12 anni, come chi uccide”.Di “provvedimento necessario, ma non risolutivo” parla Carmelo Lentino, portavoce di BastaUnAttimo, campagna nazionale sulla sicurezza stradale e contro le stragi del sabato sera promossa da AssoGiovani e Forum nazionale dei giovani, per il quale “è giusto assicurare una pena certa, ma è altrettanto doveroso intervenire sulla prevenzione”. La legge «non basta», aggiunge Lentino chiedendo l’istituzione di un’Agenzia nazionale per la sicurezza stradale. “Serve un forte segnale di cambiamento, che si attua anche attraverso le leggi”, rimarca Cassaniti Mastrojeni, proponendo di “penalizzare comportamenti estremamente gravi, ad esempio la guida contromano, togliendo punti patente, ma senza possibilità di recupero”. Così, conclude, “al diritto di avere la patente deve corrispondere il dovere di rispettare le regole”.

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