Caro direttore, l’intervento di Sergio Rancati su “il Cittadino” di qualche giorno fa (martedì 13 maggio) pone in modo concreto il tema della responsabilità di ognuno di noi, relativamente alle scelte che compiamo in occasione delle elezioni. Egli dice: “guardate negli occhi i candidati e scrutate dove essi volgono lo sguardo: se solo su qualche piccolo interesse di campanile o su un’idea forte di comunità….”. Lo spunto è interessante e mi fa riflettere su due questioni. La prima riguarda la responsabilità di ognuno di noi, in quanto elettori. Oggi pare essere diventato “di moda” il meccanismo del disimpegno e della critica ad ogni costo. Si sente dire: ”tutti incapaci, tutti ladri, tutti a casa”. Certamente le difficoltà di questo periodo sono tante e profonde, ma rifiutare il nostro ruolo di cittadini responsabili è una cosa sbagliata ed è un atteggiamento contrario all’idea di comunità, nella quale tutti ci dobbiamo sentire impegnati e protagonisti.E’ vero che ogni scelta presenta aspetti criticabili; non per questo, però, deve farsi largo l’idea di un voto di protesta fine a se stesso. Non è il momento di distruggere scegliendo il facile populismo, quello capace di criticare ma incapace di proporre . Sono anzi questi i momenti in cui bisogna aiutare a costruire. Proprio perché si è in difficoltà.Per questo richiamo il monito di Sergio Rancati: guardate negli occhi i candidati, per valutarne l’equilibrio, l’onestà intellettuale, l’autorevolezza accompagnata dalla modestia. Ma Rancati si spinge più in là nel dirci “come” dobbiamo guardare. Dice di interpretare le idee di prospettiva che i vari candidati hanno sul futuro del lodigiano come territorio. Perché il lodigiano è un territorio che, se non governato con uno spirito di convinta collaborazione da parte di tutti gli amministratori, rischia di essere fagocitato dai territori limitrofi più forti: è territorio troppo interessante per la sua posizione strategica e la prossima Città Metropolitana farà sentire ancor più decisamente la sua pressione su di esso. E qui entra la seconda questione che mi è stata sollecitata dalla lettura dell’intervento di Sergio Rancati: è quella che riguarda chi si candida, le sue idee di fondo, il suo modo di operare, il suo modo di intendere il rapporto con i cittadini della sua città o paese e con i cittadini di tutto il territorio. In sostanza, se i candidati, una volta eletti, non sapranno ragionare secondo uno spirito comunitario esteso a tutto il territorio lodigiano, tutti i lodigiani pagheranno a carissimo prezzo le convenienze che le singole amministrazioni comunali metteranno in campo. L’idea di comunità territoriale è l’idea che rappresenta la nostra unica assicurazione sul futuro. Credo, ad esempio, che il Consorzio Servizi alla persona, oggi messo in discussione per ragioni del tutto politiche, sia un esempio di questo spirito comunitario : mettersi tutti insieme per gestire servizi che da soli o in realtà piccole sarebbero difficili da sostenere. Per le singole amministrazioni ci potranno essere momenti di vantaggio e momenti di spesa senza immediato ritorno: ma la rete di sicurezza è stesa e funziona a vantaggio di tutti. L’amministratore capace deve avere questa prospettiva “lunga”. E lo stesso ragionamento può essere fatto in altri temi: l’urbanistica (perché no ad un unico e condiviso piano urbanistico, che salvaguardi un territorio oggi spezzettato da iniziative incoerenti?); la salvaguardia ambientale; l’organizzazione ottimale del sistema sanitario, senza campanilismi e per quanto di competenza delle realtà locali; l’organizzazione del sistema socio assistenziale; l’organizzazione di un efficiente centro servizi che supporti tecnologicamente le amministrazioni locali, recuperando risorse e rendendo più sicuri i sistemi informatici. Ma il ragionamento di Rancati mi induce ad un’altra riflessione, rivolta a dimensioni più grandi e più di principio. In molti paesi, anche europei, la democrazia è oggi resa più fragile da movimenti particolaristici e nazionalisti, che non sanno guardare ad una visione ampia e di futuro. La democrazia non vive se non ha questa prospettiva ampia e di lungo termine, che le serva come una bussola, necessaria a tracciare l’orientamento e la direzione del cammino. Mutuando a livello locale questo principio generale, se una comunità, grande o piccola, si limita a guardare le cose immediate e a scegliere di volta in volta sulla stregua della convenienza spicciola, rischia di mettere in pericolo la propria sopravvivenza nell’ambito civico e democratico. Un politico che si comporti così cerca solo di soddisfare i propri elettori. Ma lui è stato eletto per essere guida non mero esecutore. Una cosa è ascoltare le persone, anche le più umili, un’altra cosa è rifiutarsi di esprimere le caratteristiche che, viceversa, un politico deve avere: quelle di una visione di lungo termine e il conseguente coraggio di fare scelte anche quando esse non siano immediatamente percepite come convenienti dagli elettori. Troppa importanza oggi si dà ai numeri e alle elezioni; poca agli aspetti di fondo. Così che, pur di guadagnare consensi alle elezioni, si finisce per fare promesse che poi non si possono mantenere. Il caso di Parma con elezioni vinte dal grillino Pizzarotti soprattutto sulla scorta di una promessa non “mantenibile” (quella di bloccare l’inceneritore, sostanzialmente già ultimato e dotato di tutte le autorizzazioni del caso), ne è esempio: nessun candidato consapevole e responsabile avrebbe potuto promettere quanto invece è stato promesso. Impegni simili non possono essere mantenuti, a meno di costi non sopportabili per la città. Così, riassumendo e ritornando al richiamo di Rancati, guardare negli occhi i candidati significa da una parte giudicare l’equilibrio delle persone, non facendosi ingannare da proclami roboanti o populistici ma sostanzialmente vuoti (e rifiutando del tutto la prassi dell’offesa diretta all’avversario). Dall’altra, giudicare la visione che i candidati hanno: nelle nostre elezioni locali, significa capire se riescono a condividere l’idea di una comunità che superi i confini del proprio Comune e si estenda ai Comuni vicini e a tutto il territorio lodigiano. Sarebbe questo l’inizio migliore verso ulteriori aperture in direzione di un bene comune ancor più ampio, che interessi l’intera nazione, a sua volta aperta ad un confronto che l’intero mondo. Partiamo da qui, da queste prossime elezioni, che interessano la maggior parte dei comuni del lodigiano e il parlamento europeo. Diamo un voto consapevole e responsabile, anche perché da questa lunga crisi si può uscire definitivamente solo se usciamo tutti insieme. Si esce solo se aumenta lo spirito di collaborazione e quindi solo se riusciamo a darci reciprocamente una mano. A partire dal Lodigiano.
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