Provincia, un futuro da scrivere

Carissimo direttore, stiamo tornando al punto di partenza, anzi, rischiamo di trovarci in una condizione ancora più arretrata. Sulle pagine del “Corriere della Sera”, Sergio Rizzo si chiede: “… come reagiranno i lodigiani davanti alla prospettiva di essere riuniti ai milanesi?”.Facciamo un po’ di ordine e vediamo di capire cosa succede alle provincie e quale effetto potrà avere sul territorio lodigiano il processo di revisione dell’assetto amministrativo dello Stato.Tralascio qualsiasi riferimento alle nuove ipotesi di elezione dei Consigli Provinciali in quanto l’argomento, da solo, meriterebbe, per rilevanza costituzionale e sostanziale, un’ampia e dettagliata trattazione.

I MOVIMENTI IN CORSOIl giorno 14 giugno l’Unione Province della Lombardia ha convocato i Presidenti dei Consigli Provinciali a Bergamo per una riunione straordinaria in preparazione all’assemblea nazionale delle Province italiane che si terrà a Roma il 26 e 27 giugno, alla quale, la Nostra Provincia si presenterà con una delegazione istituzionale.L’assemblea nazionale solitamente si tiene nel mese di dicembre, è stata anticipata perché la situazione sta cambiando rapidamente e perché l’azione del Governo, dopo interventi improvvisati e “viziati” da ipotesi di incostituzionalità, si sta facendo sempre più incisiva in materia di semplificazione amministrativa.Come era stato anticipato nel corso della riunione di Bergamo del 14 giugno, il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, sta per presentare, prima del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, al Consiglio dei Ministri, un Decreto Legge sull’istituzione delle Città Metropolitane e sulla semplificazione amministrativa, completo dei relativi risparmi di spesa, conseguente all’accorpamento delle province.Come è ormai noto, per le province i parametri da rispettare (almeno due su tre) saranno i seguenti:1. Superficie di almeno 3.000 chilometri quadrati;2. Popolazione superiore a 350.000 abitanti;3. Oltre 50 comuni presenti sul territorio.L’Unione delle Province, che con l’assemblea generale del 26 e 27 giugno vuole rimarcare il proprio contributo al processo in atto, ha presentato al Governo un piano che potrebbe consentire nei prossimi anni un risparmio di spesa quantificabile in 5 miliardi per anno.Il piano prevede la creazione delle 10 città metropolitane (Milano, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria), l’accorpamento delle province sotto i parametri indicati in precedenza (con riduzione del numero a 44), l’eliminazione di tutti gli altri enti intermedi (Ato, Agenzie, Consorzi) le cui funzioni andrebbero ricondotte agli enti locali e la riorganizzazione delle Prefetture, Questure e Sovrintendenze.I risparmi annui dovrebbero essere così ripartiti:1. Riordino delle Province1,0 miliardi;2. Abolizione enti intermedi1,5 miliardi;3. Riorganizzazione Uffici dello Stato 2,5 miliardi.A fronte di un simile piano di ristrutturazione, alle Province, riformate e non abolite, verranno mantenute tre fondamentali funzioni quali le strade, l’ambiente e la gestione di aree vaste.

LE RICADUTE SUL LODIGIANOQuesto è lo scenario che si prospetta.Per quanto riguarda Lodi e la sua provincia, si torna ad un anno fa, anzi, si torna a venti anni fa.La provincia di Lodi non soddisfa i requisiti minimi per proseguire il suo cammino di autonomia amministrativa:1. La superficie è di 782 chilometri quadrati contro i 3.000 richiesti;2. La popolazione è di 224.000 contro i 350.000 richiesti;3. I comuni sono 61 contro i 50 richiesti (unica condizione soddisfatta).Ne consegue che il destino, oramai chiaro da tempo anche in assenza di interventi legislativi, del territorio lodigiano va considerato nell’ipotesi di accorpamento con altre realtà provinciali.Il Consiglio Provinciale di Lodi, prima dell’intervento dell’UPI e prima di altri Consigli Provinciali, ha esaminato la questione nel corso della seduta del 1 settembre 2011 con il prezioso e insostituibile contributo dei Comuni del territorio rappresentati dai loro Sindaci.Siamo ritornati ad un anno fa.Ora, per il territorio lodigiano, si prospettano alternative più ampie di quanto immaginato dal pur bravo Rizzo; i lodigiani potranno scegliere tra ulteriori opzioni rispetto alla semplice riannessione alla Provincia di Milano, che nel frattempo si preparerà a diventare Città Metropolitana.Sempre in ipotesi semplificativa, il lodigiano potrà esaminare almeno tre alternative:1. Accorpamento con Cremona (o anche solo con Crema e il Cremasco);2. Accorpamento con Pavia;3. Accorpamento con la Città Metropolitana.La provincia di Cremona, per dovere di precisione, non soddisfa il requisito della superficie territoriale (1.771 Km quadrati) e si salva per soli 7.000 abitanti (357.000) per quanto riguarda la popolazione. Non sono messi come Lodi, ma ci manca poco.Non mi sento in grado di indicare la soluzione migliore per il nostro territorio e, ad oggi, non sono in grado neanche di sapere a quale ente verrà affidata la procedura di accorpamento, ma so con certezza che il ruolo del nostro territorio dovrà essere puntuale e propositivo.L’Unione delle Province della Lombardia, negli organismi direttivi della quale la nostra Provincia è presente con il Presidente e con il Presidente del Consiglio Provinciale, presenterà una sua proposta in materia di accorpamenti in ambito regionale e il territorio lodigiano dovrà presentare la propria visione e la propria proposta.

LA PROPOSTALa Provincia di Monza e Brianza ha costituito una commissione provinciale per il futuro della provincia e sta valutando attentamente ipotesi di accorpamento con la Provincia di Lecco (l’unica altra provincia lombarda che non soddisfa i requisiti).L’idea di istituire nuovi e ulteriori organi, con rischi di sovrapposizioni, rappresenta un limite nei confronti del necessario percorso partecipativo e rappresentativo delle istituzioni e del territorio, tanto che la Conferenza dei Capigruppo del Consiglio Provinciale ha esaminato la situazione nella riunione del 31 maggio scorso e ha valutato un’opportunità che mi accingo a presentare a titolo di contributo e di proposta.La Conferenza dei Capigruppo del Consiglio Provinciale, comprensiva del Presidente della Provincia e in rappresentanza dell’assemblea elettiva del territorio lodigiano, allargata al Sindaco e al Presidente del Consiglio Comunale del Capoluogo, con l’ulteriore apporto dei Sindaci delle Città del Lodigiano (Codogno, Casalpusterlengo, Lodi Vecchio, Sant’Angelo Lodigiano), potrebbe essere lo strumento di sintesi per la predisposizione di un documento contenete le proposte del territorio lodigiano.Un organo così composto, oltre ad essere rappresentativo delle Istituzioni del territorio, ha anche la peculiare caratteristica di avere tra i suoi componenti i tre Presidenti che la Provincia di Lodi ha avuto nel corso dei suoi 18 anni di vita amministrativa. L’attività di predisposizione della proposta del lodigiano sarà attuata con il coinvolgimento, attraverso audizioni e confronti, delle forze sociali e produttive del territorio e con un termine, entro il quale definire la proposta, non superiore alla fine dell’anno in corso.Caro direttore, so quanto le stia a cuore il destino del Lodigiano e quanto ha fatto e quanto faccia tuttora a sostegno della provincia di Lodi e del suo territorio.Le chiederei un ulteriore sostegno.Valuterei di rilevante importanza una Sua partecipazione ai lavori della Conferenza dei Capigruppo “allargata” per la definizione della proposta dei lodigiani per il futuro del territorio lodigiano.La ringrazio anticipatamente per l’attenzione che vorrà dedicare a questo mio contributo.

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