Quale futuro per il calcio a Lodi?

Nella stessa giornata in cui il Fanfulla ha toccato il punto probabilmente più basso della sua storia ultracentenaria (lo spareggio per non retrocedere in Promozione, la settima categoria calcistica nazionale), la «Dossenina» si è riempita di pubblico e di tifo. Più di 500 persone hanno assistito l’altra domenica al derby di Terza Categoria tra due club cittadini, l’Azzurra e la Nuova Lodi: tante famiglie, parecchi giovani, cori e striscioni sugli spalti. Il tutto in netto contrasto con lo scenario silenzioso in cui si esibisce solitamente il Fanfulla. Lodi quindi ha ancora voglia e «fame» di calcio? Probabilmente sì. Senza perdersi in impossibili paragoni con il pubblico dell’hockey, la gente accorsa per i play off di Terza lancia un segnale: a Lodi c’è ancora un terreno fertile su cui gettare il seme del calcio.

A patto di legare la squadra alla città e di presentare un progetto, se non ambizioso, almeno solido e accattivante sul piano della comunicazione e del rapporto con le altre società. E di farlo, al di là della categoria, con chiarezza, senza gli ormai consueti misteri che non fanno altro che scatenare i già molto diffusi «pettegolezzi».

Ha ancora un futuro il Fanfulla? Si può tentare di arginare i problemi economici? E’ vero che esiste una cordata pronta ad affiancare il presidente Roberto Minojetti nella prossima stagione, composta dagli imprenditori Orlandini e Sozzi, dal commercialista Scotti e dall’industriale Facchi? E il debito pregresso è una montagna che si può scalare?

Oppure meglio chiudere «baracca e burattini» e ripartire, magari dal basso, di certo senza debiti? Che fine ha fatto Pietro Bono, il proprietario del club? Domande a cui dovrà arrivare presto una risposta.

Indipendentemente da come si concluderà la doppia sfida di play out contro il Villanterio. Le speranze di una seppur minima rinascita non possono prescindere da due aspetti: l’interessamento dell’imprenditoria cittadina e la conquista della salvezza. La prima appare speranza disperata. La seconda no, specie dopo il risultato di ieri. Alla squadra, rimaneggiata ma coraggiosa, il compito di completare l’impresa. E se anche dovesse finire male, sapendo le difficoltà con cui i giocatori, hanno a che fare, nessuno avrà nulla da rimproverare loro, a patto che il sudore sgorghi copioso sulla maglia, comìè accaduto ieri. Quella maglia bianconera che non merita la discesa in Promozione. Non fosse altro per rispetto della storia che rappresenta. O per provare a ripartire convincendo chi in città ne avrebbe la possibilità a dare una mano: non si dice per arrivare in Serie A come il Siena o in Serie B come il Sassuolo.

Ma almeno per restare stabilmente in Eccellenza e, con il tempo, tentare di risalire in Serie D. Come sei caduto in basso, Guerriero. Ce la farai a non scivolare ancora più sotto?

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