Un mio carissimo amico mi ha detto che la gente non comprende le proteste dei giornali cattolici e della Fisc che li rappresenta. Molti pensano che noi stiamo difendendo i privilegi di una casta. Le nostre sarebbero posizioni di rendita da smantellare. Un sistema finito. L’informazione, quindi anche noi che diamo voce al territorio (e sono tantissimi come noi), deve essere in grado di stare in piedi con le proprie gambe. Il mercato, da solo, regola domanda e offerta. Chi non regge… deve chiudere bottega.Se fosse così semplice, se il bene di cui stiamo parlando fosse una qualsiasi merce, allora si potrebbe ragionare in questi termini. A parte che non avviene così neppure quando ci si confronta sui tondini di ferro, e giustamente aggiungo io, con tutto il rispetto per chi opera in questo settore, ma quando si discute di un bene essenziale come l’informazione la questione diviene assai più delicata e complessa. Torno all’attualità. Solo pochi giorni fa si è appreso che il governo Renzi non sarebbe in grado di quantificare l’ammontare del Fondo per l’editoria da cui attingere per i contributi 2013, da distribuire tra poco più di un mese. Non è possibile che a fine anno l’esecutivo dica ai diretti interessati: sapete, non sappiamo se avremo fondi per voi. Dopo lo choc occorre rimboccarsi le maniche. Inutile aggiungere che si sta facendo tutto il possibile per cercare di trovare una soluzione praticabile. Molti si dicono dispiaciuti e disposti a dare una mano, ma al momento i risultati sono nulli. Il pluralismo informativo è qualcosa che vale oppure no? Se non siamo in grado di fornire una risposta a questo basilare quesito per una democrazia compiuta, risulta inutile qualsiasi altra argomentazione.Torniamo alla casta. Noi saremmo la categoria dei privilegiati, quelli tanto invisi all’opinione pubblica. Ma per piacere… Chi ha il coraggio di certe affermazioni venga qua a confrontarsi con chi ogni giorno fatica non poco per mettere insieme un settimanale presente da oltre cent’anni, oggi anche online con aggiornamenti sette giorni su sette. Voce autonoma e critica sul territorio, con uno sguardo attento, e sempre liberissimo, sull’Italia e sul mondo. Qualcosa dovrà accadere, ne sono certo. Non voglio disperare, nella maniera più assoluta. Vorrei tentare il confronto sereno. Ne va di noi cittadini, della nostra libertà di informarci, di apprendere le notizie, di trovare il compagno di strada di cui fidarsi. Ne va di mezzo un pezzo di democrazia. Questa è la posta in gioco, altissima. Un vero peccato non prenderne coscienza.
Ripristinare le risorse per editoria, non profit, di inchiesta e locale. Una posizione congiunta di Alleanza Cooperative Italiane Comunicazione, FNSI, Mediacoop, Fisc, Slc-Cgil, File e Articolo 21Il mondo editoriale cooperativo e non profit potrebbe chiudere i battenti entro pochi giorni.Il 31 ottobre, infatti, la Direzione del Dipartimento Editoria ed Informazione della Presidenza del Consiglio ha comunicato che, allo stato attuale, non è in grado di precisare l’entità delle risorse destinate ai contributi 2013 alla editoria, nonostante nel luglio scorso fossero disponibili 55 milioni di euro.Tale incertezza è particolarmente dannosa. E’ opportuno ricordare che le imprese interessate hanno approvato i rispettivi bilanci 2013 a metà dell’anno in corso, prevedendo l’importo del contributo in base agli stanziamenti allora previsti.Qualora vi dovesse essere una riduzione significativa degli stanziamenti previsti, tutti i bilanci sarebbero afflitti da sopravvenienze passive e molte imprese sarebbero costrette ad avviare le procedure fallimentari.Si tratterebbe della chiusura di oltre 100 testate che, se dovessero cessare le pubblicazioni, cancellerebbe del tutto l’informazione locale e causerebbero il venir meno immediato di oltre 3.000 posti di lavoro nel settore, oltre a quelli che verrebbero meno nell’indotto (tipografi, distributori, edicolanti,…) con un indubbio aggravio, comunque, del costo per lo Stato, in termini di ammortizzatori sociali. Nei mesi passati 32 testate sono già scomparse.Appare urgente che il Governo valuti con attenzione e sostenga l’iniziativa che il Sottosegretario Lotti sta assumendo per reperire le risorse necessarie ed evitare che una coltre di silenzio si abbatta su tutto il territorio nazionale.
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