Caro direttore, siamo di nuovo alla vigilia di un’assemblea territoriale sul tema dibattuto da tutti, a tutte le ore, in tutte le occasioni, senza arrivare, di fatto a concrete proposte per affrontare la questione. Mi riferisco, ovviamente, al “riordino” della nostra provincia sulla base dei criteri di dimensione demografica e di dimensione territoriale. Il Decreto Legge del 6 luglio 2012 è diventato Legge, con alcune importanti (anche per noi) modificazioni in data 8 agosto 2012 e, visto che in materia giuridica la forma è anche sostanza, vorrei porre l’attenzione su alcune modifiche “di forma”.
Non tratterò di due questioni di estrema importanza, perché da sole meriterebbero approfondimenti e sessioni dedicate.
Non tratterò di servizi ai cittadini per una serie di motivi tra i quali:
1) se ne stanno già occupando in tanti, a tutti i livelli e rischierei di essere noioso anche più di quanto non lo sia già, visto l’argomento;
2) Il titolo stesso della Legge lo prevede: “disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”;
3) Il Presidente del Cal, On. Giudo Podestà, a nome degli Enti Locali della Lombardia ha confermato che verrà presentata una proposta di riordino con al primo punto il mantenimento degli attuali servizi ai cittadini residenti nella nostra regione.
Resto dell’idea che conviene in ogni caso tenere alta la guardia.
Non tratterò dei gravi vizi di incostituzionalità che presenta la Legge sul “riordino” delle Province e sono convinto che i ricorsi presentati da diverse Regioni alla Corte Costituzionale consentiranno di stabilire la corretta procedura da utilizzare per la pur giusta e condivisibile riforma dello Stato italiano.
Anche su questo argomento conviene tenere ben alta la guardia.
Vorrei trattare di questioni che, nell’attesa dell’intervento della Corte Costituzionale, saranno di estrema attualità nei prossimi giorni.
La Legge approvata l’otto di agosto ha fissato nuovi parametri temporali e ha stabilito rapporti gerarchici ben precisi:
- in primo luogo ha stabilito che “ tutte le province delle regioni a statuto ordinario esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto sono oggetto di riordino”.
- poi ha stabilito che entro il 3 ottobre 2012 il Cal dovrà deliberare una “ipotesi” di riordino;
-poi ha stabilito che entro il 24 o 25.10.12 la Regione dovrà deliberare una “Proposta” di riordino;
-infine ha stabilito che, con Atto Legislativo, il Governo attuerà il riordino delle province.
Possono sembrare termini formali ma hanno un valore di grande sostanza.
RIORDINO,
NON SOPPRESSIONE
Scrivendo che si tratta di “riordino” e non di soppressione e di successivo accorpamento (come era nel testo originario) risulta chiaro come anche la nostra non sia stata affatto soppressa ma che sarà oggetto di riordino come tutte le altre province della Regione Lombardia.
Questo è importante per l’atteggiamento che dovranno avere i nostri rappresentanti nelle trattative per il così detto “riodino”; la nostra provincia non è stata soppressa e avremo, anche se con numeri diversi, la parità di dignità con le nostre controparti.
ALLA FINE
DECIDE IL GOVERNO
Il testo originario prevedeva che il piano di riordino, una volta deliberato dal Cal, ricevesse il parere della Regione, il testo finale, invece, prevede che il Cal si limiti alla presentazione di un’ipotesi e che la Regione possa elaborare un nuovo documento con la Proposta di riordino, che, in ogni caso, non sarà vincolante per il Governo.
Ecco la novità.
Con le modifiche introdotte nel testo definitivo, in sostanza, sarà il Governo ad avere l’ultima parola in materia di riordino delle province, superando eventuali inerzie dei Cal o delle Regioni, e non considerando vincolanti le “ipotesi” e le “proposte” da questi formulate.
Considerando i tempi strettissimi imposti dalla normativa, ritengo tale situazione particolarmente frustrante per i Comuni (e per i loro abitanti) che vedono calpestato un diritto di iniziativa previsto dalla Costituzione.
Chiedo scusa, avevo promesso di non parlare dei vizi di incostituzionalità, ma lo stimolo è troppo alto.
Vedremo.
IL COMUNE CAPOLUOGO
Tra le novità del testo definitivo, ce n’è un’altra che obbligherà il lodigiano a tenete alte le antenne: il comma 4-bis dell’art. 17 parla del Capoluogo della nuova provincia.
In mancanza di accordo tra gli attuali capoluoghi, il Capoluogo della provincia risultante dal riordino sarà il Comune con la maggiore popolazione residente.
Considerando le dimensioni dei Comuni capoluogo delle attuali province confinanti con quella di Lodi, sui numeri dei residenti il Comune di Lodi avrà poche possibilità di essere riconfermato capoluogo, a meno che non vengano utilizzati altri convincenti argomenti.
Bene.
Fatte queste (lunghe) premesse un po’ teoriche ma necessarie, veniamo all’atto pratico.
Nelle riunioni di questi giorni si dovrà dare risposte rapide ad argomenti pratici:
1) Sarà in grado il nostro territorio di mantenere l’unitarietà?
2) Con quali delle Province confinati abbiamo più affinità territoriali, sociali, storiche ed economiche?
3) Sarà preferibile un territorio ampio (con Pavia, Cremona e Mantova) o storicamente più contenuto (solo con Cremona)
4) Quale nome daremo alla nuova Provincia?
5) Quale Comune sarà il capoluogo?
A prescindere dalla questione del mantenimento dei servizi attuali, che è sacrosanta e non si tocca, è a queste domande che bisognerà dare risposta, è questo il contenuto che la Legge chiede al Cal nella sua “ipotesi” e alla Regione nella sua “proposta” di riordino delle province della Lombardia.
Il nostro territorio e i suoi rappresentanti (politici, sociali, economici, istituzionali) non saranno soli, si dovranno confrontare con le controparti dei territori confinanti, tenendo conto che ognuno ha la sua ricetta e ognuno è convinto di avere già la soluzione in tasca.
Nei giorni scorsi, leggendo la stampa locale della nostra regione, ho avuto modo di imbattermi in due notizie che mi hanno fatto riflettere:
La prima arrivava da Cremona.
Pare che la Provincia di Cremona, che, come Lodi, non soddisfa i parametri per la prosecuzione autonoma, abbia deliberato recentemente i lavori di ristrutturazione e realizzazione di una nuova sede per l’Amministrazione Provinciale impegnando un importo intorno, o superiore, ai 20 milioni di euro.
Non ho verificato se il fatto corrispondesse al vero, ma la cosa mi ha turbato.
Se facessimo la nuova Provincia con Cremona avremmo ben tre sedi, di cui una in costruzione.
La seconda notizia arrivava da Sondrio.
Non che ci sia la possibilità di un’unione con Sondrio, ma la notizia mi ha colpito perché rappresentava una previsione di Massimo Sertori, Presidente della Provincia di Sondrio e Presidente dell’Unione delle Province Lombarde.
Trascrivo direttamente le sue dichiarazioni così come riportate dal quotidiano “La Provincia di Sondrio”:
“Lombardia a nove province”
“Il calcolo è presto fatto: salve Brescia, Bergamo, Pavia e Milano, per le sue caratteristiche alpine Sondrio rimane com’è, pur non escludendo allargamenti di confini alla Valcamonica o al Colichese, Lodi e Cremona pare abbiamo già espresso parere positivo ad una loro riunificazione, Mantova manterrebbe lo status di provincia, così come Varese che «annetterebbe» il Comune di Legnano risolvendo le carenze di estensione territoriale, la nona provincia sarebbe il risultato dell’unione di Lecco e Monza Brianza - meglio se anche con Como. In caso contrario la decima sarebbe proprio Como.”
Ripeto, è una sua proposta, ma da l’idea di come ognuno pensi di avere già la soluzione in tasca.
La situazione è questa.
In questo mese dovremo rompere gli indugi e dare la Nostra proposta.
Buon lavoro a tutta la Provincia di Lodi, ai Comuni e ai Sindaci del Nostro territorio.
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