Caro direttore, Dino Cremascoli martedì scorso, sul “Cittadino”, in prima pagina, ha rovesciato addosso a tutti (politici, sindacalisti, Berlusconi) la rabbia che probabilmente ha accumulato in anni, invitandoci ad intervenire sperando che “..altri siano cosi bravi da essere più persuasivi di me”. Sarà difficile, lui è troppo bravo. E poi, per competere bisognerebbe essere in sintonia con lui. Ma lo siamo solo per il tasso di rabbia accumulato, non per le proposte che avanza. In tanti abbiamo la sua stessa voglia di rovesciare il mondo, a partire dall’Italia, ma non ci prende il sacro furore che lo porta a scrivere, chiosando Renzi, “…bisogna rottamare, rottamare tutto, cominciare tutto da capo in modo che della classe dirigente non resti più niente”, per poi intimare a Renzi e a Guerini, suo sodale, di non “…fare soltanto chiacchiere: sareste molto peggio dei tanti tromboni che ci hanno ridotti in mutande… Di loro basta, radicalmente basta! Ricominciamo senza più nessuno di ieri”. E qui saremmo anche d’accordo se in circolazione ci fosse una generazione senza ascendenti, senza una seppur breve storia, senza che in qualche modo, per quanto marginale, non abbiano “mani sporche” anche solo per averle usate come è necessario per operare a fin di bene. Non vedo in giro “pagine bianche” da che sono nato, né vedo “uomini nuovi”, anche se so che molti, con difficoltà, tentano di diventarlo seguendo una impegnativa Proposta.Caro Cremascoli, mi sembra di risentire idee vecchie che avanzano. Idee che già hanno infiammato in gioventù la mia generazione, là dove, in nome anche di una ideologia totalizzante, si teorizzava la palingenesi e la creazione dell’”uomo nuovo” (accettavasi pure rieducato) e l’eclissi totale di quello “vecchio”. Alcuni di quei giovani poi, presi da sacro furore, sono passati alla P38 ed alla lotta armata, altri, delusi da un impegno sbagliato che offendeva un’intelligenza che pure era vivace, hanno in seguito diretto banche e multinazionali; gli ultimi li ha acquistati Berlusconi per la sua (fallita) rivoluzione (e ridaje) liberale. Tra i rottamatori adesso è arrivato uno che vuole farsi Re, che governerà solo quando il suo Movimento avrà il 100% dei voti, dice lui, e porta in giro, da comico qual’è, il suo spettacolo, diffondendo il rancido olezzo dell’eskimo verde, divisa di ordinanza nelle assemblee d’antan e presenta alle osannanti folle un suo “guru” lungocrinito che ricorda tanto il ’68 della “fantasia al potere” e che propone di realizzare l’utopia allora interrotta. No, caro Cremascoli, non ci sto!. Tra la rottamazione ed il cambiamento scelgo (è legittimo, no?) la seconda prassi, pur sapendola impegnativa e dura e con il rischio pure d’essere deriso come fa Grillo quando, ai suoi occasionali elettori seriamente riformisti, ora, solo ora, dice che hanno sbagliato a votarlo.Scusami Direttore, mi accorgo di avere divagato senza essere in nulla persuasivo, come tu e Crem speravate. Ma il boccone sulla lenza che tu hai servito era troppo ghiotto e tant’è!.Per chiudere in poche righe (sopportami, ti prego, Ferruccio), ai lettori, se ne avrò, mi permetto di dare un consiglio utile per orientarsi in questo difficile momento: si rileggano sul “Cittadino” l’ultima “Tenda sull’Adda” di Maietti, dal titolo “Come ai tempi della contestazione”. Per me che in parte ho vissuto le sue stesse esperienze, è stato molto “persuasivo”.
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