Santa Chiara, il futuro è a rischio

Ho avuto modo di leggere la lettera pubblicata sul «Cittadino» lo scorso 18 luglio a firma di esponenti del Partito di Rifondazione comunista. Non mi compete entrare nel merito della dialettica tra forze politiche, ma credo mi sia consentito sviluppare una riflessione su uno dei punti trattati, quello in particolare che riguarda il sistema delle Aziende di Servizi alla Persona (Asp) e, in particolare, della Casa di Riposo Santa Chiara che sono stato chiamato ad amministrare.Ho condiviso la scelta fatta nel 2003 dal consiglio comunale di Lodi di mantenere Santa Chiara in ambito pubblico, e mi sono quotidianamente speso perchè questo indirizzo avesse prospettive concrete di continuità nel tempo. In questi anni il consiglio di amministrazione di Santa Chiara, mantenendo uno stretto contatto con il Comune di Lodi, ed in particolare con l’assessorato ai servizi sociali e direttamente col sindaco, ha portato avanti e realizzato scelte volute e condivise dalla comunità locale e oggi si può affermare, senza tema di smentita, che i servizi assicurati agli ospiti della struttura siano di ottimo livello.Recentemente (marzo 2012) la Regione Lombardia con due distinte leggi, ha profondamente modificato la “goverance” delle Asp, rendendo così urgente ed indifferibile una seria riflessione su ciò che queste strutture dovranno diventare, non in un futuro indeterminato, ma già dai prossimi mesi.Di quali provvedimenti regionali si tratta?Il primo abolisce i consigli di amministazione e li sostituisce con dei semplici comitati di indirizzo. Il direttore generale sarà diretta emanazione della Regione e risponderà del suo operato all’assessore regionale alla famiglia. Sarà il responsabile di tutta la gestione della struttura e assumerà su di sè anche la “legale rappresentanza” ora in capo al presidente del Cda.Il secondo riguarda la costituzione di una Agenzia regionale per la gestione dei patrimoni degli enti socio sanitari, che accentrerà i patrimoni dei singoli enti, completamente privando queste strutture dei benefici derivanti da donazioni, frutto esclusivo della generosità di benefattori, il cui intendimento era quello di promuovere lo sviluppo dell’istituzione cui era finalizzato il loro gesto di liberalità.Su entrambi i provvedimenti regionali esprimo la mia personale, assoluta contrarietà. Perchè? Le motivazioni sono diverse e articolate.Limitandomi, per brevità, alle principali:Con i propri patrimoni, negli ultimi anni, le Asp hanno potuto adeguare le strutture alle nuove normative con interventi onerossimi (per Santa Chiara qualche milione di euro) senza ricorrere al finanziamento bancario notevolmente gravoso e che avrebbe ulteriormente appesantito i bilanci correnti;La Regione ha mantenuto invariata la norma che impone alle Asp l’obbligo del pareggio di bilancio pena il commissariamento e la trasformazione in struttura privata dopo due esercizi consecutivi con bilancio in passivo. Negli ultimi anni il pareggio di bilancio è stato garantito con i proventi del patrimonio, a compensare i contributi sanitari regionale fermi da tempo immemore e largamente insufficienti per le mutate esigenze sanitarie per garantire cure appropriate agli ospiti che vengono accolti in condizioni di salute sempre più compromesse; oltre a contenere annuali manovre sulle rette, arrivate a livelli insostenibili per molte famiglie.Si dirà che il patrimonio non deve servire per garantire la gestione corrente e su questo posso convenire, aggiungendo però che questa affermazione non incide sul dibattito in quanto le medesime problematiche sono vissute (e patite!) anche dalle case di riposo private, cui però non incombe l’obbligo del pareggio.La terza riflessione è la seguente: Santa Chiara, da sempre patrimonio dellla Città di Lodi, si è sviluppata nel tempo grazie a scelte lungimiranti dei suoi Amministratori, tutti lodigiani, che ben conoscevano e conoscono le esigenze dei loro concittadini. Perchè allora si vuol privare la città di questa preziosa risorsa? L’ esempio degli ospedali trasformati in (pseudo) Aziende e gestite come un feudatario da un direttore generale venuto da chissà dove, non ci hanno ancora insegnato niente?E non vale l’affermazione che la trasformazione della governance porterebbe ad un contenimento dei costi perchè, dati alla mano, sarebbe facilissimo dimostrare il contrario.Potrei continuare con altre e più articolate considerazioni, ma prevale in me il desiderio di non tediare ulteriormente i lettori.Su una cosa, però, serve chiarezza: le forze politiche devono avviare una seria riflessione su questi argomenti e lo devono fare celermente, senza incomprensibili rinvii, senza tentennamenti, e soprattutto, senza attendere che altri ci levino le castagne dal fuoco. Si rifletta, da subito, sulla possibilità di trasformare l’Asp in una forma giuridica che consenta al Comune di manterne il controllo, e se poi si deciderà di lasciare tutto così come è, sarà comunque frutto di una decisione assunta responsabilmente e democraticamente, e quindi da rispettare in pieno.A chi di dovere il compito di affrontare la questione in tempi certi e possibilmente rapidi e dare alla Città (le ottocento firme raccolte dal Centro tutela lo testimoniano) le risposte che la città attende.

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