Ho sempre pensato che non fosse una frase fatta dire e dirmi “ringrazia che sei nato in Italia”. Lo stillicidio di immagini - spesso violenza contro violenza - proveniente dalle coste meridionali del Mediterraneo parrebbe avallare questa semplice ovvietà. I connazionali nati all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, i figli del miracolo italiano (che miracolo non fu, quanto piuttosto sudata conquista dei nostri progenitori!) si sono trovati senza merito nel quarto (allora) fra i sette Paesi più industrializzati del mondo. Paese ricco il nostro, Paese stabile l’Italia, con un welfare all’avanguardia e soprattutto con una solida struttura di pace se non fosse per le due grandi piaghe del terrorismo e della Mafia, seppure siano fenomeni diversissimi, con storie e sviluppi non assimilabili.Fine delle banali valutazioni? No, ne aggiungo un’altra: quanto è ancora diverso nascere a Milano, o a Vipiteno? A Palermo o a Casal di Principe? E in questi luoghi nascere maschio?Un Paese in cui a seconda della latitudine in cui si viene al mondo si hanno ben diverse chance di farcela a diventare una persona onesta non è un Paese ancora del tutto evoluto, non è un Paese normale, ma un triste campione di quello che avviene su scala planetaria. C’è sempre un Nord e c’è sempre un Sud, un centro e una periferia.Ci viene chiesto, non solo dalla voce assai autorevole del Papa, di partire (o ripartire) dalle periferie, ma esse per cerchi allargati sono tante e quanto più sono distanti dal centro tanto più sono mondi di sofferenza, come gorghi di gironi danteschi.Negli ultimi mesi in Campania assistiamo, con la noncuranza che i media ci inducono ad avere, alle uccisioni di giovani anche minorenni in una faida fra cosche camorristiche che stenta a vedere la fine.Ci chiediamo ancora il perché di queste morti? E se si possano evitare? O è ormai notizia di costume per la quale si presta assuefazione rassegnata come di fronte ai cassonetti traboccanti di rifiuti…? Per questi morti “sporchi” non ci sono immagini a corredo della nostra commozione… questi non sono “innocenti”(!!!) i morti di faida non fanno notizia e non destano indignazione: “si ammazzano tra loro”.A Napoli, o a Casal di Principe regolano i conti così; giovani boss sparano a bruciapelo e uccidono loro coetanei… la tappa importante o l’apice di una carriera è aver messo a segno un’eliminazione di questo genere… è la fase 2.0 delle ordinarie raffiche sparate dai motorini, una volta a settimana, solo per marcare il territorio e ricordare a tutti chi comanda (salvo tragici recenti incidenti mortali).Essere un adolescente maschio in un quartiere controllato dalla malavita organizzata pone di fronte ad un bivio che, grazie a Dio, agli altri coetanei non è dato sperimentare, almeno non con questa assurda alternativa: illegalità o giustizia? Violenza o convivenza? Mani armate o mani alzate?A me nessuno hai messo in mano una pistola o una mitraglietta contemplando che sapessi già usarla!Ma soprattutto ho fatto obiezione di coscienza e prestato servizio civile (quando ancora proficuamente esisteva) e per legge non potrò mai avere il porto d’armi: a quanti giovani uomini di Scampia a 18 anni è stata offerta questa possibilità di fare una scelta di pace? A scuola, in palestra, per la strada, in parrocchia? Chi parla a questi ragazzi, chi è ancora credibile perché loro possano ascoltare la sua voce e sentirla più persuasiva di quella che si insinua dietro le quinte della malavita?“Sii uomo!” “Spara!” Quando non è giocando a soldatini che tuo padre o il tuo più caro amico ti intima di dimostrare così il tuo coraggio… Quando è per la strada che ti viene chiesto di tirare fuori così gli attributi; quando anche tua madre, magari, non ha il coraggio di dissuaderti perché la pressione del branco è troppo forte e un’alternativa pulita troppo fragile. Quando ancora questo succede e finché succederà vorrà dire che non solo a Sodoma ma anche a Gomorra c’è una profonda ferita di genere che urge sanare.
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