Anche quest’anno è suonata la campanella. Primo giorno di scuola superiore per i miei studenti di prima . Anche quest’anno emozione come fosse il primo giorno, per me, che nella scuola ci sono da più di trent’anni. Emozione, pensieri, affetto per questi ragazzi un po’ spaesati; alcuni, pochi, accompagnati dai genitori. Molti soli, spavaldi in apparenza ma fragili e impauriti. Ogni anno così. Li vedo arrivare in massa, con i loro capelli dai tagli imponibili, abbigliamento estivo non proprio consono ad un ambiente scolastico, cellulare in mano, zaino sulle spalle. Ma tant’è loro sono così e noi li accettiamo così come sono. Sono fiera che esista la scuola , sono felice che possano venire a scuola. Abbiamo lavorato, quest’estate, per far trovare loro un ambiente accogliente, speriamo tutto pronto, funzionante per il nuovo anno scolastico. Una scuola dove possano trovare amici e confidenti, dove possano trovare, alcuni , quello che non hanno a casa. Cerco nei loro volti di giovani adolescenti un sorriso , uno sguardo . Li chiamo uno per uno per far sentire loro che sono importanti, persone. I loro docenti li accompagnano in classe. D’ora in poi sarà il loro nido per molte ore al giorno e dopo un’ora in classe nessuno si sposterebbe più neanche a pagarlo. Alcuni, soprattutto i maschi, sono proprio piccoli. Mi chiedo come faranno ad arrivare al tavolo di aggiustaggio nell’officina di meccanica. Ci penseremo. I docenti, come sempre, pronti. Sono lì ad accoglierli, quelli più severi che “ non perdiamo tempo che il programma incalza” e, quelli più accomodanti che cercano di conoscerli e di intrattenere un dialogo iniziale, spesso timido. Sono tutti abbastanza silenziosi, oggi. Da domani la musica cambia; non appena si ambientano le loro chiacchiere , le loro urla, gli schiamazzi ci accompagneranno per tutto l’anno. Ma la scuola senza di loro non esisterebbe. Staranno qui, se tutto va bene cinque anni, alcuni sei, ma quando usciranno saranno cittadini, avranno diritto al voto, saranno pronti per la vita e questa è la nostra mission, il nostro orgoglio e il nostro lavoro. Li vedremo crescere, trasformarsi, alcuni purtroppo li perderemo . Sono troppi ancora quelli che non ce la fanno, che abbandonano che non raggiungono il traguardo. A loro dobbiamo guardare con particolare attenzione e lavorare perché “se non a scuola dove? Certo i problemi non mancano, sono molti, si sono aggravati con i tagli degli ultimi anni. Abbiamo chiesto sacrifici ai genitori , il contributo di istituto è cresciuto negli anni. Ma è per i loro figli, per far trovare loro le attrezzature necessarie: laboratori adeguati, computer, lavagne multimediali. Ai docenti ho chiesto quest’anno una piccola rivoluzione: niente più l’amato registro cartaceo, compagno di tanti anni. Ad ognuno di loro un piccolo pc. Molti non lo sapevano usare . Tutti si sono adeguati, brontolando, mugugnando ma pronti al cambiamento perché la scuola deve guardare avanti,e di questo li ringrazio. I genitori da casa sapranno tutto quello che si fa in classe: voti,ritardi, assenze, note, argomenti svolti, lezioni on line. I ragazzi ,più tecnologici di noi adulti, non fanno una piega: per loro, nativi digitali, è tutto normale: il badge da strisciare all’ingresso , il pc al posto del registro, la chiavetta usb per scaricare le lezioni. Siamo noi che facciamo fatica a stargli dietro. Ma ce la faremo anche quest’anno nonostante tutto, malgrado tutto.
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