Teniamoci l’autonomia organizzativa

La scelta di sopprimere la provincia di Lodi interessa naturalmente ogni persona di questa terra. Dietro la necessaria ed improcrastinabile esigenza di ridurre, e pesantemente, i costi della politica che hanno assunto proporzioni che nulla hanno a vedere con la gestione della cosa pubblica, si è infilata la decisione di sopprimere le provincie. Non tutte, solo alcune; con banali riferimenti ragionieristici, laddove invece servono considerazioni di spessore ben diverso. Mi chiedo, provocazione per provocazione: se una provincia per esistere deve contare su un numero minimo di abitanti (300 mila), perchè non definire anche un numero massimo? Sono ugualmente “governabili” una provincia di 310.000 abitanti ed un’altra che ne conta oltre tre milioni? Qualunque potrà essere la decisione di accorpare il nostro ad altri territori, il cittadino lodigiano vivrà un’autentica sciagura. Proprio su di lui, sulla gente comune, dobbiamo tarare ogni ragionamento: che beneficio avrà la nostra gente da questa scelta scellerata? In termini di sicurezza, di legalità, di ambiente, di programmazione, di scuola, di sanità, di lavoro, di previdenza, di rappresentanza sociale e politica, istituzionale ed amministrativa? Non ci riferiamo solo ai disagi, spiccioli e quotidiani, delle distanze che si allungano e dei tempi che si dilatano per ogni questione: e già questo sarebbe comunque insopportabile! Perchè si parla di federalismo e si sopprime un’Ente che è davvero prossimo al suo popolo; si invoca una sempre maggiore vicinanza degli eventi socioeconomici alla realtà nella quale essi si producono, e nel mentre si toglie autorevolezza e protagonismo agli attori locali! Non ci stiamo!!Credo sia dovere di ognuno percorrere tutti i tentativi per rendere reversibile la soppressione della nostra provincia: facendo squadra, ritrovando fra di noi una coesione altissima, invincibile ed assolutamente non supina alle linee politiche dei nostri livelli superiori: di Governo, di partito, di associazioni di rappresentanza. E’ un tentativo generoso che dobbiamo dispiegare con determinazione.Allo stesso tempo, invito tutte le espressioni sociali ed economiche del territorio a fare quadrato. Si convochi una riunione, magari presso la Camera di Commercio, presente la Provincia ed il Comune capoluogo, e si sottoscriva tra galantuomini, un patto unitario nel quale si pretende dalle nostre Istanze superiori che, provincia sì o provincia no, vengano comunque confermate la rappresentanza politica e l’autonomia organizzativa territoriale per il Lodigiano. E’ l’unico modo che può conservare dignità a questa terra, autorevolezza e protagonismo nelle scelte che ci riguardano da vicino. La Cisl lodigiana si muove da subito per chiedere alla Cisl Lombardia ed alla Cisl Nazionale la conferma, anche in futuro, degli attuali assetti politici ed organizzativi per il nostro territorio; altrettanto facciano le altre Associazioni. Non è una questione di potere o di poltrone, bensì la convinzione che la nostra gente vede in noi un riferimento più certo, più affidabile, più “suo”, più vicino. Fra due mesi inizieranno le trattative per il rinnovo del contratto provinciale degli operai agricoli e florovivaisti: la Cisl chiederà che il nuovo testo contrattuale contempli anche in futuro un livello contrattuale specifico per questo territorio. Io credo che se tutti faremo così, determinati a non mollare, ridurremo un poco i disservizi e soprattutto offriremo una testimonianza utilissima anche alla battaglia più difficile: conservare la provincia di Lodi.

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