Il Sud vive la grave scarsità dei servizi per la prima infanzia. Solo il 2,5% dei bimbi presi in carico in Calabria, a fronte del 26,5% in Emilia Romagna e al 33% dell’obiettivo Ue, usufruisce di un asilo nido pubblico. In Campania si registra il 2,8%, in Sicilia il 5,3%, in Puglia, il 4,6%. Le nuove-famiglie sono sempre più sole, anche a causa della contrazione del numero dei consultori - venti unità in meno in Campania e Puglia, otto in Sicilia e Calabria - e degli altri servizi di sostegno alla genitorialità. La dispersione scolastica è 24,8% in Sicilia e Sardegna, 21,8% in Campania, 19,7% in Puglia, 17,3% in Calabria, a fronte della soglia europea del 10%; conta 500mila minori in povertà assoluta, il 13,9% del totale nelle regioni meridionali, a fronte di circa l’8% nel Centro e Nord Italia, con una crescita del 20% rispetto al 2011. Con una punta di 175mila bambini della Sicilia, pari al 19%; segue la Puglia, con il 15,5%, la Calabria con il 12,9%, la Campania con l’11,7%. La situazione dell’infanzia meridionale è stata raccontata da circa 200 ragazzi di Bari, Locri, Napoli e Palermo, attraverso interviste e inchieste da loro realizzate. L’iniziativa, che ha il nome di “Crescere al Sud” - un’alleanza tra 40 realtà associative che nel Mezzogiorno si occupano attivamente della promozione e della tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, promossa da Save the Children e da Fondazione Con il Sud - è stata presentata nei giorni scorsi durante una conferenza stampa che si è tenuta presso Palazzo Madama, a Roma, alla quale erano presenti Piero Grasso, Presidente del Senato, Maria Carmela Lanzetta, ministro per gli Affari Regionali, Francesca Barracciu sottosegretario di Stato al ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. “Ignorare i diritti dei più piccoli - ha dichiarato nel corso dell’evento, Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione Con il Sud - significa pensare che si può fare sviluppo indebolendo il capitale sociale. I dati allarmanti su dispersione e abbandono scolastico nelle regioni meridionali, la quasi totale assenza di servizi alla prima infanzia in alcune zone del Mezzogiorno, sono la più inaccettabile espressione del vero divario Nord-Sud. Una distanza che siamo abituati a pensare in termini economici, dimenticando che il vero divario da colmare è di natura sociale, anche in termini di servizi e opportunità, a partire dai più piccoli. Costruire solide basi per il futuro e per uno sviluppo reale del Mezzogiorno non può che partire da qui, da risposte concrete e reali che oggi ci vengono chieste e che, da Paese civile, siamo chiamati a dare”. Dal canto suo, Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia, ha sottolineato che “crescere al Sud chiede al Governo e alle Regioni del Mezzogiorno che investano sui bambini e i giovani del Sud, a partire dall’utilizzo dei fondi europei della programmazione 2014-2020, da impiegare principalmente in azioni di contrasto alla povertà minorile e alla dispersione scolastica”. Viene chiesto un forte investimento per l’ampliamento dell’offerta di servizi alla prima infanzia, “che dovranno diventare dei veri e propri hub di servizi per l’infanzia, cioè luoghi in cui alla funzione formativa ed educativa si integrino anche servizi sanitari e sociali, in particolare a sostegno delle famiglie” e la “promozione di ‘aree ad alta densità educativa’, ricche di spazi di incontro ed aggregazione che possono derivare anche dal recupero e la riqualificazione di aree verdi, attualmente degradate, nelle periferie delle città e dei piccoli comuni”. L’aumento del tempo pieno a scuola e dello “spazio extra scuola”, per rendere le scuole luoghi aperti e accessibili, da trasformare in centri per le famiglie e i giovani del quartiere, sono state le immediate richieste operative dell’iniziativa. Piccole, se si vuole, ma del tutto condivisibili, se si vuole alimentare qualche speranza negli adolescenti meridionali e nelle loro famiglie.
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