Un Lodigiano bandiera di civiltà

Nell’occasione della Giornata per la Salvaguardia del Creato del 1 settembre il cui tema di fondo era “In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza”, l’Ufficio Diocesano Problemi Sociali ha proposto un documento sul tema delle migrazioni internazionali alla Cari tas Diocesana, alle Acli provinciali, all’assessore alle politiche sociali della Provincia di Lodi, Mariano Peviani, ed all’assessore alle politiche sociali del Comune di Lodi, Silvana Cesani. Nel rispetto degli specifici ruoli e delle relative competenze tutti hanno inteso condividere i contenuti del testo che vuole sottolineare il primato della dignità della persona umana come chiave di lettura del fenomeno e come elemento di dialogo e condivisione tra i diversi soggetti della comunità civile e politica.

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“Il fenomeno delle migrazioni internazionali, intensificatesi in questi mesi a causa della situazione geopolitica del Nord Africa, ha acceso dibattiti nella nostra provincia, in Italia e in Europa. In un momento di crisi economica in cui il lavoro manca anche per chi già vive nel nostro territorio, in cui le risorse per la spesa sociale calano drammaticamente, in cui i nostri abituali eccessi vengono messi a rischio, ci potrebbe sembrare davvero insostenibile voler farsi carico della responsabilità dell’accoglienza. Su questo aspetto chiediamo però che il nostro territorio sappia dare una risposta civile e politica chiara, capace di svelare non solo le “difficoltà” dell’aprire la porta agli stranieri, ma anche di mettere in luce i principi di responsabilità, solidarietà e prospettiva che non possono mancare nell’affrontare l’argomento.Responsabilità. L’arrivo dei tantissimi stranieri che bussano alle nostre porte provoca le nostre coscienze di cittadini e il senso di responsabilità delle nostre comunità. Sono persone che giungono a noi con storie di povertà e di ingiustizia; nella maggior parte dei casi il loro obiettivo è una vita migliore ed un futuro per i figli. Ecco allora che siamo posti di fronte all’alternativa dell’accoglienza o della chiusura: scelta che caratterizza la qualità civile della nostra società. Non si tratta di accogliere per pietismo o faciloneria: dobbiamo mettere in forte luce il sentimento di responsabilità globale sullo straniero perché uomo. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, congiuntamente a strumenti giuridici internazionali e nazionali, stanno progressivamente creando una coscienza globale dei diritti e della dignità dell’uomo che richiede di essere vissuta nell’accoglienza dello straniero. Deve rappresentare un elemento di orgoglio per il nostro Lodigiano la sua disponibilità all’ospitalità. Certamente molto rimane ancora da migliorare sia a livello di azioni coordinate sia nell’uscita da sterili campanilismi che ci portano spesso ad augurare che qualcun altro prima di noi si faccia carico di queste persone.Solidarietà. Non si tratta di voler fare solo assistenza. La solidarietà implica un sostenersi reciprocamente, un aiutarsi nel riconoscimento dei reciproci ruoli e delle rispettive possibilità. L’azione solidale non termina nell’aiuto nell’emergenza ma si allarga all’incontro con l’uomo perché lo valorizzi e faccia in modo che in futuro possa rendersi il più possibile autonomo. La solidarietà è soprattutto un atteggiamento culturale che supera i sentimenti di sospetto, indifferenza, fastidio ed irritazione. Nel concreto si tratta di chiederci costantemente quali azioni concrete si possano attuare al fine di sollevare queste persone dalla situazione di difficoltà in cui si trovano e come poter evitare che queste situazioni si ripresentino. L’azione solidale deve essere svolta nel rispetto delle leggi in vigore, in questo modo essa stessa diventa educativa alla socialità; alla politica ed alle amministrazioni è però richiesta, di fronte a fenomeni di così ampia portata, una rapidità decisionale efficace a dare subito segnali di risposte concrete e solidali verso queste persone.Prospettiva. Ogni nostro esercizio di responsabilità e solidarietà si vanifica in breve tempo se ad essi non accompagniamo una visione prospettica del nostro intervento. Si tratta di una capacità di analisi che risale alle cause del problema e congiuntamente ipotizza sentieri di soluzione per queste situazioni. La presa di coscienza sulle cause di questi flussi è il primo elemento da cui partire; prendendo avvio da una domanda che interpelli le nostre coscienze personali e collettive: “in che misura siamo responsabili della povertà dei paesi dei migranti?”. Parlare di soluzioni all’immigrazione senza questa prospettiva significa voler solo che il problema stia lontano da noi, che non ci tocchi, che resti altrove: se veramente abbiamo a cuore il destino degli uomini, di tutti gli uomini del pianeta, dobbiamo preoccuparci per la loro sorte dovunque essi siano. I nostri stili di vita e il nostro sistema economico, infatti, ha sicuramente contribuito ad aumentare la povertà di queste nazioni. I Paesi del Sud del Mondo non sono certo i principali responsabili del cambiamento climatico in atto, ma è su di essi che si riversano prevalentemente i suoi effetti, sotto forma di siccità o piogge torrenziali. Preoccupante è la contrazione delle aree destinate all’agricoltura, che intacca la sicurezza alimentare e spinge in alto i prezzi delle derrate sui mercati internazionali, mettendo a rischio per molte popolazioni la stessa sopravvivenza. Tale dinamica si intreccia con quelle massicce acquisizioni di terra coltivabile in aree che ancora ne dispongono effettuate da parte delle nazioni economicamente più forti. In ultima analisi anche una distribuzione antidemocratica delle risorse naturali, concentrate nelle mani di pochi, aumenta la povertà delle popolazioni del Sud del mondo, spesso private anche delle opportunità offerte dalle loro terre. Ci viene dunque richiesto uno sforzo progettuale per rimuovere queste cause di povertà e fare in modo che i flussi migratori si attenuino non a mezzo di barriere, leggi o steccati ma in funzione di condizioni di vita più dignitose e democratiche in ogni paese del mondo. Non intendiamo ignorare il contenuto di problematicità e le difficoltà che accompagnano la questione dell’accoglienza: economicità, integrazione, ulteriore povertà, facili vie di sostentamento che possono sfociare nell’illegalità o nella delinquenza. Siamo però convinti che una società inclusiva e solidale sia l’unico vera soluzione ed azione preventiva a questi fenomeni. Sulle soluzioni concrete da attuare il confronto politico e civile saranno indispensabili. Sarà lecito avere idee diverse, prospettare progetti differenti ma ci dovrà sempre unire un profondo rispetto per la dignità della persona ed un forte senso di responsabilità: noi, nonostante tutto, i “ricchi” di questo pianeta. La soluzione del problema è certamente da ricercare su scala globale ma questo non può far fuggire le nostre responsabilità personali e di territorio. Vogliamo essere veramente un lodigiano che si apre al mondo, che non teme l’accoglienza, che non ordina i cittadini in base alla loro provenienza: un lodigiano bandiera di civiltà.”

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