Caro direttore, abbiamo apprezzato e condividiamo l’allarme che ha lanciato il 6 maggio scorso dalle colonne del «Cittadino» sulle incognite che graverebbero sul Lodigiano con l’eventuale perdita dell’autonomia, conquistata dopo un lungo e faticoso percorso. Per il territorio sarebbe una grande iattura perché significherebbe la chiusura e il ridimensionamento di servizi che in questi anni hanno reso più semplice la vita ai cittadini. Siamo consapevoli del valore di questo tema e dall’altra avvertiamo ineludibile la necessità di razionalizzare la Pubblica Amministrazione, ed efficientare i suoi servizi, anche attraverso il ridisegno delle autonomie locali. E’ un passaggio storico difficile in cui occorrono nervi saldi e capacità di pensare il cambiamento, noi non ci chiudiamo nella conservazione dell’ esistente ma rifiutiamo qualsiasi stupida annessione calata dall’alto, magari spinta, non si sa a che titolo, dalla Banca Centrale Europea, e avanziamo una nostra proposta.
Sul piano normativo la situazione attuale è caratterizzata dalla confusione, basti considerare che il governo Monti non potendo abolire le province, se non modificando la Costituzione, ha varato un provvedimento all’interno del decreto “Salva Italia” che le trasforma in enti di secondo livello, i cui vertici cioè non saranno più eletti dai cittadini ma dai sindaci del territorio. Si tratta di un riordino frettoloso, probabilmente incostituzionale, che arriva mentre in Parlamento si discute del nuovo Codice delle Autonomie locali, che di fatto riduce in modo inaccettabile la rappresentanza democratica, scompagina gli attuali equilibri istituzionali senza prospettare quello che serve: una riforma istituzionale equilibrata che riguardi possibilmente comuni, province e regioni e che faccia piazza pulita delle attuali onerose sovrapposizione di competenze.
Con forza rivendichiamo la volontà di governare i processi di cambiamento dal basso, attraverso soluzioni praticabili e condivise, partendo dai servizi e dalle cose in comune.
Non ci interessa la conservazione dello status quo ma difendiamo il valore dell’autonomia e la salvaguardia del principio di funzionalità del governo di area vasta sulle attuali competenze delle province (strategie per lo sviluppo, territorio, rifiuti ecc) e su altre funzioni aggiuntive attribuibili in futuro. L’efficientamento di queste stesse funzioni passa attraverso una ridefinizione dei confini territoriali su bacini omogenei, in grado di consentire economie di scala, senza pregiudicare la prossimità dell’ente intermedio ai cittadini e ai comuni.
In questo senso proponiamo che all’interno del disegno di riforma in primo luogo venga definita la città e l’area metropolitana milanese, un’operazione preliminare e necessaria in un contesto in cui la città ambrosiana esercita da sempre il suo straordinario potere di attrazione per tutta la regione e anche oltre. Nella successiva ridefinizione delle attuali province ci appare efficiente e ragionevole proporre la “federazione” dei territori di Lodi e Crema (l’antica provincia napoleonica) in una nuova provincia o come si chiamerà, una scelta strategica che ha tutte le caratteristiche per salvaguardare l’autonomia e la coesione territoriale. Nessuna annessione ma la costruzione di un nuovo soggetto politico-amministrativo originale, capace di dare una risposta alla semplificazione del sistema degli enti locali e alla riduzione dei costi.
Crema e Lodi, infatti, pur provenendo da vicende storiche diverse, con due diocesi sorelle, hanno territori simili, e hanno tante cose in comune, a cominciare dall’Adda. Insieme tendono al mezzo milione di abitanti, dispongono di un territorio vasto ma non enorme e soprattutto di servizi che possono essere razionalizzati e resi più efficienti in un’ottica di nuova autonomia.
Non si tratta solo delle funzioni esercitate dall’ente provinciale (tra questi la gestione dei rifiuti, la pianificazione territoriale, l’agricoltura, la viabilità, la pianificazione ambientale ecc.) ma anche di tutta la programmazione regionale in materia di servizi sanitari, ospedali, trasporto pubblico locale, case popolari ecc, oltre che i servizi degli uffici periferici dello Stato: questura, prefettura e tribunale.
Naturalmente nella ridefinizione dei confini si deve immaginare di coinvolgere i territori di altre province, come quelle, ad esempio, della bassa Bergamasca, di Treviglio, Caravaggio ecc.
È tempo di agire e per questo ci faremo promotori verso i cittadini e i sindaci, da sempre protagonisti della vita civile e politica di Lodigiano e del Cremasco, e verso le rappresentanze diffuse di questa proposta, affinché si apra un confronto serrato e dai due territori prenda corpo la sfida di una prospettiva che guarda al futuro, al benessere dei nostri concittadini e agli interessi del territorio.
Agostino Alloni
Fabrizio Santantonio
consiglieri regionali del Partito Democratico e ex Vicepresidenti delle province di Cremona e di Lodi
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