Un piano sanitario che non c’è

Egregio direttore, qualche giorno fa “Il Cittadino” ha riportato la notizia di un ulteriore taglio per il 2014 dei finanziamenti regionali agli ospedali. Siamo alle solite… niente di nuovo sotto il sole. E’ cambiato il governatore, è cambiato l’assessore, sono cambiati i dirigenti, ma il risultato è sempre lo stesso. Come al solito si darà la colpa ai tagli operati dal governo centrale, ma la verità è che da decenni manca in Lombardia un piano sanitario organico, serio e razionale. Al di là delle vicende giudiziarie ancora in corso, l’unico dato certo è cha da moltissimi anni gli interventi relativi alla sanità sono state le delibere di esclusivo carattere tariffario (con annessi e connessi). Come hanno scritto autorevoli opinionisti sui quotidiani nazionali, questo modus operandi sta facendo perdere alla sanità lombarda il carattere di eccellenza che l’aveva contraddistinta in passato. Non basta dire che il bilancio è migliore di quello di altre regioni; bisognerebbe avere il coraggio di dire cosa comporta, a livello ospedaliero, l’aggiustamento del bilancio ottenuto solo con le forbici e senza un minimo di strategia sanitaria.Chiunque operi nella sanità sa benissimo che in Lombardia ci sono troppi doppioni, tanti reparti e tanti ospedali che andrebbero accorpati perché il frazionamento peggiora la qualità dell’assistenza e serve solo a disperdere risorse economiche e umane, così che ovunque si lavora in condizioni di carenza di personale pur avendo numeri assoluti adeguati. L’assessore Mantovani, al momento della nomina, aveva dichiarato con enfasi la rapidissima attuazione di interventi concreti, ma a distanza di mesi siamo ancora al palo. Non è dato sapere quale sia la causa dell’immobilismo (mancanza di idee? campanilismi? altro?): resta il fatto che siamo all’orlo del collasso. La dispersione del personale fa sì che in molti reparti si lavori con un numero ridotto di infermieri e che spesso si tamponino carenze con soluzione improvvisate ed estemporanee: anche i non addetti ai lavori immaginano quale possa essere la qualità dei servizi in tali condizioni. C’è un altro aspetto, per certi versi ancora più grave, che consegue ai continui tagli. I politici e gli amministratori, infatti, sembrano aver dimenticato che gli ospedali hanno bisogno di apparecchiature e che le apparecchiature devono periodicamente essere sostituite perché inevitabilmente soggette all’usura del tempo. In Italia, purtroppo, gli unici che non sembrano risentire dell’usura sono i politici, che da anni, a rotazione, continuano ad occupare posti, preoccupandosi più di mantenere il potere che di fare l’interesse dei cittadini. Divagazione a parte, negli ultimi anni negli ospedali la fornitura delle apparecchiature è stata drammaticamente tagliata e spesso servono tempi lunghissimi addirittura per ottenere la sostituzione di quelle dichiarate fuori uso. Questo ha portato come inevitabile ricaduta ad una grave crisi del settore tecnologico-industriale con la conseguente perdita di posti di lavoro: anche questo è un merito ascrivibile alla mancanza di un piano sanitario regionale degno di questo nome. E come al solito la colpa sarà sempre di qualcun altro….Ringrazio per l’attenzione e cordialmente saluto.

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