Il pullman scivola svelto lungo le strade di Croazia, come una nave che avanza per una rotta conosciuta. L’enorme scritta azzurra in fronte, “Eccomi,”- il nome dell`Associazione con in testa Loris, il suo capitano – ci fa sembrare di correre verso un luogo di appello, verso un richiamo. Medjugorie è ancora per noi un nome dal sapore esotico. E’ la prima volta, il primo incontro. Solo verso sera, dopo un lungo giorno di preghiera, ci si guarda l’un l’altro soddisfatti: siamo arrivati in porto! Ci si arrampica subito sulla collinetta delle apparizioni, dove trentun anni fa la vergine Maria ha posato i suoi piedi. Gente che scende, gente che sale e sempre pregando arranca a fatica. Paesaggio spoglio, minerale, fatto di pietre e di sentieri consumati dai passi di pellegrini. Ognuno muove le labbra silenziosamente, ma qui, veramente, pregano anche le pietre...
Scesa la notte, vi attende un’ora di adorazione all’aperto, a ridosso della chiesa del paese, con migliaia di persone. Nelle tenebre e nella calma più assoluta ognuno si lascia fissare da un immenso ostensorio dorato. Quasi come lo sguardo di Dio che si posa con amore sulla vita di ognuno. Un silenzio impalpabile vi circonda. Poche, lente, salutari le parole che scendono dagli altoparlanti direttamente nel cuore dei presenti. “Tu sei un essere amato da Dio” senti annunciare da una voce femminile, frase tradotta subito in una decina di lingue. Il canto struggente di un violino commenta il tutto con una dolcezza incredibile.
Questo popolo immenso assorbe come una spugna questi istanti di eternità. Gente ferita fino in fondo all’anima da angoscie, conflitti familiari, tragedie personali si abbandona con una fiducia finora sconosciuta nelle mani di Dio. È il primo miracolo di Maria, l’umile serva di Dio, benedetta da generazioni di uomini e di donne. Eccomi! insegna a ripetere colei che ha intonato il più bel canto rivoluzionario della storia. Dio ha baciato in fronte i poveri, gli umili, gli smarriti. Ha rifiutato, invece, sdegnato, lontano dalla sua presenza, i potenti e gli arroganti. Come Maria qui ci si sente finalmente accolti da Dio. Interamente.
Così, sembra scendere una invisibile carezza della Madonna su queste esistenze tormentate, combattute, a volte perdute, come sa posarsi su un prato la rugiada del mattino. “Questo clima non si trova assolutamente nelle nostre parrocchie!” mi fa un prete veronese “i miei giovani qui ne restano sempre incantati. Ed è come l’incontro di due innamorati: in estasi l’uno di fronte all’altro”.
Pare, davvero, convinto.
“Io osservo sempre l’albero dai frutti, mi fa un altro prete riecheggiando il vangelo. Qui vedo che tantissimi ritrovano la pace, rivivono la preghiera, si decidono per il perdono. Con tutte le nostre prediche, aggiunge preoccupato, noi non otteniamo questi risultati.”
All’alba si sale il monte della via crucis. Pare che ognuno salga la montagna della sua vita, le difficoltà e le croci che l’accompagnano, trascinate a fatica. Molti piangono silenziosamente, nascondendosi il volto. La presenza di Maria, il volto stesso della misericordia del Padre, sembra accompagnarli fin quassù. Ed è la loro scoperta più grande e consolante. La sentono e la vivono per la prima volta in vita, guarendo finalmente da ferite antiche, mai dimenticate. “Mater dolorosa, regina della pace” li senti ripetere continuamente.
Lungo il viaggio di ritorno, poi, fioccano ininterrottamente le testimonianze. Ascolto Antonietta, con una paralisi al trigemino della faccia o Marilena con una storia personale di un tumore: tutto qui si relativizza, tutto diventa storia di coraggio, di disperazione e di fiducia ritrovata. “Finora, mi sono sempre sentita sola, come se nessuno al mondo mi amasse” si apre un’altra con sincerità e aggiunge rassicurante:”Ora, non più!” Si intuisce il perchè. “Ho cambiato vita” interviene Marina, “perche’ prima mi piacevano i soldi, i vestiti, le belle scarpe... lavoravo in una società americana da anni. Ora ho cambiato, dopo la mia prima volta qui. Sì, tutto passa...” Sembra di vedere i frutti di una pianta misteriosa, chissà, di un incontro.
Un’altra, invece, ha scoperto che la preghiera è come il cibo, indispensabile come questo alla vita di un essere umano. Anche i bambini in pullman aggiungono la loro, senza timore. Gabriele, 11 anni, lo senti pregare con innocenza: “Cara Madonna, ti ringrazio per tutto quello che Dio mi ha dato e che solo a volte mi accorgo di possedere”. La piccola Talita da parte sua la senti sussurrare: “Cara Madonna, aiutami ad amare e ad aiutare gli altri, ad essere forte lungo la mia vita”. Giuliana, invece, 25 anni, illuminata come da una luce nuova, confessa la sorpresa dei suoi: “Ma che vai a fare tu che non credi, con il tuo piercieng e i tuoi tatuaggi, a Medjugorje?” “Devo portarmi la preghiera a casa” si propone un pellegrino, e sembra come per un’energia nuova, riscoperta dentro. Oppure si trova un senso alla propria sofferenza. “Lo so, la sofferenza non sarà meno dura - vi dirà Giancarla – ma ora mi sento forte”.
Una donna mi mostra poi una grossa pietra, nascosta nella valigia. Le è stata consegnata dalla veggente sulla collina come a molti altri. Ha lasciato perdere, allora, tutti i souvenir o le statuette che imperversano negli shop religiosi, come lei raccomandava. E me la scopre lentamente, mostrandola, come fosse una pietra preziosa.
I tratti dolcissimi del volto della Madonna di qui, in fondo, dalle tinte pastello degne di un Raffaello, inseguono d’ora in poi ogni pellegrino che lascia questo luogo. Un luogo amato, dove incontrare la preghiera, il perdono, la pace. Scoperte grandiose, che sanno di miracolo.
“Qui non vedi la Madonna - mi fa qualcuno, infine, guardandomi contento – ma è la Madonna che ti vede”. Sì, ognuno cammina ormai sotto lo sguardo di Maria. Ed è questo l’ultimo miracolo che ogni pellegrino si porta via.
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